lunedì 22 febbraio 2016

Pantera Nera Woodfox libero dopo 43 anni di isolamento

Era l’ultimo dei “Tre dell’Angola”, condannati per la morte di una guardia durante una rivolta nel carcere della Louisiana


Chissà cosa deve essere passato per la testa di Albert Woodfox quando gli è stato comunicato che sarà finalmente un uomo libero. Lui, ex pantera nera, finalmente libero dopo 43 anni di isolamento.  

Una pena iniziata nell’aprile del 1972, dopo che era stato accusato della morte di una guardia carceraria durante una rivolta nella prigione di Angola, in Louisiana, dove stava scontando una condanna per rapina a mano armata. Woodfox, che oggi ha 68 anni, era stato giudicato colpevole assieme ad altri due detenuti dell’assassinio di Brent Miller, ucciso durante una rivolta. Per quel reato è stato giudicato due volte, due sentenze di colpevolezza - successivamente ribaltate da altrettanti appelli - mentre lui ha sempre dichiarato la sua innocenza.  

Sopravvivenza  
Woodfox ha scontato una tra le più laceranti delle pene detentive, lui così come i suoi presunti complici. Una sorta di confino dietro le sbarre, 23 ore chiuso in una cella, un’ora d’aria al giorno, per una passeggiata radente alla recinzione. Gli esercizi fisici sono permessi tre volte a settimana, e sono imposte restrizioni su effetti personali, letture, visite, e colloqui con i legali.  

Quarantatré anni trascorsi in queste condizioni, tanti, troppi per i non pochi sostenitori dei diritti umani e civili, tanto che il caso di Woodfox, King e Wallace è divenuto noto come quello dei «Tre dell’Angola», dal nome del carcere costruito su una piantagione dove gli schiavi arrivavano appunto dall’Angola, ed è stato per decenni al centro di una battaglia condotta da diverse organizzazioni - tra cui Amnesty International - che si battevano per ottenere la loro liberazione. Che è arrivata per Robert King nel 2001, mentre Herman Wallace è stato rilasciato nel 2013, appena tre giorni prima della sua morte causata da un tumore al fegato.  

Ora è la volta di Woodfox, per il quale il giudice James Brady ha stabilito il rilascio incondizionato e l’inammissibilità di un terzo processo. Nell’ordine di scarcerazione il magistrato ha tenuto conto di «circostanze eccezionali» fra cui l’età avanzata e lo stato di salute di Woodfox ma, soprattutto, ha sottolineato «la scarsa fiducia della Corte nella capacità dello Stato di assicurare un terzo processo equo» all’ex Pantera Nera.  

Il punto è capire cosa accadrà ora a Woodfox, dopo una vita trascorsa «in solitudine forzata», una condizione che accomuna oggi 88 mila prigionieri solo negli Stati Uniti, reclusi in 44 Stati, di cui 25 mila in carceri di massima sicurezza. 

Woodfox è riuscito a sopravvivere a una vita durissima che spesso porta a gravi patologie, panico da isolamento e fenomeni di grave degrado fisico. I sopravvissuti all’isolamento totale applicano di solito alcune «regole», come mantenere il proprio luogo di detenzione pulito, così come il proprio corpo. 
Anche grattare le unghie sui muri può essere d’aiuto, una sensazione che fa sentire viva la persona, specie se non ha contatti con altri esseri umani. C’è poi la necessità di parlare, anche se nessuno sta ascoltando, per «sentirsi» e mantenere il cervello in esercizio.  


Ma non è detto che per Woodfox, dopo una vita in solitudine tra i muri di Angola, riadattarsi al mondo sia un’impresa facile.


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