lunedì 4 settembre 2017

Torino: LA CATENA DEGLI ERRORI NELLA NOTTE DELLA FINALE di piazza San Carlo, UN MORTO E 1500 FERITI

Dai varchi di accesso messi in ritardo al parcheggio sotterraneo usati dai venditori abusivi per far arrivare gli alcolici: gli atti ufficiali della Commissione d’inchiesta




Undici riunioni per i fuochi d’artificio di San Giovanni. Tre per allestire piazza San Carlo per la finale di Champions League tra Juventus e Real Madrid, davanti a 40 mila tifosi assiepati dalle 8 del mattino
La differenza, forse, è qui: ordine maniacale contro caos; una piazza in cui non entra uno spillo contro una distesa di vetri

 Alla fine, 1526 feriti e un morto: Erika Pioletti, 38 anni, schiacciata dalla folla in fuga

 Il 3 giugno 2017 ha trasformato il modo di vivere gli eventi

 Su piazza San Carlo sta indagando la Procura di Torino, ma l’ha fatto anche il Comune con una commissione speciale: nove consiglieri (cinque del M5S, quattro delle minoranze), guidati da un esponente del Pd, Enzo Lavolta

 Un mese di lavoro e 17 persone ascoltate: la sindaca Appendino e chi ha avuto ruoli operativi. Ieri la commissione si è sciolta

 Il segreto sugli atti è caduto. Centinaia di pagine in cui emergono lacune, omissioni, pericoli sottovalutati. La cronaca di un disastro. La notte di Torino



1 - I BUCHI DELL'ORGANIZZAZIONE  
La prima volta che la Città parla della questione dei maxischermi risale all’interlocuzione con la Juventus per la festa dello scudetto», spiega la sindaca Appendino. Si voleva allestire un maxischermo in piazza Castello il 21 maggio e mantenerlo fino al 3 giugno. Ma la Juve perde a Roma e addio festa scudetto. Il 26 maggio il club comunica al Comune - con una mail inviata dal dirigente Alberto Pairetto - le sue regole d’ingaggio

 «C’era la disponibilità a farsi carico dal punto di vista economico, ma non dal punto di vista organizzativo», conferma la sindaca

Il 26 maggio si svolge la prima riunione. «È stata convocata da me su mandato del sindaco», dice il capo di gabinetto Paolo Giordana. Vi partecipano undici persone in rappresentanza di Comune, vigili e Questura. Si decide di affidare l’evento a Turismo Torino, ente del Comune che si occupa di promozione turistica

«Banalmente la Città non può farsi fare un preventivo da… quindi bisognava trovare qualcun altro che lo facesse…», spiega Chiara Bobbio, funzionaria del gabinetto del sindaco.  

Chi indica Turismo Torino? «Gli uffici», risponde Giordana. Alla riunione ci sono due funzionari: Mauro Agaliati, dirigente del Suolo pubblico, e Chiara Bobbio. Agaliati: «Le decisioni non possiamo prenderle né io né la mia collega Bobbio. Chi prende delle decisioni, è il dottor Giordana»

 Il capo di gabinetto ci tiene però a delimitare il suo ruolo: «Io non ho alcun tipo di... come dire, competenza formale, non firmo nessun tipo di atto, non assumo decisioni. Il mio ruolo è... come dire, di coordinamento, di trasmissione di quella che è l’istanza politica agli uffici»

 Appendino viene informata: «È chiaro che ero consapevole che stavamo lavorando con Turismo Torino... Certo che ero d’accordo». Turismo Torino riceve l’incarico ma la Città non si defila, anzi. Dà indicazioni. «Non è che quando il Comune affida l’organizzazione si sfila totalmente, se ne disinteressa», dice Paolo Lubbia, direttore del gabinetto della sindaca  

Alla prima riunione, nell’ufficio di Giordana, sono presenti un commissario e un ispettore della Questura, Martina Torta e Gioacchino Lopresti. «Se devo essere sincero sono stato colpito dall’atteggiamento della Questura», dice Mauro Agaliati, dirigente del Comune. «Mi è sembrato più una partecipazione della serie: “Raccogliamo informazioni e poi vi diciamo”»

2 - LA GESTIONE DELL’EVENTO  
Alla riunione successiva lo scenario cambia. «La Questura, tramite Lopresti, ci dice: “La piazza deve essere chiusa per filtrare l’ingresso”», ricorda Agaliati. «E questo contrastava con quello che è avvenuto in genere». La decisione sorprende tutti: «Io ho fatto tantissime cose in piazza, quindi più o meno so due cose…», dice Chiara Bobbio, funzionaria del gabinetto del sindaco. «Prima di Capodanno nessuno ci aveva mai detto di mettere i varchi. Sostanzialmente, c’erano quattro varchi, ma non così strutturati con le transenne, com’è successo invece il 3 giugno. Quando hanno detto di chiudere la piazza, tutti abbiamo un po’… cioè non so io, per esempio, penso non sia una cosa geniale... L’architetto era un po’ preoccupato, perché ovviamente cambia la natura dell’evento... ma la Questura vince su tutto»

Piazza chiusa, dunque. Ma non subito: «La Questura ha chiuso a piazza semi piena. Io ero lì, i varchi sono stati sono stati messi alle due e mezza, i ragazzi erano lì dalle 8 del mattino», dice Bobbio. E dal mattino i funzionari di Comune e Turismo Torino chiamavano la Questura per chiedere di venire a piazzare i varchi. Quando scoppia il caos, la folla travolge e abbatte le transenne fuggendo. «Nella fuga si sono portati via le transenne. Molte persone si erano incastrate. Qualcuno aveva fratture», racconta Maurizio Rafaiani, presidente del nucleo provinciale di Protezione civile dei carabinieri

Il vertice del 31 maggio è l’unica e ultima volta in cui si parla di ordine pubblico. A chi gli chiede se ci siano stati incontri specifici di coordinamento tra le forze di polizia il comandante vicario dei vigili Ivo Berti risponde di no

3 - I VARCHI E LE BOTTIGLIE DI VETRO  
Una volta piazzati, i varchi di accesso gestiti da polizia e carabinieri funzionano: «Ho visto aprire gli zaini. A mia figlia hanno fatto aprire la bottiglietta dell’acqua», rivela Claudio Spinoglio, vigile urbano e funzionario della Protezione civile. Non passa nulla.

 Eppure nel mezzo della piazza girano carretti pieni di bottiglie

Quel mattino la commissione di vigilanza della Prefettura ha effettuato un sopralluogo in piazza San Carlo. Ha autorizzato la manifestazione a patto che siano rispettate 19 prescrizioni

 Il documento viene consegnato a mano a Danilo Bessone, funzionario di Turismo Torino. Andrebbe notificato al Comune e da qui, a tutti quelli che lavorano all’organizzazione. In Comune però non arriva nulla

 Tra le 19 prescrizioni ce ne sono due che si riveleranno decisive. Punto 4: «Eventuali esercizi di somministrazione di alimenti e bevande devono essere regolarmente autorizzati». Punto 18: «Gli accessi al parcheggio sotterraneo siano presidiati»

Gli abusivi si rivelano da subito un problema serio: «Mi hanno riferito che alcuni si erano posizionati già nella notte», dice Marco Sgarbi, vice-comandante dei vigili, il dirigente di turno quel giorno. I vigili li multano per divieto di sosta. Rimuoverli? «Impossibile. Non abbiamo carri attrezzi adatti»

 I mezzi restano dietro piazza San Carlo. Proprio dove il comandante vicario dei vigili Berti voleva evitare che si piazzassero

 «Quando ho sentito parlare di trovare una sistemazione per i furgoni delle équipe televisive, a me è venuto spontaneo dire: “Potremmo farli piazzare in piazza Cln, perché questo sarebbe di sicuro un impedimento al posizionamento di furgoni di paninari abusivi”». Nessuno lo ascolta.  

Alle tre del pomeriggio la presidente dell’Ascom Maria Luisa Coppa chiama l’assessore Alberto Sacco, che è a Cardiff, con il figlio, «ospite di un parente che lavora per la Juventus». «Mi ha segnalato che c’era questo problema degli abusivi. Le ho detto che avrei visto la sindaca e gliene avrei parlato. Appendino mi ha detto: “Ho presente la questione, stiamo cercando di risolverla. I vigili stanno facendo quel che possono”»

Chi avverte i vigili? «Da Cardiff non ho ricevuto alcuna telefonata», risponde il comandante vicario Berti. E così il vice Sgarbi, che però riceve «un sms da Giordana che mi riferiva che c’erano abusivi e bisognava fare qualcosa»

 Sgarbi va in piazza. «Ci siamo limitati a sanzionare. Interventi repressivi come i sequestri potevano causare problemi seri di ordine pubblico». Trentaquattro abusivi vengono identificati e lasciati andare. Ancora Sgarbi: «C’erano bacinelle all’interno della piazza, che era già mezza piena. Ma la nostra attività si svolgeva prevalentemente al di fuori»

 I vigili si occupavano dei furgoni, che non potevano rimuovere, ma non dei carretti

 Federico Lucchesi della Protezione Civile assicura di aver notato almeno cinque venditori aggirarsi dentro la piazza con delle vasche

 Ma in piazza si accedeva soltanto dai varchi presidiati da polizia e carabinieri. O forse no

4 - IL PARCHEGGIO SOTTERRANEO  
Quintali di vetro sono entrati da sotto terra. Lo spiega Maurizio Rafaiani della Protezione Civile: «Il garage era il punto debole. Nessuno l’ha controllato. Solo a metà serata si sono resi conto che venivano da sotto. A quel punto la frittata era fatta»

Il garage è il parcheggio sotterraneo che, stando al punto 18 delle prescrizioni della commissione di vigilanza, doveva essere presidiato

 Non toccava ai vigili, assicura Sgarbi. Dice la dirigente del Comune Chiara Bobbio: «Dentro la commissione di vigilanza c’era una persona della Questura, credo che abbia chiamato più volte Lopresti per capire che cosa intendevano fare del parcheggio»

Alla fine nessuno controlla. E gli abusivi trovano la strada giusta: entrano e risalgono dalle scale nel mezzo di piazza San Carlo. Dove nessuno li blocca

 Federico Lucchesi, della Protezione Civile: «Ho visto un venditore dire a due poliziotti in piazza: “È la quinta volta che mi chiedete i documenti”»

5 -LE MANCANZE DEL COMUNE  
Manca un coordinamento, di pubblica sicurezza ma anche politico. A livello di deleghe all’epoca tutto è in capo alla sindaca Appendino: eventi e sicurezza. La sindaca non si occupa dell’organizzazione, come è normale che sia. Chi lo fa al posto suo? Sicuramente Paolo Giordana, il capo di gabinetto

 Sul fronte sicurezza la situazione è più complessa

 La sindaca ha ingaggiato come consulente (gratuito) l’ex comandante dei vigili Alberto Gregnanini. Il quale partecipa a una riunione. «La mia è stata una presenza marginale». Sembra, in effetti, così, ma non al nuovo comandante vicario dei vigili Ivo Berti: «Gregnanini non è raro che esprima delle indicazioni. Ho sempre ritenuto, come gli altri... che fosse un tramite della sindaca» 

Il giorno della finale Appendino è a Cardiff. Il vicesindaco Montanari è in vacanza i due assessori cui tocca coprire le deleghe della sindaca quando è assente non sono stati allertati. «Dal punto di vista politico non c’era un assessore delegato ad essere presente», conferma la sindaca

Tocca ai funzionari. Giordana si tiene in stretto contatto con Appendino. I vigili invece sembrano abbandonati a se stessi. «Non ho parlato con nessuno», dichiara Berti. Lo chiama Giordana la mattina del 4 giugno per convocarlo in Prefettura. 
Non è l’unico cortocircuito. La sindaca chiede una relazione ai vigili, che legge la settimana successiva in Consiglio comunale

 Berti la racconta così: «Mi è stato chiesto di fornire elementi dettagliati, perché altri redigessero, cioè… facessero il punto della situazione. Poi ho appreso dai giornali che mi era stata chiesta una relazione e io l’ho predisposta»

6- NIENTE DOMENICA ECOLOGICA  
Domenica 4 giugno ci sarebbe la domenica ecologica: auto ferme dalle 10 alle 18. All’1,24 di notte, sui social network, Appendino annulla tutto. I vigili, precettati per controllare il traffico, vengono informati alcune ore dopo. Il direttore del settore Ambiente Paolo Camera lo scopre addirittura il mattino seguente dal sito del Comune. Toccherebbe a lui scrivere l’ordinanza di revoca. «Né io né altri funzionari abbiamo adottato alcun atto e non mi risulta che ci siano atti che abbiano disposto questa revoca». La domenica ecologica sarebbe stata annullata via Facebook

http://www.lastampa.it/2017/07/22/italia/cronache/torino-la-catena-degli-errori-nella-notte-di-piazza-san-carlo-HxE4YxWIkUEZrI5T36iX0I/pagina.html


Ora bisogna individuare i responsabili

Errori, superficialità, sottovalutazioni, pigrizie. La lettura delle testimonianze rese alla commissione consiliare del Comune di Torino che ha indagato sul disastro di piazza San Carlo lascia davvero stupefatti

 Un evento che raccoglie più di 40 mila persone ammassate davanti a un solo maxischermo in una delle piazze storiche della città organizzato come neanche avviene per una piccola fiera di paese

Con conseguenze, lo ricordiamo, tragiche: una donna morta e oltre 1500 persone ferite

In attesa che l’autorità giudiziaria completi l’inchiesta sui fatti del 3 giugno, già la raccolta di queste carte chiarisce l’incredibile catena di irresponsabilità che grava sulla coscienza di amministratori locali, funzionari pubblici e dirigenti dello Stato. 

Le relazioni che concludono le indagini di simili commissioni, con i faldoni che racchiudono le testimonianze di protagonisti e comprimari, in genere, segnano il punto finale di una vicenda

In questo caso, si può parlare, invece, di un punto di partenza, dal quale si dovrà arrivare al vero traguardo finale, quello che tutta la città di Torino aspetta sia raggiunto, cioè l’individuazione delle specifiche responsabilità

L’impressione complessiva che emerge dalla lettura di queste carte, però, è quella di una tale confusione di competenze e di un tale incrocio di deleghe, maldestramente e superficialmente attribuite a chi non aveva esperienze e professionalità per esercitarle con autorevolezza ed efficienza, da rendere il lavoro dei magistrati molto difficile

Ecco perché non bisogna cedere alla pur comprensibile impazienza di una opinione pubblica che vorrebbe subito conoscere i risultati delle indagini. La ricerca di uno o di più capri espiatori da offrire ai torinesi per rispondere alla loro indignazione non vuol dire fare giustizia, perché le responsabilità penali e civili sono sempre individuali e distribuire colpe e punizioni nel mucchio vorrebbe dire, paradossalmente, adeguarsi a quel metodo sommario, confuso e superficiale che è stato adottato per organizzare l’evento di piazza San Carlo. 

In attesa delle conclusioni a cui arriverà la procura, in tempi comunque sperabilmente non lunghissimi, restano responsabilità politiche e amministrative sulle quali sindaca, giunta comunale, prefettura e questura dovrebbero valutare con senso di responsabilità istituzionale. Anche in questo caso, bisogna evitare che interessi di partito strumentalizzino una vicenda tragica sulla quale Torino rischia di pagare un’immagine negativa che non merita

 Come non è tollerabile che il disastro di piazza San Carlo finisca nel solito polverone delle inchieste italiche, quello che arriva a una conclusione che conosciamo fin troppo bene: tutti colpevoli e, quindi, nessun colpevole

http://www.lastampa.it/2017/07/22/cultura/opinioni/editoriali/ora-bisogna-individuare-i-responsabili-5qEcW3EmhUdxT67o5PVwkL/pagina.html

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