giovedì 26 gennaio 2017

Hotel Rigopiano: ecco perché i soccorsi sono partiti in ritardo

Dalla ricostruzione degli inquirenti emerge una catena di equivoci e sottovalutazioni




È solo alle 19.01 di mercoledì 18 gennaio che la macchina dei soccorsi si rende conto che a Rigopiano è successo qualcosa di veramente serio, dopo quasi due ore di equivoci e sottovalutazioni. La ricostruzione è possibile grazie ai tabulati telefonici e alle testimonianze rese in queste ore agli inquirenti


sopravvissuto va a sfogarsi in prefettura x i ritardi nei soccorsi

I reati ipotizzati sono disastro colposo e omicidio plurimo colposo. «Le telefonate registrate sono state acquisite, io le ho ascoltate e mi sembra evidente che ci siano state incomprensioni relative alle richieste di aiuto lanciate da Giampiero Parete e Quintino Marcella il 18 gennaio» ha detto il procuratore aggiunto di Pescara, Cristina Tedeschini, facendo il punto sull’inchiesta. Che, oltre alle cause del disastro, dovrà chiarire, come chiedono le famiglie di alcune vittime, se un intervento più tempestivo avrebbe potuto salvare più vite.

16.30-16.48 - La slavina travolge l’hotel  
Secondo la ricostruzione degli inquirenti è in questo lasso di tempo che si verifica la tragedia.

17.08 - La prima chiamata  
Giampiero Parete, che si è si è salvato dalla valanga che ha travolto l’hotel Rigopiano perché si trovava nel parcheggio, chiama il 118. La chiamata viene agganciata dalla centrale di Chieti che la gira ai colleghi di Pescara. La linea è disturbata, ma l'uomo riesce a dire che una valanga ha travolto l’albergo, che tutto è crollato, che ci sono dei dispersi. Dal 118 parte la segnalazione alla Prefettura.

17.10 - Dall’hotel nessuno risponde  
La Prefettura parte con le verifiche e cerca di ricontattare il cuoco ma non ci riesce, e a quel punto chiama il fisso dell’albergo che ovviamente non risponde perchè è sotto la valanga. Si cerca di allertare l’elicottero della Guardia Costiera, quello che poco prima era andato a effettuare un soccorso a Villa Celiera. Ma il maltempo imperversa e il mezzo non può rialzarsi.

17.40 - Il direttore fuori servizio “depista”  
La funzionaria della Prefettura, riesce a contattare il direttore dell’albergo Bruno Di Tommaso, che non era nella struttura, che “depista” la sala operativa spiegando di aver «chattato mò con l’albergo», e che non gli risulta nulla di grave. Solo che quel “mò” risale almeno a un ora prima ed è questo secondo gli inquirenti che ingenera il primo grave “equivoco” della vicenda. Forse erano le 16.47, come da aggancio whatsapp del telefono del padrone dell’albergo. La sala operativa si convince che si tratta di un falso allarme.


18.03 - La chiamata dell’amico bollata come “falso allarme”  
Parete riesce a mettersi in contatto con il suo titolare, Quintino Marcella, che, dalla provincia di Teramo chiama prima il 112 poi il 113.

18.08 - L’equivoco della stalla crollata  
Il 113 gira la chiamata alla sala operativa del Ccs, il Centro di coordinamento dei soccorsi attivato la mattina stessa nella prefettura di Pescara. Marcella ha informazioni frammentarie, ma sottolinea che l’amico gli ha parlato di un fatto molto grave. Ennesima segnalazione in sala operativa, che bolla la cosa come “falso allarme” per la seconda volta, complice un’altra richiesta d'aiuto arrivata da Farindola per una stalla crollata.

18.20 - Nuova telefonata senza esito  
Quintino Marcella richiama, ma gli viene risposto che è già stato tutto verificato: «Ancora questa storia? Abbiamo verificato, abbiamo sentito l’albergo, la notizia è stata smentita, è una delle tante bufale di questi giorni» commenta l’operatrice della prefettura.

18.57 - Un volontario crede a Quintino Marcella  
Massimo D’Alessio, volontario della Protezione Civile, riceve una nuova chiamata di Marcella, e gli crede. È solo allora che qualcuno si rende contro che qualcosa di serio è accaduto a Rigopiano e la macchina dei soccorsi si attiva. È ormai buio e sono passate oltre due ore.  

La Squadra Mobile di Pescara ha ascoltato come testimoni sia la funzionaria della Prefettura Ida De Cesaris che Daniela Acquaviva, la dirigente che materialmente aveva risposto alla prima telefonata di Quintino Marcella, titolare di Parete, che ne aveva rilanciato l’allarme


http://www.lastampa.it/2017/01/25/italia/cronache/rigopiano-involontari-depistaggi-e-telefoni-muti-ecco-perch-i-soccorsi-sono-partiti-in-ritardo-lLUIyjhehe7xXEwbPhIpDP/pagina.html

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