Che non fosse più tempo di volare a nozze tra Islanda e Unione europea si era capito da tempo, quando nel marzo del 2015 il governo di Reykjavik decise unilateralmente di abbandonare il processo negoziale di adesione rinunciando ad ogni pretesa di ingresso nell’Ue
Adesso l’attuale esecutivo dell’isola ribadisce che il ‘no’ resta un ‘no’
“Penso che non dovremmo aderire all’Ue”, dice il primo ministro Katrin Jakobsdottir in un’intervista a Euobserver
“Non credo ci sia una ragione per cui dovremmo farlo”
Non piace la governance economica
A rendere inquieti gli islandesi l’impianto della governance economica
La premier ammette di essere “critica” nei confronti dell’area euro, “priva di nessuna politica centralizzata reale su tassazione e finanza pubblica”
Quanto fatto ha finito per innescare crisi interne ed esistenziali, aggiunge ancora la 42enne Jakobsdotti che è diventata la seconda donna in assoluto a guidare l'Islanda lo scorso anno quando il suo partito, il Movimento Sinistra Verde, formò una coalizione con i liberali del Partito Progressista e con quello di centrodestra dell'Indipendenza
“Le politiche economiche dell’Unione europea sono state lontane dai cittadini”, e hanno finito per “creare divisioni che non servono”
A questo si aggiunge poi la Banca centrale europea, ritenuta “davvero forte senza essere veramente democratica”
Insomma, per volere davvero bene all’Europa, occorre che quest’ultima cambi, e non poco. Meglio stare da soli che con questa Europa, dunque
L’Islanda si tiene stretta però l’appartenenza all’area economica europea (Eea), che permette libero
scambio con i Ventotto
La popolazione è comunque divisa sull’argomento
Secondo recenti sondaggi, il 60% degli islandesi è a favore della non appartenenza all’Ue, mentre il 40% vorrebbe invece le dodici stelle
Dipendesse dall’attuale primo ministro l’Islanda uscirebbe anche dall’Alleanza atlantica
“La posizione del mio partito è sfavorevole alla partecipazione alla Nato, ma è l’unica formazione in Parlamento a pensarla così”
Nel 2009, travolta dalla crisi economica e finanziaria, con le banche in ginocchio, l’Islanda aveva presentato domanda di adesione all’Ue, prendendo però la decisione (unilaterale) di interrompere il processo nel 2015
Le relazioni tra il Continente e la “Terra ghiacciata” (in inglese Iceland) sono al momento riconducibili allo Spazio Economico Europeo (See) e agli accordi di Schengen
Sembra riconoscerlo anche lei, la premier euroscettica, quando afferma con convinzione che “Il libero scambio con l’Ue è indubbiamente positivo per l’Islanda, portando
benefici al Paese”
Benefici arrivati senza bisogno di prendere parte
al progetto europeo
Stessa cosa vale, a suo avviso, per tutti gli altri indici:
parità di genere, performance economiche, indicatori sociali “dove facciamo meglio rispetto a qualsiasi altro paese del nord Europa”
“La Banca centrale europea è diventata davvero forte senza essere democratica, con strategie economiche lontane dai cittadini e che hanno avuto come risultato lo sviluppo di divisioni interne”
https://www.eunews.it/2018/10/30/premier-islanda-meglio-da-ue-nato/110741
https://europa.today.it/attualita/islanda-ue-nato.html
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