L'epicentro del sisma, che potrebbe avere conseguenze tangibili anche sugli equilibri interni al gruppo M5s in Consiglio comunale, è l'VIII Municipio di Roma Capitale.
Un territorio importante, storicamente di sinistra (comprende Garbatella e Ostiense), la cui giunta a guida M5s è a un passo dalla caduta. Ma quello che negli ultimi giorni ha più turbato i sonni della sindaca, è che la spallata al presidente di Municipio Paolo Pace non sta arrivando da qualche inchiesta giudiziaria o da una conclamata incapacità di governo, bensì dalla rivolta dell'ala ortodossa del Movimento, contrariata da una serie di decisioni del minisindaco, tanto da costringerlo a rimettere il mandato nelle mani della prima cittadina
La questione che ha fatto deflagrare il conflitto è stata la riqualificazione, in via Ostiense, dell'area degli ex-mercati generali, già approvata dalla giunta Marino e avallata dalla Raggi. Sullo sfondo, però, la posta in gioco è squisitamente politica, e riporta alla dialettica tra governativi e "duri e puri" che rischia di replicarsi in ogni realtà che vede i grillini nella stanza dei bottoni. Qui i “talebani” (così li chiamano nel quartiere) vorrebbero ridiscutere ex-novo il progetto e sottoporlo al giudizio della propria comunità politica, mentre sia la Giunta cittadina che quella di zona lo considerano un discorso già chiuso.
Una vicenda che ha molte analogie con quella del nuovo stadio della Roma a Tor di Valle, salvo un fattore decisivo: a differenza che nell'aula Giulio Cesare, nell'VIII Municipio gli ortodossi si sono contati e si sono scoperti maggioranza e hanno più volte mostrato di non avere alcuna inclinazione all'appeasement con la sindaca: controllano il consiglio municipale e hanno già chiesto e ottenuto la testa del vicepresidente della giunta. Hanno inoltre preteso e ottenuto la votazione di una mozione che nei fatti sconfessa la linea della sindaca sulla questione dei mercati e in generale sull'approccio alla questione urbanistica.
Un richiamo ai principi di quella “Carta di Firenze” che i più arrabbiati della comunità grillina romana sono andati a sventolare sotto il Campidoglio, chiedendo invano di essere ricevuti dalla Raggi, dopo aver mal digerito l'allontanamento di Paolo Berdini (nato politicamente nella sezione Ostiense del Partito comunista) e ancor peggio la nomina dell'ex-veltroniano Luca Montuori come nuovo responsabile dell'urbanistica. Di fronte all'offensiva degli ortodossi, Pace è andato dalla Raggi a restituire il mandato, aggiungendo che la decisione sarebbe stata revocabile solo nel caso che, in un modo o nell'altro, la prima cittadina fosse riuscita a neutralizzare l'opposizione interna, destituendo il capogruppo e il presidente dell'assemblea municipale. In teoria l'ultimatum dovrebbe scadere lunedì mattina, e ancora ieri sera dall'entourage della sindaca non erano ottimisti, asserendo che la situazione era assolutamente ferma.
Nella giornata di oggi, la task force messa in piedi da Virginia Raggi per far rientrare la crisi, capitanata dal capigruppo Paolo Ferrara, si è recata nel municipio “ribelle” con in mano una proposta di rimpasto che però sembra avere poche chance di fare breccia, qualora non contemplasse la rimozione del presidente. Il che, in termini politici, equivarrebbe a sfiduciare la sindaca
http://www.huffingtonpost.it/2017/03/10/raggi-fuoco-amico-perde-municipio_n_15282262.html
Un territorio importante, storicamente di sinistra (comprende Garbatella e Ostiense), la cui giunta a guida M5s è a un passo dalla caduta. Ma quello che negli ultimi giorni ha più turbato i sonni della sindaca, è che la spallata al presidente di Municipio Paolo Pace non sta arrivando da qualche inchiesta giudiziaria o da una conclamata incapacità di governo, bensì dalla rivolta dell'ala ortodossa del Movimento, contrariata da una serie di decisioni del minisindaco, tanto da costringerlo a rimettere il mandato nelle mani della prima cittadina
La questione che ha fatto deflagrare il conflitto è stata la riqualificazione, in via Ostiense, dell'area degli ex-mercati generali, già approvata dalla giunta Marino e avallata dalla Raggi. Sullo sfondo, però, la posta in gioco è squisitamente politica, e riporta alla dialettica tra governativi e "duri e puri" che rischia di replicarsi in ogni realtà che vede i grillini nella stanza dei bottoni. Qui i “talebani” (così li chiamano nel quartiere) vorrebbero ridiscutere ex-novo il progetto e sottoporlo al giudizio della propria comunità politica, mentre sia la Giunta cittadina che quella di zona lo considerano un discorso già chiuso.
Una vicenda che ha molte analogie con quella del nuovo stadio della Roma a Tor di Valle, salvo un fattore decisivo: a differenza che nell'aula Giulio Cesare, nell'VIII Municipio gli ortodossi si sono contati e si sono scoperti maggioranza e hanno più volte mostrato di non avere alcuna inclinazione all'appeasement con la sindaca: controllano il consiglio municipale e hanno già chiesto e ottenuto la testa del vicepresidente della giunta. Hanno inoltre preteso e ottenuto la votazione di una mozione che nei fatti sconfessa la linea della sindaca sulla questione dei mercati e in generale sull'approccio alla questione urbanistica.
Un richiamo ai principi di quella “Carta di Firenze” che i più arrabbiati della comunità grillina romana sono andati a sventolare sotto il Campidoglio, chiedendo invano di essere ricevuti dalla Raggi, dopo aver mal digerito l'allontanamento di Paolo Berdini (nato politicamente nella sezione Ostiense del Partito comunista) e ancor peggio la nomina dell'ex-veltroniano Luca Montuori come nuovo responsabile dell'urbanistica. Di fronte all'offensiva degli ortodossi, Pace è andato dalla Raggi a restituire il mandato, aggiungendo che la decisione sarebbe stata revocabile solo nel caso che, in un modo o nell'altro, la prima cittadina fosse riuscita a neutralizzare l'opposizione interna, destituendo il capogruppo e il presidente dell'assemblea municipale. In teoria l'ultimatum dovrebbe scadere lunedì mattina, e ancora ieri sera dall'entourage della sindaca non erano ottimisti, asserendo che la situazione era assolutamente ferma.
Nella giornata di oggi, la task force messa in piedi da Virginia Raggi per far rientrare la crisi, capitanata dal capigruppo Paolo Ferrara, si è recata nel municipio “ribelle” con in mano una proposta di rimpasto che però sembra avere poche chance di fare breccia, qualora non contemplasse la rimozione del presidente. Il che, in termini politici, equivarrebbe a sfiduciare la sindaca
http://www.huffingtonpost.it/2017/03/10/raggi-fuoco-amico-perde-municipio_n_15282262.html
Nessun commento:
Posta un commento