di Katia Agatensi
Quando la verità era questione
di vita o di morte.
Se ci guardiano intorno e ascoltiamo l’inquietudine che di frequente ci coglie, questo interrogativo sorge spontaneo. In effetti, viviamo in una situazione economica globale disastrosa, con prospettive di sviluppo e di crescita quasi nulle.
Circondati da una marea di informazioni che sappiamo manipolate, travolti da incomprensioni con la famiglia, i colleghi, gli amici e, come se non bastasse, spesso attanagliati da dubbi feroci. Siamo costretti a muoverci in una società che, anche se fondata su basi e principi democratici non ci aiuta affatto ad affrontare le quotidiane preoccupazioni; anche la scuola, che già da piccoli ci prende sotto le sue cure, promettendoci basi e metodo per costruirci un futuro, in realtà non si dimostra così efficiente. Eppure questa situazione di disagio, di disequilibrio, che viviamo come nuova, nuova non lo è assolutamente. Paura ed angoscia (sotto le forme e manifestazioni più disparate) hanno praticamente accompagnato, per periodi più o meno lunghi, ogni generazione. Fortunatamente, gli studiosi, i filosofi, i saggi e gli audaci si sono adoperati per rispondere, o perlomeno mettere ordine, a questa serie di paure e domande.Oggi, l’accesso alle informazioni attraverso i media, internet, la tecnologia (leggi telefonini & co) aiutano lo scambio e l’incontro ma, a giudicare da quello che si vede, con scarsi risultati.
Tra la
marea di soluzioni possibili proposte si nota che l’originale modo di concepire
e praticare la conoscenza di Giordano Bruno è al centro di recenti ricerche.
Bruno nasce a Nola nel 1548; nel 1565 prende i voti come novizio domenicano. La
sua vita di studioso è segnata da continui spostamenti: Napoli poi Roma. Nel
1576 a Genova depone l’abito (non bisogna pensare che un convento fosse
esclusivamente un'oasi di pace e di meditazione: soltanto dal 1567 al 1570, nei confronti dei
frati di San Domenico Maggiore furono emesse diciotto sentenze di condanna per
scandali sessuali, furti e perfino omicidi). Bruno riprende i viaggi per
insegnare e pubblicare libri. Lo ritroviamo a Milano, Torino, Ginevra, Tolosa,
Parigi. Ad Oxford dove pubblica La cena delle ceneri, De la causa Principio et
Uno, De l’Infinito Universo e Mondi, Spaccio de la bestia trionfante, De gli
eroici furori, Cabala del cavallo Pegaso. Lascia l’Inghilterra per Parigi e poi
Magonza, Marburgo, Wittemberg e Praga. Si reca a Padova e a Venezia dove il suo
ospite, tal Mocenigo lo denuncia alla Santa Inquisizione per eresia. Era il
1592. Il 17 febbraio 1600, anno del Giubileo, Giordano Bruno, dopo anni di interrogatori,
torture e prigionia, avendo tenuto fede alla verità e alle idee che sentiva sue,
venne arso vivo in Campo de’ Fiori, a Roma. Celebri sono le parole, pronunciate
alla lettura della sentenza ascoltata in ginocchio: «Forse tremate più voi nel
pronunciare questa sentenza che io nell'ascoltarla». Ma quali sono le colpe che
lo hanno condotto al rogo? Sostenere e difendere Copernico, negare i dogmi
della Chiesa? Se questi fossero stati i veri capi d’imputazione non sarebbero
occorsi quasi dieci anni per condannarlo. Bruno difendeva rigorosamente un modo
nuovo di alzare lo sguardo verso le stelle ….. alla ricerca di una Verità che
sapesse comprendere il valore dell’Antico e di farne memoria, momento di
crescita verso il Nuovo, e che, nello stesso tempo, sapesse restituire alla Ragione,
chiusa in una gabbia secolare, la libertà di progettare un futuro diverso. Egli
diffuse il metodo mnemonico, fu studioso di ermetismo, sostenitore di Paracelso
e non si stancò di lottare per la libertà della ricerca e di credere
nell’ingegno umano. Fargli abbassare il capo, per chiudere lo spiraglio di Luce
accecante che aveva saputo aprire: questa la ragione della sua ingiusta morte.
Ma per Bruno la morte non era che scomparsa dell’accidente, una trasformazione
della materia sostanziale.
Verrà un giorno che l'uomo si sveglierà
dall'oblio e finalmente comprenderà chi è veramente e a chi ha ceduto le redini
della sua esistenza, a una mente fallace, menzognera, che lo rende e lo tiene
schiavo…. l'uomo non ha limiti e quando un giorno se ne renderà conto, sarà
libero anche qui in questo mondo.
AL MAL CONTENTO
….
Non andar nudo a prendere
alle api il miele;
non mordere, se non sai
se è pietra o pane;
non girar scalzo a
seminar le spine …
G. Bruno
“GIORDANO BRUNO” con Gian Maria Volentè, di Giuliano Montaldo (1973).
"EROICO FURORE" con la regia di Francesco
Afro De Falco
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