lunedì 4 settembre 2017

Auroville: UTOPISTICA CITTA' INDIANA SENZA DENARO, governo e religione

Nell’India meridionale, in quello che fino a qualche decennio fa era un deserto di sabbia rossa, sorge un’utopia sotto la benedizione de l’Unesco




 Una città internazionale che ambisce ad una vita senza denaro, governo, religione o urbanizzazione selvaggia, costruita per tutte le persone, i movimenti culturali e le organizzazioni che vogliono contribuire significativamente “al progresso dell’umanità”


Auroville è stata fondata nel 1968 da un gruppo di giovani hippy sotto le direttive di Mirra “La Madre” Alfassa, donna di origini francesi e devota collaboratrice spirituale del filosofo indipendentista indiano Sri Aurobindo

 I suoi valori richiamano lo spiritualismo induista, il comunitarismo gandhiano, il marxismo e l’anarchismo.

La cosiddetta “città dell’aurora” vuole diventare un punto di riferimento per lo sviluppo ecosostenibile e l’innovazione sociale indiana e del mondo

 La città è autosufficiente energeticamente grazie all’energia solare

Si fonda sull’agricoltura biologica, il riciclaggio della quasi totalità dei materiali e la costruzione con tecniche di bioedilizia

 Vanta un sistema educativo gratuito e senza voti (free progress)

 Si struttura sulla proprietà collettiva, senza leggi o forze dell’ordine e coltiva l’arte spontanea, la quiete e la meditazione

La città ospita circa 2500 residenti permanenti di 45 nazionalità e circa 5000 visitatori, di cui la maggior parte turisti o volontari stranieri alla ricerca di un esperienza di vita differente

 Il 45% della popolazione è indiana, mentre i 124 italiani presenti fanno dell’Italia la quarta nazione più rappresentata dopo l’India, la Francia e la Germania

Per divenire residenti permanenti, è richiesto ai nuovi arrivati di contribuire attivamente alla comunità per almeno due anni, senza mai allontanarsi da essa

 Un comitato ristretto analizza poi le richieste di residenza, e ad ogni nuovo cittadino viene richiesto come primo gesto di piantare un albero

 Dalla sua fondazione ad oggi Auroville ha dato vita ad una foresta in mezzo al deserto

L’intera comunità è finanziata dall’Unesco, la Comunità europea, il governo indiano, e da donazioni private, che insieme contribuiscono al bilancio complessivo annuale con circa €5 milioni

 L’allocazione dei fondi è decisa collettivamente e i profitti delle unità produttive vengono spartiti equamente tra società, casse comunali e progetti specifici proposti dalla cittadinanza a supporto delle imprese locali e il bene comune

 Ad oggi vi sono oltre 150 piccole imprese e start up, che sfruttano la base interculturale di Auroville per dar vita a progetti agricoli, artigianali, multimediali, culturali e persino legati all’industria del software e delle traduzioni

Essendo i propri profitti spartiti col resto della comunità, non si percepisce un salario, bensì una specie di reddito di cittadinanza

 Tuttavia visto il basso costo della vita e la maggioranza di cittadini stranieri, molti preferiscono rinunciarvi, vivendo dai risparmi accumulati attraverso il lavoro nei loro paesi d’origine

 Ai nuovi arrivati viene invece richiesto di pagarsi le spese per il primo anno e vengono incoraggiati ad investire i propri capitali all’interno della città

Ovviamente, come per ogni utopia che si rispetti, non mancano i problemi e sarebbe ingenuo e mistificatorio non accennarli. Come riportato anche dall’esperienza del famoso blogger americano Slate, vi sono numerosi problemi legati alla sicurezza sociale, la gestione delle risorse e delle proprietà su cui la comunità fatica a prendere adeguati provvedimenti

Innanzitutto, le risorse di acqua sono limitate, le proprietà non sono a sufficienza per accogliere l’altissimo numero di richieste e l’economia è insostenibile

Inoltre, come in diverse parti dell’India, è sconsigliato alle ragazze di effettuare lunghi spostamenti se non accompagnate, e negli ultimi anni si son verificati casi di molestie, stupro e persino omicidio da parte delle gang al di fuori di Auroville

Questo senso di insicurezza danneggia indirettamente e profondamente il legame tra gli stessi abitanti. Un altro problema riguarda l’amministrazione del denaro pubblico, di cui gli stessi cittadini paiono non essere certi dei meccanismi di gestione ne sembrano interessati a scoprirlo. In ultimo, per l’autore la venerazione per la Madre e Sri Aurobindo può assumere in diversi casi i tratti di un fanatismo religioso.

Se per i più scettici le problematiche possono apparire insormontabili e sono abbastanza per screditare l’esperienza umana indiana, per altri sono proprio questi problemi a rendere l’innovazione sociale e culturale promossa da Auroville non più un utopia, bensì un sogno divenuto realtà da quasi 50 anni ed oggi più vivo che mai


http://www.ilfattoquotidiano.it/2016/03/31/auroville-lutopistica-citta-indiana-senza-denaro-governo-e-religione/2596303/

Nessun commento:

Posta un commento