di Beatrice Montini
Due minuti e 30 secondi di immagini che raccontano la vita dei maiali in alcuni allevamenti italiani. Dalla nascita in piccole gabbie di gestazione, alla morte che può avvenire già dopo pochi minuti (sotto il peso della scrofa che li ha partoriti) o dopo molti mesi, in un macello, attraverso un proiettile sparato in mezzo alla fronte. È l’ultima video-denuncia realizzata da Animal Equality Italia e pubblicata in anteprima dal Corriere della Sera. Immagini che seguono l’inchiesta «No carne?» trasmessa giovedì 21 maggio sul La7 durante Announo, realizzata da Giulia Innocenzi che ha fatto irruzione dentro alcuni allevamenti di suini in Pianura Padana . «Quello che maggiormente mi ha colpito durante il blitz – racconta a Corriere.it la giornalista – è che per alimentarci abbiamo costruito dei veri e propri lager dove alleviamo gli animali. Ero già sensibile al tema ma non mi sarei mai immaginata quello che ho visto in questi luoghi, l’emozione che ho provato e l’illegalità diffusa che ho trovato. Vedere le scrofe chiuse in gabbie piccolissime, che non si possono girare, che restano accanto ai cuccioli morti senza poter fare niente mi ha fatto porre una semplice domanda. Davvero per avere una fetta di prosciutto nel piatto dobbiamo tollerare tutto questo?
».
Le nuove immagini diffuse da Animal Equality sono state girate in 4-5 allevamenti e un macello del nord Italia, tra Lombardia ed Emilia Romagna (dove si concentrano la maggior parte degli oltre 137mila allevamenti italiani) nell’arco degli ultimi 4 anni. «La squadra investigativa ha ottenuto riprese sotto copertura di quello che accade ai maiali durante la macellazione e reso pubbliche diverse immagini di come vengono trattati questi animali in diversi allevamenti – spiega Stef Bettini, direttore delle investigazioni per l’organizzazione - La loro vita inizia con le madri inseminate artificialmente all’interno di tetri capannoni da dove non usciranno mai, per terminare sui ganci dei macelli». La video denuncia mostra l’inseminazione artificiale delle scrofe all’interno di piccolissime gabbie di gestazione dove saranno costrette a vivere tutta la gravidanza e gran parte della loro vita. Diversi cuccioli, abbandonati senza cure, schiacciati a volte dalle loro stesse madri, gettati uno sull’altro come spazzatura. Le «zone di ingrasso» stracolme, riempite all’inverosimile, e il cibo si mescola a sporcizia, urine e feci. Alcuni animali con ferite gravi non curate. «All’interno del macello è altrettanto tremendo ciò che accade sotto gli occhi degli investigatori sotto copertura - raccontano gli attivisti - Gli animali vengono prima ‘storditi’ con corrente elettrica, spesso neanche sulle tempie, ma sugli occhi e subito dopo con un colpo in testa (con il cosiddetto proiettile captivo, ndr) che dovrebbe finirli del tutto, ma come è evidente dalle immagini questo non accade e gli animali agonizzano per diversi minuti in un clima di autentico terrore».
«Come organizzazione, per noi è fondamentale dare voce a quei milioni di animali rinchiusi negli allevamenti intensivi, perciò stiamo lavorando senza sosta, per prevenire la crudeltà e sofferenza all’interno di questi luoghi di segregazione e sfruttamento - conclude Matteo Cupi, presidente di Animal Equality in Italia -Continuando a mostrare i nostri filmati ottenuti sotto copertura vogliamo ricordare alla società e alle istituzioni che non si tratta assolutamente di casi isolati ma di pratiche comuni all’interno dell’industria zootecnica. Vogliamo dare un chiaro segnale che la crudeltà inflitta agli animali considerati da reddito non dev’essere assolutamente tollerata». Intanto, dopo l’inchiesta trasmessa su La7 il ministro della Salute Beatrice Lorenzin ha annunciato un’indagine penale sugli illeciti documentati. «Abbiamo mandato i Nas a fare un’indagine a tappeto nelle zone coinvolte per verificare laddove si sono verificati questi abusi e ad andarli immediatamente a rilevare». «Ci terrei a dire che il nostro sistema è tra i più sicuri al mondo – sottolinea Lorenzin- E ci viene riconosciuto», aggiunge.
Non è la prima volta che vengono diffuse video-denunce sugli allevamenti di suini in Italia. Nel 2013 un’inchiesta della Ciwf, realizzata in 11 allevamenti, aveva documentato situazioni molto simili a quelle del video di Animal Equality e come, anche in quei casi, non venisse rispettata la «Direttiva Ue 2008/120/CE» che stabilisce le norme minime per la protezione dei suini e prevede che i maiali allevati al coperto debbano disporre di «arricchimenti ambientali» (come paglia o materiali analoghi) che permettano loro di esprimere «l’innato comportamento esplorativo», a cui, se fossero in natura, dedicherebbero gran parte del loro tempo.
L’anno precedente Essere Animali, con la video inchiesta Fabbriche di carne, aveva denunciato le condizioni di vita dei suini in più di 50 allevamenti italiani.
Ogni anno in Italia vengono allevati oltre 10 milioni di suini. Secondo i dati forniti recentemente da ministro della Salute Beatrice Lorenzin, nel nostro Paese sono stati censiti 137.851 allevamenti di maiali, di cui 100.000 di carattere familiare,24.000 industriali e 13.200 allevamenti industriali «da ingrasso». Oltre l’80% sono concentrati tra Lombardia, Emilia Romagna, Piemonte e Veneto. Numeri che tuttavia non soddisfano la «fame» di carne suina dato che circa la metà della carne di maiale utilizzata in Italia è di importazione estera. E in questo caso è ancora più difficile capire come questi animali vengano allevati.
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