Ho unito gli stralci più rivoluzionari, che condivido pienamente, tratti dal testo “Miti e realtà dell’alimentazione umana” (versione integrale) di Armando D’Elia.
L’autore dimostra una ineguagliabile capacità nel chiarire i principi scientifici di: monotrofismo, principio di minima energia, fruttarismo della specie umana, fabbisogno proteico della specie umana.
Un’ultima cosa: grazie Armando!
Il concetto di sinergia
E’ di importanza basilare la seguente considerazione: se la natura ha messo assieme diversi principi nello stesso alimento, vuol dire che ciò era nell’interesse dell’animale al quale quell’alimento era destinato.
Evidentemente l’optimum dell’effetto trofico si poteva avere solo grazie a quella sinergia da “compresenza”.
Si può affermare che, in linea generale, i sistemi biologici sono tutti dei “sistemi sinergici”.
La completezza nutrizionale degli alimenti naturalmente adatti all’uomo
Solo gli alimenti naturalmente adatti all’uomo (ci si riferisce, ovviamente, alla frutta succosa e dolce) contengono tutti e sette i cosiddetti “principi alimentari”; conseguentemente non c’è, si può dire, nessuno di tali alimenti che non possa dirsi “completo” ed atto a mantenere in vita anche chi eventualmente dovesse nutrirsi, per necessità o per libera scelta, esclusivamente e solo di esso.
Facciamo qualche esempio: Alan Saury ci informa che c’è chi, lavorando sodo, si ciba solo di mele da vent’anni, ricavandone salute di ferro ed ottimo umore.
Se, poi, volgiamo lo sguardo al mondo degli animali non umani, gli esempi di nutrizione costituita esclusivamente da un solo tipo di alimento sono praticamente innumerevoli.
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I nostri progenitori fruttariani
… Occorre partire da un dato di fatto incontestabile: i nostri più antichi progenitori non erano carnivori, non erano erbivori, non erano onnivori, erano semplicemente dei fruttariani e lo furono per moltissimi anni, i primi della loro esistenza.
Essi, non ancora bipedi, vivevano sugli alberi della foresta che dava loro l’unico cibo al quale la specie umana è biologicamente adatta, cioè la frutta succosa e dolce, che ancora oggi istintivamente appetiamo e cerchiamo sin da piccoli, e sino a che permane il nostro sano istinto alimentare.
Quindi noi tuttora nasciamo fruttariani, non ci sono dubbi, non ce ne possono essere: da bambini desideriamo e rubiamo la frutta, non la carne, non la verdura, siamo attirati
unicamente dal cibo più confacente alla nostra struttura fisio-psichica e quindi nutrizionalmente ottimale, come l’anatomia comparata, la fisiologia comparata ed altre discipline scientifiche comprovano.
unicamente dal cibo più confacente alla nostra struttura fisio-psichica e quindi nutrizionalmente ottimale, come l’anatomia comparata, la fisiologia comparata ed altre discipline scientifiche comprovano.
Indubbiamente esiste un cibo adatto, più di qualsiasi altro, per ogni specie animale e la frutta succosa e dolce è, il cibo naturalmente più adatto alla specie umana.
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Le proteine della frutta
… sempre nel primo capitolo, si dimostrò che gli aminoacidi essenziali sono un autentico mito. Tuttavia, ammettendone pure la reale esistenza come la medicina ufficiale pretende, è legittimo formulare questa domanda, di fondamentale importanza: da dove traessero i nostri progenitori arboricoli, gli aminoacidi oggi chiamati essenziali, ritenuti indispensabili alla vita, durante i milioni di anni in cui furono abitatori della foresta e sicuramente fruttariani?
La risposta ad una simile domanda non può essere che una sola, dettata dalla logica elementare e dal buon senso: evidentemente solo dalla frutta.
… La presenza nella frutta degli aminoacidi cosiddetti essenziali è stata già documentata, anche quantitativamente, nel primo capitolo al paragrafo “Il mito degli aminoacidi essenziali”.
Partendo da queste e da altre considerazioni, il prof Alan Walker, antropologo della Jhon Hopkins University, è giunto alla conclusione che la frutta non è soltanto il nostro cibo più importante, ma è l’unico al quale la specie umana è biologicamente adatta. Per comprovare tale affermazione, Walker ha studiato lungamente le striature ed i segni lasciati nei reperti fossili, sui denti, dato che ogni tipo di cibo lascia sui denti dei segni particolari; scoprì, così, che ogni cibo lascia sui denti dei segni particolari; scoprì così che “ogni dente esaminato appartenente agli ominidi che vissero prima della comparsa dell’Homo Erectus presenta le striature tipiche dei mangiatori di frutta, senza eccezione alcuna”.
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…specie negli studi di Foman, resi pubblici con il suo libro“Infant nutrition” (1974) si usa ormai precisare che la carica proteica del latte umano, tenuto conto dell’azoto “non proteico”, è uguale non a 1,2%, ma a 0,9%. In Italia tale precisazione fu pubblicamente adottata a partire dal 1990.
Viene così a maggior ragione ribadito che l’uomo ha lo straordinario e significativo primato di essere, il mammifero il cui latte ha il più basso contenuto proteico in confronto con il latte di tutti gli altri mammiferi.
Ancora due importanti precisazioni:
- Il corredo iniziale proteico del latte umano è più alto dello 0,9%, ma decresce poi gradatamente, per stabilizzarsi alla fine su tale percentuale
- La reale biodisponibilità nutrizionale finale proteica del latte umano maturo equivale a0,7%. Ma, dati i limiti della presente pubblicazione si è preferito non tener conto di tale ulteriore precisazione.
…Riassumendo, il fabbisogno proteico dell’animale uomo è massimo nel lattante, medio nell’adolescente, minimo nell’adulto: questo ci dice il grande igienista Attilio Romano nel suo aureo lavoro “Pregiudizi ed errori in tema di alimentazione” (Ediz. Sperling & Kupfer-Milano); su questo insiste anche il prof Alessandro Clerici nel suo lavoro “Come si deve mangiare”.
…Il corpo umano, quindi, osserva proprio questa regola, cioè la cosiddetta“legge del minimo”…
L’ottimo coincide quindi con il necessario.…
Il dott. Lovewisdom, uno dei più profondi studiosi dell’alimentazione naturale dell’uomo ci dice “L’adulto umano non ha bisogno di alimenti che contengano più dell’1% di proteine” (Mosseri A. – L’homme, le singe et le paradis-Le Courrier du livre-Paris, 1987).
Del resto, una volta completato l’accrescimento, il nostro fabbisogno di proteine serve solo alla sostituzione delle cellule perdute per usura, cioè al semplice mantenimento dell’equilibrio metabolico e per tale scopo la frutta è più che sufficiente.
…. pag 204-205
Shaller ha potuto appurare che, quando arrivava la stagione nella quale maturava la frutta a loro gradita, i gorilla non toccavano più il foraggio, ma si alimentavano unicamente di quella frutta, fin che ce n’era. Ed è ancora Shaller, primatologo di grande fama, che ci riferisce di un esperimento fatto allo zoo di San Diego, dove i gorilla, se veniva loro somministrata frutta in abbondanza, non mangiavano più il foraggio; insomma il gorilla messo in condizioni di scegliere tra foraggio e frutta, non manifesta dubbi e sceglie la frutta. Che cosa significa questo? Significa che il suo cibo naturale non è il foraggio, ma la frutta.
…La dieta dello scimpanzè, quando vive libero nel suo ambiente naturale, è costituita al 94% da frutti selvatici maturi. (Katharine Milton e M.W. Demment “Journal of nutrition” (settembre 1988) “Le scienze” ottobre 1993)
… Le tre scimmie antropomorfe, quando sono libere di scegliere il loro nutrimento naturale, si nutrono da animali fruttariani al 100%.
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Max Rubner, dell’Università di Berlino nel suo libro Volksernahrungsfragen evidenziò che il grado di utilizzazione delle proteine di un determinato alimento è tanto più grande quanto più modesta è la percentuale di proteine che quell’alimento contiene.
…La stessa cosa vale per le mele, che sono molto nutrienti in quanto le loro relativamente scarse proteine (0,35%) sono utilizzate al 100%.
Come è facile capire questa scoperta costituisce una ennesima valida motivazione scientifica del fruttarismo.
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