Immaginate di essere svegliati tutte le notti, per un anno intero, da qualcuno che suona alla porta, di dovervi alzare e farlo entrare in casa. Diteci, in coscienza: chi resisterebbe? A chi non salterebbero, prima o poi, i nervi? Chi non finirebbe per perdere irreparabilmente il sonno, anche se prima era capace di addormentarsi come un sasso appena metteva la testa sul cuscino?
Immaginate ora di soffrire d’insonnia e di dovervi aiutare con un sonnifero per prender sonno, perché anche il vostro organismo ha bisogno di dormire. Quali effetti può avere, in una situazione di questo genere, sapere che tutte le notti, fra l’altro a orario variabile, riceverete la visita rituale di un ospite cui dovrete aprire la porta? Dite la verità: non vi sembra una tortura, un atto di sadismo?
Ebbene, a questa tortura, da mesi, è sottoposto Filippo Lombardi, che nel cuore della notte riceve le visite di una pattuglia di carabinieri. Ma cosa ha fatto – chiederete – per meritarsi questo supplizio? È forse un ladro di appartamenti, abituato a mettere a segno i suoi colpi nelle ore notturne? No, non è un ladro di appartamenti. Allora è uno spacciatore? No, non è nemmeno uno spacciatore. È un maniaco sessuale, un serial killer, un soggetto pericoloso? Nulla di tutto ciò: chi lo conosce, sa benissimo che Filippo Lombardi non farebbe del male a una mosca, che è di una bontà francescana e di una dolcezza disarmante.
E perché, allora, è sottoposto a questo controllo persecutorio peggio che se fosse un criminale? Francamente ce lo chiediamo anche noi, perché davvero non riusciamo a capire la ratio di un simile provvedimento, disposto da un giudice di sorveglianza a seguito di una vicenda che non si esagera a definire kafkiana: un processo in cui, da vittima che era, si è trovato nel banco degli imputati; una perizia psichiatrica che ne ha diagnosticato, non si sa su quali basi, l’infermità mentale.
Per scrivere la storia incredibile, ma tragicamente vera, di Filippo Lombardi, non basterebbe un romanzo. Regista d’avanguardia, fondatore del gruppo Sisifo Seduto e fautore di un teatro totale in spazi non convenzionali, con cui hanno collaborato intellettuali, artisti e poeti come Massimo Cacciari, Carlo Sini, Moni Ovadia, Antonio Ballista, Franco Loi e Guido Oldani, da quasi otto anni la sua vita è diventata un assurdo, grottesco, calvario.
Fra l’altro, le forti restrizioni imposte alla sua libertà di movimento gli rendono materialmente impossibile portare avanti qualsiasi attività.
Ora, non compete a noi rifare i processi, né ci ha mai sfiorato l’idea di istituire dei tribunali del popolo. Vogliamo credere, questo sì, in una giustizia dal volto umano, capace di ravvedersi, se ha sbagliato, e comunque, posto che sia stato commesso un reato, di commisurare la pena al soggetto, in modo che essa, come prevede il diritto moderno, non sia semplicemente repressiva ma anche riabilitativa. Imporre a chi ha disturbi del sonno la visita notturna dei carabinieri è invece semplicemente disumano.
Chiediamo perciò l’immediata revoca del provvedimento a carico di Filippo Lombardi.
Chiediamo che gli sia restituita la possibilità di soddisfare un bisogno primario come il sonno, chiediamo che gli si consenta di uscire da un incubo, di tornare al suo lavoro e a una vita normale. Lo chiediamo non tanto come atto di grazia o di clemenza, convinti come siamo che egli non abbia proprio nulla da farsi condonare e semmai molto da recriminare, ma come atto di umanità, nello spirito giubilare – se si vuole – dell’anno della misericordia proclamato da papa Francesco.
Ci rivolgiamo, per questo, a tutti i nostri amici, e agli amici dei nostri amici, perché si formi intorno a Filippo Lombardi una immensa catena di solidarietà. Ci rivolgiamo, anche, ai mezzi d’informazione, perché ci aiutino nel nostro intento, condividendo questa buona causa.
Il movimento dei Realisti terminali - Giuseppe Langella
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