lunedì 6 luglio 2015

BOLOGNA: Francesco Ubertini a 45 anni il più giovane rettore d’Italia

UNIVERSITÀ DI BOLOGNA
Dieci chili in meno e un figlio in più: «Ecco come sono diventato rettore»

A 45 anni è il più giovane d’Italia: ha consumato scarpe e chili per la campagna elettorale, scalzando lo sfidante grazie ai voti dei collaboratori tecnico-amministrativi

di Valentina Santarpia

Quando gli è nato il terzo figlio, ha avuto l’illuminazione: «Mi candido alla carica di rettore». E in pochi mesi, quelli che ha misurato sugli 11 di vita del suo ultimo bambino, è riuscito a vincere sui poteri forti dei baroni, a perdere dieci chili e a conquistare il primato di rettore più giovane (e probabilmente il più in forma) d’Italia. Francesco Ubertini, classe ‘70, guiderà l’Alma Mater Studiorum di Bologna, l’università più antica d’Europa, a partire dal 1° novembre, ma promette: «Non sarò un rettore chiuso nelle mie stanze, spero di continuare a girare tra le aule e gli studenti».
La moglie professoressa
E le premesse ci sono tutte: ha macinato chilometri, nelle ultime settimane, per diffondere il suo programma elettorale -«più ricerca non finalizzata, più internalizzazione»- e per convincere i suoi elettori - professori, ausiliari tecnici e amministrativi e studenti - che poteva essere proprio lui l’uomo giusto per dare una svolta all’ateneo bolognese, lui che bolognese non è, visto che è arrivato nel capoluogo emiliano da Perugia quando aveva solo 18 anni e tante speranze. Ha sconfitto, anche se per un pelo, Gianluca Fiorentini, l’erede del rettore uscente, Ivano Dionigi, che sembrava destinato per legge naturale a vincere la competizione elettorale
. Non è tutto merito del basket, «lo praticavo da giovane ma poi ho smesso, al massimo riesco ad andare a vedere le partite». E neanche tutto frutto degli anni sui libri: «Non sono un secchione - ci tiene a precisare - anche se mi sono laureato in Ingegneria nei tempi giusti e col massimo dei voti». Un po’ c’è lo zampino della moglie Marzia: «L’ho conosciuta a Bologna, lavoravamo già tutti e due all’università, parlavamo tanto e andavamo nei locali: ora non possiamo più farlo, ma siamo legatissimi. Lei mi ha sempre sostenuto». E un po’, dietro la sua clamorosa vittoria, ci sono i suoi studenti: «Lo ammetto, il fatto di essere così vicino a loro, per età, abitudini, modi, mi ha aiutato: nei commenti di fine corso hanno sempre sottolineato quanto fosse importante non sentirmi distante. E infatti tra i miei slogan politici c’era: gli studenti al centro».

Certo, far sentire anche a quei 1347 voti (contro i 1420 che lo hanno portato sulla cattedra più alta) che sarà «il rettore di tutti», non sarà facile: le abitudini dei «vecchi» saranno dure da sradicare. «Queste elezioni hanno segnato un cambio, lo so». Ma di esempi Ubertini ne ha dati, eccome: «Quando ero a capo del DICAM, il Dipartimento di Ingegneria civile, chimica ambientale e dei materiali, ho innovato tantissimo: abbiamo potenziato molti progetti europei, aumentato a 4 le lauree magistrali internazionali che attraggono studenti da tutto il mondo, iniziato collaborazioni con le aziende». Ora promette di continuare su questa strada: le sue parole d’ordine sono flessibilità e partecipazione. «Vorrei mettere tutti nelle condizioni di esprimersi al meglio». E questo modello di apertura cercherà di diffonderlo, convincendo tutti gli 80 mila studenti, 3 mila professori, 3 mila collaboratori tecnico amministrativi (che hanno fatto la differenza nelle preferenze)

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