martedì 16 ottobre 2018

DI BATTISTA: «Con M5S al governo blocchiamo il TAP in due settimane». Sicuro?


«Sono dei pezzi di..., si devono vergognare, si devono dimettereee!»
Il ragazzo con la maglietta «No Tap né qui né altrove» non aggiunge altro alla sua stringata dichiarazione politica,
 men che meno il suo nome
 Ma riesce a far capire lo stesso in modo molto eloquente che cosa pensa dei deputati e senatori del Movimento Cinque Stelle che lo scorso marzo hanno preso valanghe di voti nel Salento, e che oggi non hanno certo il fegato di farsi rivedere in questo lembo di Puglia coperto di ulivi, spesso mezzi rinseccoliti dalla xylella

Eh sì:
 ormai il «Movimento», e naturalmente anche il «governo del cambiamento» a trazione gialloverde, in nome della realpolitik ha deciso di far buon viso a cattivo gioco, e accettare di far sbarcare sulla spiaggia di San Foca e poi in mezzo a un uliveto per circa otto chilometri il famoso TAP, o Trans Adriatic Pipeline
 È il gasdotto che una volta ultimato, passando per Turchia, Grecia, Albania, Adriatico e il comune di Melendugno in provincia di Lecce, porterà in Europa occidentale il gas naturale estratto nel lontano Azerbaigian
Impossibile far saltare il progetto, come pure vorrebbe il movimento No Tap, che contesta l’opera per ragioni ambientali e non:
 a parte le complicazioni internazionali, secondo un’analisi considerata attendibile sia dal governo che dalla società costruttrice del gasdotto, la rinuncia all’opera costerebbe all’Italia (al contribuente) almeno 15 miliardi
 Troppo

Il guaio è che nell’aprile del 2017, proprio a Melendugno, Alessandro Di Battista aveva lanciato un proclama molto semplice e diretto:
 «Con i Cinque Stelle al governo - disse - questo progetto lo blocchiamo in due settimane»

 E questo Verbo è stato diffuso da Barbara Lezzi e dagli altri capi pentastellati locali

 La gente ci ha creduto,
 votando il M5S con percentuali bulgare 
- a Melendugno il partito di Di Maio ha preso oltre il 65% -
 ed eleggendo pacchi di parlamentari al grido di
 «No al Mafiodotto»

E ora, la doccia fredda
A luglio il governo aveva chiesto alla società Tap 
- che difende la bontà dell’opera, e si fa forte di avere tutti i permessi in regola fino all’ultima carta, anche di fronte alla continua guerriglia legale e burocratica dei No Tap -
 di aspettare un po’ di tempo prima di riprendere i lavori

 Tempo necessario per placare i dissensi locali
 Arrivati a ottobre, 
Tap AG ha rimesso in moto la macchina
 E il segreto (di Pulcinella) è emerso alla luce del sole 

«È un governo di voltagabbana», spiega Gianluca Maggiore, portavoce del
 Movimento No Tap,
 che incontriamo a Brindisi a una piccola manifestazione al porto

«Hanno chiesto e ottenuto l’appoggio di tante persone che ora hanno tutto il diritto di chiedergli conto delle loro bugie»

 Imbarazzatissimi,
 i parlamentari locali M5S
 - a partire dal ministro del Mezzogiorno Barbara Lezzi, che ha costruito la sua carriera ora anche televisiva sul successo avuto alle elezioni nel collegio salentino -
 si giustificano dando la colpa al Pd e alla Lega,
 che (fanno intendere i militanti pentastellati)
 nell’affare della Tap ci sguazza

 «A me come cittadino non me ne importa nulla 
- sibila Maggiore -
 i grillini sono stati votati perché bloccavano il Tap
 Se il Tap si fa,
 si devono dimettere
 Oppure meglio, passare al gruppo misto e far cadere il governo»

Intanto,
 mentre ripartono i lavori del gasdotto,
 ieri mattina gli esponenti locali di M5S 
- dal ministro Lezzi ai parlamentari Daniela Donno e Diego de Lorenzis -
 sono stati convocati a Roma dal premier Conte, con il sindaco di Melendugno Marco Potì
«Se spero nel miracolo all’ultimo minuto? Eccome»





http://www.lastampa.it/2018/10/16/economia/gasdotto-lira-del-salento-sui-grillini-il-tap-parte-si-dimettano-pVaFYbG50Umw5WlgpPeQEM/pagina.html

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