Greta è impegnata nel suo climate strike, uno sciopero dalla scuola che avviene tutti i venerdì Sono i “venerdì per il futuro”, come sono stati ribattezzati: i Fridays For Future
Nata 16 anni fa in Svezia, la sensibilità di Greta Thunberg, acuita dalla sindrome di Asperger, si infiamma precocemente quando di anni ne ha appena 8, dopo che le parlano per la prima volta di cambiamento climatico
Da quel momento Greta non riesce a darsi pace, non capisce perché di fronte a una questione così esiziale, così dirimente per le sorti del pianeta e della civiltà umana non si profonda ogni sforzo possibile
Il mondo intorno a lei sembra nicchiare, liquidare la faccenda come un fastidio tutto sommato accettabile, nonostante il tempo scorra in fretta e nella clessidra, al posto della sabbia, ci sia il nostro destino
La sua protesta è pacifica,
ma caparbia
Cresce, e nonostante le perplessità dei genitori, inizia a saltare la scuola ogni venerdì per andare a sedersi, da sola, di fronte al Parlamento svedese esibendo il suo cartello: “Skolstrejk för klimatet”
È l’inizio dei Fridays For Future e di una narrazione completamente nuova, per certi tratti rivoluzionaria, nell’approccio anche mediatico al cambiamento climatico
Quel gesto dichiaratamente simbolico di disobbedienza diventa in poco tempo l’emblema di un più ampio movimento di sensibilizzazione sui rischi del global warming
Perché a volte, come la stessa Greta Thunberg ha dichiarato di recente, «Non fare nulla – come ad esempio sedere fuori dal Parlamento – parla molto più forte rispetto al fare qualcosa Proprio come un sussurro a volte fa più rumore di urlare»
Osteggiata e criticata, derisa per la sua giovane età come se ci fosse un’età minima per cominciare a dire cose sensate, come se mettere in moto il cervello fosse uguale a mettere in moto un’automobile, persino accusata di essere al soldo di fantomatici gruppi d’interesse per veicolare l’opinione pubblica, in realtà Greta Thunberg ci si presenta nella straordinaria normalità del buonsenso
e della schiettezza
Ci invita a prendere sul serio non le sue parole, ma quelle che la comunità scientifica
ripete da decenni;
ci invita a farci prendere dal panico, perché quello che accadrà al pianeta se non faremo nulla per impedirlo è più raccapricciante di ogni altra tragedia o catastrofe che la storia ricordi
E ha ragione
Messa lì, coi suoi capelli scompigliati e l’espressione resa severa dall’Asperger, a tratti quasi buffa nel giaccone colorato, Greta rappresenta, in questo preciso frangente, con lo sguardo fiero e caparbio, l’opposizione più ferma e sincera, in mente e corpo e anima a un nemico potente e minaccioso, proprio come Martin Luther King si oppose alla segregazione razziale, come Nelson Mandela si oppose all’apartheid, come Gandhi si oppose all’imperialismo britannico, e come in tempi più recenti un’altra giovanissima ragazza, Ahed Tamimi, si è opposta alla dominazione israeliana e al regime patriarcale, mettendo sul piatto di un ideale più grande l’unico contrappeso
abbastanza prezioso:
la sua incolumità, la sua vita
Fridays For Future: perché partecipare
Ciò che all’inizio era una goccia adesso è un impetuoso fiume in piena in attesa di
diventare oceano
Lo spettacolo che i Fridays For Future sono in grado di offrire è di quelli da rabbrividire – in senso emotivo, non climatico
Decine di migliaia di persone, dalla Scandinavia all’Africa subsahariana, dalle Americhe ai più remoti anfratti dell’Oceania, colorano le piazze del mondo per manifestare pacificamente il proprio supporto alla causa
E non si tratta soltanto di studenti, poiché sono diverse le categorie professionali (psicologi, giornalisti, artisti e insegnanti) che stanno facendo rete per condurre la campagna di sensibilizzazione in modo sempre più capillare
È stato dunque un piacere constatare che l’Italia non è rimasta indifferente al fenomeno, e le piazze e i gruppi di attivisti dei Fridays For Future a sostegno di Greta Thunberg si moltiplicano di giorno in giorno
Rispettare gli Accordi di Parigi presi nel 2015 non sarà abbastanza, ma è un impegno imprescindibile a cui nessuno può pensare di derogare
La transizione energetica verso un’economia sostentata da fonti rinnovabili non è una chimera:
lo dimostra un recente studio, sarebbe sufficiente destinarvi appena un terzo degli attuali sussidi alle fonti fossili, per cui è chiaro che a mancare, al momento, è soltanto
la volontà politica
Ma non c’è tempo per attendere un’illuminazione sulla via di Damasco dei nostri governanti, occorre costringerli ad agire, adesso, subito
Affinché ogni istante diventi parte del nostro futuro
Emanuele Tanzilli
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