L'intervista al professor Agostino De Marco, uno degli ingegneri della Federico II di Napoli che ha presentato una simulazione 3d della traiettoria della caduta dell'aereo sulla base delle nuove teorie
di Francesco Celardo
Un’altra possibile verità emerge sulla tragedia di Ustica: l’aereo cadde in acqua integro senza quindi esplodere in aria. A sostenere la nuova tesi su come possa essere finito in mare il DC9 dell’Itavia è stato uno studio condotto dai professori Agostino De Marco e Leonardo Lecce dall’Università Federico II di Napoli, dipartimento di Ingegneria industriale,
sezione ingegneria aerospaziale.
Lo studio, durato nove mesi, e redatto su richiesta dell’avvocato delle vittime Daniele Osnato, fa emergere un’importante novità sulla dinamica dell’incidente che ha portato alla morte 77 passeggeri e 4 uomini dell’equipaggio: la nuova simulazione, oggi possibile grazie a dei software open source, ipotizza che quella notte di 34 anni fa l’aereo potrebbe aver impattato contro una possibile forza d’urto contraria che lo avrebbe fatto sobbalzare dalla sua rotta originale; a quel punto l’aereo avrebbe iniziato ad avvitarsi su sé stesso e poi sarebbe precipitato pressoché integro verso la superficie del mare.
Il team della Federico II, costituito dai due professori e da un loro ricercatore, ha ricreato in scala tridimensionale la dinamica dell’incidente, partendo dai dati in possesso: reperti ritrovati in fondo al mare, le carte di volo e tracciati radar e, non di minore importanza, gli ultimi documenti desecretati dal governo Renzi.
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