domenica 21 dicembre 2014

Traffico d’armi: ex deputato di Forza Italia arrestato in Montenegro


Le accuse sono pesantissime. Terrorismo e cospirazione finalizzata all’uccisione di cittadini americani. Reati per cui l’ex deputato italiano Massimo Romagnoli è stato arrestato a Podgrica, in Montenegro, insieme a due cittadini romeni (tra cui uno con importanti cariche nel governo di Bucarest) con l’accusa di traffico d’armi a favore delle «Forze armate rivoluzionarie colombiane» (Farc), tra i maggiori produttori ed esportatori mondiali di cocaina. Come riporta l’agenzia rumena Mediafax, ad annunciare il provvedimento giudiziario sono stati il procuratore del distretto di New York Preet Bharara e il direttore della Dea
, l’agenzia anti droga statunitense, Michele Leonhart. Un’indagine che ha i contorni della spy-story. Con una iniziale «soffiata» riguardante le attività illegali dei tre. E l’impiego di tre «007» della Dea che si sono finti acquirenti per conto dei colombiani.

«Armi per uccidere militari americani»
Nel corso dell’inchiesta, lunedì sono stati arrestati, sempre in Montenegro, due cittadini rumeni complici di Romagnoli. Si tratta di Cristian Vintila, 44 anni, e di Virgil Flavius Georgescu, 42 anni. Del primo si sa che ha importanti incarichi in uffici statali della Romania ed è un consigliere comunale del Spd (Partito socialdemocratico, formazione che vede tra le sue file molti ex rappresentanti del regime di Ceaucescu). Insieme a Romagnoli sono accusati di avere organizzato la vendita di un grande quantitativo di armi - tra cui cannoni anti aerei e lanciarazzi - destinato ai guerriglieri colombiani delle Farc. Le armi, si legge nell’accusa della procura newyorchese, avrebbero potuto essere usate dai guerriglieri per uccidere cittadini statunitensi in Colombia. Romagnoli, Vintila e Georgescu sono stati incastrati da una serie di intercettazioni e da tre agenti della Dea sotto copertura che si fingevano intermediari delle Farc. Romagnoli, definito «trafficante di armi con base in Europa», si era anche offerto di fornire falsi certificati europei per far risultare la vendita delle armi. I tre, se giudicati colpevoli, rischiano ora condanne fino al carcere a vita.


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