giovedì 12 gennaio 2017

Il discusso giudice Giuliano Amato boccia il referendum sull’articolo 18

CHE SCHIFO!!!! MISTER 3000 PENSIONI NON VUOLE CHE SI VOTI SULL'ART.18


Le anticipazioni sono state confermate: il referendum sull’art.18 non si farà. La Corte Costituzionale ha dichiarato inammissibile il quesito in calce al quale la Cgil aveva raccolto nei mesi scorsi ben 3,3 milioni di firme. Via libera invece ai quesiti sui voucher e sulla responsabilità in solido appaltante-appaltatore, che se non interverranno modifiche legislative o elezioni anticipate si terranno tra il 15 aprile e il 15 giugno prossimo. 

I quattordici giudici della Consulta dunque hanno deciso a maggioranza di non dare luce verde al referendum che avrebbe abbattuto uno dei capisaldi della riforma del lavoro di Matteo Renzi, e che certamente avrebbe rappresentato un grosso problema politico. Se si fosse andati a votare sull’articolo 18, secondo molti sondaggi avrebbero facilmente prevalso i «sì», e il governo in carica avrebbe rischiato di subire un’altra cocente sconfitta. Anche per questo - come involontariamente ma sinceramente aveva ammesso il ministro del Lavoro Giuliano Poletti - per evitare il referendum nel 2017 e rinviarlo di un anno si sarebbe potuta utilizzare l’arma atomica delle elezioni anticipate. 

Di tutti questi ragionamenti e interrogativi politici, ormai, la decisione della Corte Costituzionale ha fatto piazza pulita. Senza più il quesito sull’articolo 18, particolarmente trainante, diventa anche a rischio il conseguimento del quorum per quanto riguarda gli altri due referendum che invece sono stati ammessi, quello sull’abolizione dei voucher e sulla responsabilità in solido delle aziende appaltanti. È anche per questa ragione che per molti osservatori di opposizione la decisione della Consulta è stata guidata da considerazioni di opportunità politica  

Come sono andate le cose davvero nel chiuso del plenum della Corte non lo sapremo veramente mai. A capire meglio contribuirà la pubblicazione nelle prossime settimane (se non mesi) delle motivazioni della decisione dei giudici costituzionali. Certo è che anche se il quesito sull’articolo 18 è stato respinto in quanto «propositivo» - perché cioè andava oltre il ripristino della vecchia normativa (restituire la «tutela reale» dai licenziamenti illegittimi nelle aziende oltre 15 dipendenti) - è vero anche che in altri casi la Consulta aveva pacificamente ammesso che attraverso il «taglia e cuci» della domanda sottoposta agli elettori si producessero normative «nuove»


In ogni caso la Cgil non demorde: il sindacato intende «continuare la battaglia» per modificare le norme del Jobs Act sui licenziamenti, e valuta anche il ricorso alla Corte Europea. Lo ha detto il segretario generale della Cgil Susanna Camusso in una conferenza stampa. 


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