giovedì 20 ottobre 2016

2050 tutti veg: il cibo del futuro in un documentario tedesco


Come nutrire un mondo di dieci miliardi di persone?
 Non è una domanda fantascientifica:
 secondo i demografi la popolazione mondiale crescerà fino a questa somma entro il 2050
 E avrà bisogno di mangiare, sempre di più

Perché il nuovo livello di benessere di Paesi come la Cina comporta anche più consumi alimentari, specialmente di carne, con tutti i problemi per chi questo cibo deve produrlo.

A cercare la soluzione a un problema che potrebbe scatenare nei prossimi anni vere e proprie guerre per fame ci prova il documentario del regista tedesco Valentin Thurn: 10 Billion – What’s on your plate?


Un giro del mondo dai campi di soia africani alle colture hi-tech giapponesi, dagli allevamenti biologici tedeschi alle fabbriche di carne indiane per capire cosa mangeremo tra 30 anni

 Partendo da un concetto:
 se ogni abitante della Terra imbandisse la tavola come si fa nei Paesi occidentali servirebbero tre pianeti per nutrire tutti. Addirittura nella vegetarianissima India sempre più persone mangiano pollo, pur senza superare i 4 kg di carne pro capite l’anno (contro però gli oltre 90 kg degli australiani!)

 E trattandosi di oltre un miliardo di abitanti anche una variazione relativamente ridotta dei consumi ha un impatto devastante sull’ambiente

Basti pensare che il 70 per cento delle coltivazioni agricole globali non produce cibo per gli uomini, ma mangimi per gli animali
 I quali, volendo guardarli da un’ottica meramente produttiva, sono altamente “inefficienti”: 
per produrre un chilo di proteine di manzo, una mucca deve mangiare tra 75 e 300 chili di foraggio

 E per foraggio non parliamo semplicemente di erba, con la quale la crescita dell’animale sarebbe troppo lenta rispetto a quanto richiesto dall’industria della carne, ma di alimenti molto proteici come la soia, coltivata (da semi transgenici) su distese sterminate nei Paesi più poveri dove le multinazionali strappano le terre ai coltivatori locali, e alla foresta

L’alternativa?
 La carne da allevamento biologico o gli hamburger sintetizzati in laboratorio. Entrambe però economicamente insostenibili:
 la prima arriva a costare fino a quattro volte quella del discount, i secondi arrivano oggi a 250 mila dollari l’uno

Se anche il prezzo scendesse non sarebbe comunque alla portata della maggioranza della popolazione, così il problema di nutrire quei 10 miliardi di terrestri nel 2050 resta.

Che vuoi farci, è la legge della domanda e dell’offerta, dice qualcuno
Ma a regolare quella legge sono i consumatori, siamo noi con i nostri acquisti al supermercato, risponde il regista del documentario

Oltre il 90 per cento del cibo consumato degli Stati Uniti, per esempio, ha viaggiato per più di 2.000 chilometri prima di finire in tavola

È così che abbiamo pomodori e melanzane in pieno inverno

Eppure un sistema diverso può esistere, anzi in alcune parti del mondo esiste già:
 coltivazioni idroponiche a chilometro zero, orti urbani che rifiutano di utilizzare fertilizzanti chimici, esperimenti guerrilla gardening per portare alberi di mele e aiuole di fragole al posto del tradizionale verde pubblico
non commestibile







Nessun commento:

Posta un commento