La People’s bank of China, la banca centrale cinese, investe circa 770 milioni di euro
Da Terna a Saipem, da Generali a Fiat, da Eni a Enel, da Prysmian a Telecom
diventano dodici le società quotate partecipate dai cinesi per oltre 5 miliardi
di Michelangelo Borrillo
Le ultime società a suscitare l’interesse degli investitori cinesi erano state Terna e Saipem. Ma ancor prima i grandi player finanziari di Pechino avevano già investito, tra le società quotate a Piazza Affari, in Generali, Eni, Enel, Prysmian, Mediobanca, Intesa San Paolo e Telecom. Considerando anche la puntatina in Fiat — partecipazione precedente al trasloco del gruppo torinese in Olanda (adesso quini la partecipazione potrebbe risultare nell’azionariato della nuova Fiat Chrysler Automobiles) — i cinesi con Mps e UniCredit sono arrivati a quota 12. La People’s bank of China, ovvero la Banca centrale della Repubblica Popolare Cinese, ha infatti fatto il suo ingresso anche nel capitale di due delle principali banche italiane: Unicredit e Monte Paschi di Siena. Le operazioni, datate 29 e 30 giugno, sono state comunicate alla Consob il 6 luglio e riguardano, rispettivamente, il 2,005% di UniCredit e il 2,010% di Mps
. Sulla base dei valori espressi alla chiusura dei mercati di venerdì 3 luglio, le quote in mano alla banca di Pechino valgono circa 770 milioni di euro. Somma che porta il totale degli investimenti cinesi a Piazza Affari a oltre 5 miliardi di euro, proprio mentre la Borsa di Shanghai è sotto scacco per una bolla speculativa che ha mandato in fumo quasi 3.000 miliardi di dollari e alcune decine di quotazioni previste.
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