La notizia ha dell’incredibile: secondo quanto rivelato alcuni giorni fa da The Telegraph l’Unione Europea avrebbe stanziato ben due milioni di euro – in un periodo peraltro di crisi economica – per un progetto di propaganda virtuale per monitorare e spiare quanto accade sul web. Obiettivo: far tacere ogni focolaio euroscettico. In altre parole, l’UE finanzierà un esercito di influencers per veicolare (in maniera subdola) il consenso sul web e zittire chi la pensa diversamente. Il progetto orwelliano partirà dalla fine di questo mese.
Il periodo è critico: basta euroscetticismo. D’ora in avanti non sarà più consentito criticare l’Unione Europea, la moneta unica, il fiscal compact. Occhio, dunque, a scrivere commenti e post avventati sui social network o su un blog. A breve un esercito di troll invaderà il web con l’obiettivo di monitorare cosa si dice di mamma Europa. Il tutto, ovviamente, a spese dei contribuenti.
La notizia ha dell’incredibile. A svelarla è stata l’autorevole testata britannica The Telegraph – ripresa poi in Italia da alcuni blog – secondo cui, in vista delle elezioni europee del prossimo giugno 2014, l’UE avrebbe pensato ad un vero e proprio progetto di propaganda virtuale basato sull’addestramento dei cosiddetti influencer: utenti addestrati a manipolare il consenso e incanalare le discussioni sui social network e sui forum. Il tutto sotto falso nome o con account fasulli. In gergo i cosiddetti fake o troll.
La cosa non è affatto da sottovalutare. È risaputo che anche i partiti e i movimenti politici, in maniera più o meno lecita, abbiano i loro influencer. E non potrebbe essere altrimenti: oggi, in una società che si avvia verso la cybercultura, la propaganda politica in rete gioca, a volte, un ruolo più che determinante. Indirizzare le discussioni sul web, far passare una notizia invece che un’altra, condividere e far girare questa o quella posizione, potrebbe risultare risolutivo.
L’assurdo sta nel fatto che l’Unione Europea abbia deciso di finanziare con soldi pubblici tale attività che, nei fatti, indirizzerà in maniera subdola, controllerà, spierà e incanalerà il consenso su internet: ben due milioni di euro per “un piano di propaganda senza precedenti” che dovrebbe partire dalla fine di questo mese, come scrive The Telegraph.
Sempre secondo il quotidiano britannico, infatti, la spesa per l’analisi qualitativa dei media crescerà fino a raggiungere una base di 1,7 milioni di sterline, con un aumento di circa 787 mila sterline rispetto agli anni precedenti. Spese che molti, ovviamente, hanno criticato come incomprensibili, in un periodo di crisi dei debiti sovrani, rigore e austerità. E ancora: “Particolare attenzione deve essere prestata ai paesi che hanno visto crescere un sentimento di euroscetticismo tra i propri cittadini”, in quanto vi sarebbe necessità di “monitorare le conversazioni pubbliche, capire gli ’argomenti trend’ e reagire in modo rapido, partecipando e influenzando le discussioni on line. Si dovrà partecipare in modo attivo, magari fornendo dati e smentendo falsi miti”. Chiaro: bisogna monitorare l’euroscetticismo.
Ma non è finita qui. In un altro documento riservato – di cui parla ancora il giornale britannico – dal titolo “linee guida politiche per l’informazione istituzionale e per una campagna di comunicazione”, approvato dal Parlamento europeo lo scorso luglio,si parla di “netto contrasto tra la crescente percezione di benessere in via di estinzione e la progressiva insicurezza tra i cittadini degli Stati membri(dell’euro n.d.r.), a causa dell’instabilità finanziaria. L’attuale crisi economica e finanziaria, con alti tassi di disoccupazione in particolare tra i giovani, sta comportando una diminuzione nella fiducia riservata alle istituzioni europee”.
Il quadro, a questo punto, è chiaro: la crisi economica ha creato instabilità e insicurezza soprattutto tra i giovani. Bisogna intervenire per ridare credibilità “alle istituzioni europee”. In che modo? Anche tramite l’attività (subdola e paralecita) di un esercito di influencer che insulteranno e bersaglieranno chiunque scriva in un commento o in un post una posizione non proprio europeista. Il tutto, ovviamente, a danno degli stessi cittadini dato che il progetto dovrebbe arrivare a costare, come detto, due milioni di euro. In un periodo di crisi e rigore economico ci si chiede se questa spesa, per un fine peraltro così assurdo, sia strettamente necessaria. Per i grandi d’Europa probabilmente sì.
Ma, d’altronde, non bisogna pensare che solo in Italia i politici abbiano il vezzo dello sperpero. Agli incredibili sprechi dell’amministrazione pubblica nostrana, fa eco – secondo quanto raccontato sempre da The Telegraph – incredibili sprechi europei per progetti che definire dubbi è il minimo. Nel corso di quest’ultimo anno, nonostante la crisi e le politiche di austerity imposte, alcuni eurodeputati hanno aumentato le spese per la promozione delle proprie attività. Le spese per “colloqui, seminari e iniziative culturali” sono aumentate dell’85 per cento, circa 2,5 milioni di sterline. Anche le spese per le “informazioni audiovisive” aumenteranno del 36 per cento. Senza dimenticare, ancora, le quasi dieci milioni di sterline spese per il nuovo museo d’Europa o l’incredibile cifra di 82 milioni di sterline per finanziare l’apertura della “Casa della storia europea” prevista per il 2015. Fino, appunto, a quest’ultima iniziativa sulla pattuglia degli influencer per monitorare il web. Due milioni di euro già belli che pronti.
Nonostante l’incredibile silenzio di media e politica, qualcuno si è anche accorto dell’assurdità del progetto. Paul Nuttall, esponente di rilievo dell’UKIP (partito per l’indipendenza del Regno Unito), ha dichiarato: “La proposta viola la neutralità del servizio civile europeo, trasformando i funzionari in una pattuglia troll ed effettuare stalking su internet. Spendere più di un milione di sterline per far diventare i dipendenti pubblici dell’UE semplici troll è uno spreco. Oltre che un’operazione ridicola”. Non per Bruxelles, probabilmente.
Sarebbe curioso sapere anche cosa ne pensino i convinti europeisti italiani, soprattutto in questo periodo di corsa elettorale: da Bersani a Monti fino a Berlusconi. Nessuno di costoro ha mai negato di essere profondamente pro-Europa. Bersani e Monti, addirittura, hanno espresso anche il loro personale placet alla realizzazione (politica) degli Stati Uniti d’Europa.
Tutti favorevoli, poi, al fiscal compact imposto da Bruxelles: gli unici a scrivere a chiare lettere nel loro programma che, in caso di vittoria, abolirebbero tale misura iniqua sono stati Antonio Ingroia e Beppe Grillo.
Se queste sono le premesse, viene da chiedersi quanta (e quale) democrazia possa esserci se un domani dovesse realmente realizzarsi il progetto degli Stati Uniti d’Europa. Ma è meglio non esprimerci. Non vorremmo che qualche influencer cominci ad insultarci.
Fonte: euroscettico.com
Tramite: http://www.nocensura.com/2014/11/bruxelles-spende-2-milioni-di-euro-per.html
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