mercoledì 15 novembre 2017

L'EUROPA DEI POPOLI INDIPENDENTISTI: i fronti caldi dei movimenti

Dopo il referendum a Barcellona e dintorni dello scorso 1 ottobre, è tornato d’attualità il tema delle aspirazioni di secessione di alcuni popoli del Vecchio Continente: dalla Scozia al Belgio, dalla Francia alla Germania, ecco la mappa delle altre “Catalogne” d’Europa



Con la vittoria del "Sì" al referendum di Catalogna, con il quale domenica 1 ottobre più del 90% dei votanti di Barcellona e dintorni ha chiesto ufficialmente che venga riconosciuta l'indipendenza della regione dalla Spagna, è tornato all'attenzione delle cronache europee il desiderio di autonomia di alcune popolazioni

 D'altronde, non sono pochi i paesi dell'Unione che oggi potrebbero far valere per se stessi il principio di autodeterminazione dalla madre patria, rimarcando differenze linguistiche, culturali ed economiche



Se i fronti più caldi sono concentrati proprio nella Penisola iberica, tra Galizia e Paesi Baschi, non bisogna sottovalutare le spinte all'indipendenza che arrivano dalla Scozia, dalla Baviera, dalla Corsica, dalle Fiandre e anche da alcune regioni italiane
Ecco, di seguito, una mappa dell'Europa dove sono più forti i movimenti autonomisti o secessionisti, alcuni dei quali in passato hanno fatto anche ricorso all'uso della forza

Galizia e Paesi Baschi in Spagna
Non solo la Catalogna. La Spagna è tra i paesi europei quello che ha visto e vede svilupparsi al suo interno una serie di movimenti indipendentisti che proprio grazie al risultato del referendum di Barcellona potrebbero tornare a rivendicare con forza la propria autonomia

È la parte settentrionale della Penisola a dare maggiori grattacapi a Madrid. Ma mentre l'Aragona, dove da sempre il nazionalismo si batte affinché sia riconosciuta la storia, la lingua e la cultura della regione, chiede più libertà al governo di Madrid, ma non si sognerebbe mai di uscire dalla Spagna, sono stati i Paesi Baschi a rappresentare da sempre una minaccia per il governo centrale, anche per il terrorismo dell'Eta (acronimo per Euskadi Ta Askatasuna), il braccio armato dell’indipendentismo ormai neutralizzato

I baschi hanno una propria lingua, l'euskera, considerata la più antica d'Europa, un proprio inno nazionale e una propria bandiera. Ora chiedono anche loro che si vada al voto per decidere se restare o meno con Madrid
Spinte autonomiste arrivano anche dalla Galizia, la regione di Santiago de Compostela: tuttavia qui il nazionalismo negli anni ha subito scissioni e si è indebolito, anche se l'obiettivo comune rimane invariato, e cioè la difesa della lingua e della cultura galiziana

Irlanda del Nord e Scozia nel Regno Unito
Anche l'Irlanda del Nord coltiva il sogno di un referendum per l'uscita dal Regno Unito, chiesto a gran voce nei mesi scorsi dal movimento indipendentista locale, il Sinn Fein



Quella di Belfast è una aspirazione all'indipendenza che ha radici profonde, che risalgono al tempo della guerra d'indipendenza contro l'Inghilterra di inizio Novecento, tornata in auge dopo la vittoria della Brexit nel 2016, quando la maggior parte dei cittadini di questa regione si dichiarò contraria all'uscita della Gran Bretagna dall'Unione europea. Per tutti questi anni è rimasta legata alla corona inglese, nonostante il resto del paese, la Repubblica d'Irlanda, abbia conquistato una sua indipendenza nella prima metà del secolo XX. Il passato, però, è stato macchiato dal sangue di numerosi innocenti a causa del confronto armato tra Ira (Irsh Republican Army) ed esercito britannico. Dopo migliaia di morti e decenni di lotta armata, nel 2005 l'organizzazione paramilitare ha sospeso le azioni violente

Da non sottovalutare neppure la questione Scozia: è vero che qui nel 2014 il 55% della popolazione respinse l'uscita dalla madre patria nel corso del referendum, ma, anche in questo caso, la Brexit potrebbe rimettere tutto in discussione.

Baviera in Germania
C'è chi ha parlato, in questa florida regione della Germania, di Bayxit. Anche qui è stato chiesto un referendum per l'indipendenza da Berlino

Ma la Corte Federale ha già dato parere negativo sulla consultazione: la Grundgesetz tedesca proibisce, infatti, ai Land di decidere in solitaria la propria scissione. I bavaresi, ricchi e scontenti, minacciano altre azioni, ma per il momento restano uniti

Per cui, anche se le spinte autonomiste non mancano, sembra attualmente scongiurata qualsiasi azione di rottura nei confronti del governo centrale. Anche perché in caso di secessione, la Germania perderebbe una delle sue aree più dinamiche, dato che il Pil bavarese è al secondo posto a livello federale, dopo quello del Baden-Wüttemberg, e circa dodici milioni di cittadini

La regione delle Fiandre in Belgio
In Belgio, che può essere considerato una babele in miniatura, tante sono le lingue riconosciute, l'obiettivo della Nieuw vlaamse alliantie (Nuova alleanza fiamminga) è quello di trasformare la regione delle Fiandre in uno stato sovrano e indipendente. Un desiderio che nel corso del tempo è aumentato sempre di più, come dimostrano i risultati delle elezioni politiche degli ultimi anni, dove i nazionalisti hanno guadagnato sempre più terreno rispetto ai partiti tradizionali

Stesso discorso vale per la Vallonia, altra regione caratterizzata, come la prima, da una propria lingua e cultura, oltre che da una grande ricchezza economica
Un tratto distintivo dei territori che chiedono di rendersi indipendenti è proprio la grande disponibilità di risorse. Che sia soltanto un caso?

La Corsica in Francia
Un'isola lontana anche fisicamente dal governo centrale di Parigi, con una sua lingua, il corso, e alle spalle più di 40 anni di rivendicazioni

Stiamo parlando della Corsica, che ha più volte accusato la Francia, a cui è stata annessa alla fine del Settecento dopo la dominazione genovese, di trattare questa regione allo stesso modo con cui venivano gestite le colonie oltremare, rappresentando un altro fronte caldo in Europa dal punto di vista delle secessioni

Qui le spinte all'autonomia sono spesso sfociate nella violenza. Sono in totale più di 10mila gli attentati commessi negli ultimi anni, e centinaia gli omicidi, che l'hanno resa tra le zone più pericolose d'Europa. Solo nel 2016 il Fronte di Liberazione Nazionale Corso ha terminato le operazioni militari senza però deporre mai le armi

 Un sentimento, questo, che non si è assopito col tempo. Anzi, oggi il movimento nazionalista è maggioritario e lo scorso anno ha richiesto a Parigi il riconoscimento ufficiale della lingua e della nozione di "popolo corso" all'interno della legislazione francese, oltre alla concessione dell'amnistia per i combattenti in carcere

Cosa succede in Italia?
Anche in Italia ci sono dei movimenti indipendentisti che rivendicano la propria autonomia, basandosi soprattutto su palesi differenze linguistiche e culturali nei confronti della madrepatria. Si concentrano soprattutto nei territori settentrionali e si tratta di regioni che nella maggior parte dei casi hanno già ricevuto concessioni dallo Stato, con il riconoscimento di "regioni a statuto speciale". Ecco, di seguito, i casi più famosi:

Sudtirolo: si tratta di un territorio alpino strappato all'Austria dopo la Prima Guerra Mondiale, che, nonostante le concessioni fatte da Roma, come il riconoscimento dell'autonomia amministrativa della provincia di Bolzano, continua a coltivare il sogno dell'indipendenza

Nel 2013 i militanti del partito autonomista hanno indetto un referendum per l’indipendenza, raccogliendo il consenso del 92,7 %, dei votanti, circa 61mila persone
Qui persino i cartelli stradali sono scritti in tedesco

Valle d'Aosta: questa regione italiana è abitata in prevalenza da popolazioni waser e franco-provenzali, e vanta una lunga tradizione autonomista

Anche in questo caso, però, il governo centrale di Roma fece delle concessioni, che si concretizzarono nel 1948 con il riconoscimento della natura a statuto speciale del territorio amministrativo

Sicilia: ci trasferiamo nel profondo Sud, dove anche la Sicilia ha una lunga storia di movimenti indipendentisti alle spalle, che affonda le radici addirittura al tempo dei cosiddetti Vespri Siciliani, nel 1282, e che è continuata dopo con i viceré

La loro aspirazione alla secessione si basa sull'assunto che la regione rappresenta una nazione a sé stante, con una propria lingua e cultura e che pertanto dovrebbe avere anche un proprio governo. Alla fine della Seconda guerra, l'EVIS (Esercito volontario per l'indipendenza della Sicilia) e il MIS (Movimento Indipendentista Siciliano) hanno rappresentato – l'uno con le armi, l'altro con la politica – le istanze secessioniste siciliane, indebolite poi dal riconoscimento alla Regione siciliano dello statuto speciale

Sardegna: anche l'altra isola italiana rivendica il proprio diritto all'autonomia, dotata di una propria lingua e di una propria cultura e lontana anche fisicamente dal governo centrale italiano. Non è un caso che alcuni indipendentisti sardi abbiano raggiunto Barcellona nel giorno del referendum per dimostrare ai catalani vicinanza e solidarietà

 Dal 2013 è il Partito dei Sardi che si batte per la separazione dell'isola dall'Italia. Anche in questo caso, è la storia a parlare: la Sardegna è stata per ben quattro secoli sotto la dominazione spagnola, conservando tuttora delle tradizioni e delle parole che si rifanno a quella cultura

Ad oggi il 40% degli abitanti, secondo un sondaggio fatto dalle università di Sassari e di Edimburgo, vorrebbe che l'isola diventasse indipendente

Lombardia e Veneto: un caso a parte è rappresentato da Lombardia e Veneto, dove molto forte è la presenza della Lega Nord, partito che dall'inizio degli anni Novanta si fa portavoce delle pulsioni autonomiste dell'Italia settentrionale


Quarantacinque Partiti europei, riuniti nella European Free Alliance, rappresentano movimenti indipendentisti. Ecco come potrebbe diventare "lʼEuropa dei popoli"


Il vento dell’indipendentismo non soffia solo a Barcellona. L’Alleanza Libera Europea, una federazione di 45 partiti autonomisti, è presente al Parlamento europeo dal 2004. Ed è proprio nella capitale delle istituzioni comunitarie, Bruxelles, che i rappresentanti dei popoli "senza Stato" lottano per la loro indipendenza. Un progetto che potrebbe ridisegnare la mappa del Continente


Il progetto politico - L’obiettivo della European Free Alliance (Efa), un partito nato nel 1981 come casa comune di 45 minoranze sparse in 18 Paesi, è riconoscere le identità e le culture "soffocate" dopo la fondazione degli Stati nazionali. 
 E tutto questo senza rinunciare all’ombrello delle istituzioni comunitarie. "Siamo un partito proeuropeista e crediamo nei valori comunitari: libertà, democrazia, rispetto dei diritti umani - dicono gli attivisti - vogliamo solo che le minoranze possano scegliere il loro futuro". Allo stesso tempo, però, il programma ripropone i temi forti del nazionalismo: autodeterminazione dei popoli, rispetto delle diversità linguistiche e indipendenza

La Baviera - Il Bayernpartei, il partito autonomista bavarese, è stato fondato nel 1946. Richiamandosi al glorioso passato della regione, rimasta un regno indipendente fino al 1919, il movimento si propone di emancipare la nazione dalla Repubblica federale. Un progetto motivato dalle peculiarità culturali, storiche e religiose della popolazione locale. Lo Stato libero di Baviera, attualmente uno dei sedici Land tedeschi, è la regione più grande della Federazione. In caso di secessione, la Germania perderebbe una delle sue aree più dinamiche (il Pil bavarese è al secondo posto a livello federale, dopo quello del Baden - Wüttemberg) e circa dodici milioni di cittadini

I Paesi Baschi - Anche i baschi, riuniti nel movimento Eusko Alkartasuna, partecipano al progetto dell’Alleanza Libera Europea. La Spagna li riconosce come comunità autonoma, ma si è sempre rifiutata di concedere loro l’indipendenza. Una contesa che ha portato, a partire dalla metà del Novecento, a un lunghissimo scontro armato. Euskadi Ta Askatasuna (Eta), un’organizzazione terroristica responsabile di decine di attentati con morti e feriti, ha deposto le armi l'8 aprile 2017. Dopo quanto accaduto in Catalogna, però, gli autonomisti hanno ripreso vigore. Una svolta condivisa anche dal presidente della regione, Inigo Urkullu, che ha invocato un referendum per il divorzio da Madrid

Il Sudtirolo - Il Süd Tiroler Freiheit rappresenta la popolazione di lingua tedesca residente nel Tirolo del sud, un territorio alpino strappato all'Austria dopo la Prima Guerra Mondiale. Nonostante le concessioni dell'Italia, che nel 1972 ha sancito l’autonomia amministrativa della provincia di Bolzano, alcuni gruppi estremisti hanno continuato la lotta armata. L’ultima iniziativa, questa volta pacifica, risale al 2013. I militanti del partito autonomista hanno indetto un referendum per l’indipendenza, raccogliendo il consenso del 92,7 % (56.395 individui) degli aventi diritto

La Valle d’Aosta - Autonomie Liberté Participation Ecologie (Alpe) è un movimento politico valdostano. La Valle d’Aosta, abitata in gran parte da popolazioni waser e franco – provenzali, vanta una lunga tradizione autonomista. Una rivendicazione parzialmente accolta dall’Assemblea costituente italiana, che nel 1948 concesse alla regione uno statuto speciale. Nonostante le competenze del governo locale siano molto ampie, sono ancora molti i cittadini che auspicano un divorzio da Roma. Un'eventualità che costerebbe all’Italia la perdita di un’intero settore delle Alpi, nonché di uno dei territori più importanti per l’industria del turismo

La Scozia - Lo Scottish National Party, fondato nel 1934, è lo storico partito indipendentista scozzese. Il regno di Scozia, una delle nazioni costitutive del Regno Unito, ha mantenuto la sua indipendenza fino al 1707. Abitata da una popolazione di lingua gaelica, ancora oggi dispone di leggi e apparati di governo distinti. La spinta degli autonomisti è cresciuta negli ultimi anni, fino costringere il governo di Londra a indire un referendum sulla secessione. La consultazione del 2014 è stata vinta a larga maggioranza dai cittadini unionisti. Ma l'addio della Gran Bretagna all’Unione Europea potrebbe cambiare di nuovo gli equilibri, rinfocolando il secolare patriottismo della regione

La Corsica – Il Parititu di a Nazione Corsa rivendica l’autonomia della Corsica dal governo centrale francese. La regione, governata dai genovesi fino a metà Settecento, è stata annessa alla Francia nel 1768. Ancora oggi, accanto al francese, molti cittadini si esprimono in italiano o in corso. Lo statuto regionale, promulgato nel 1982, garantisce ampi margini di manovra al governo di Ajaccio

Il 1 gennaio 2018 le attuali circoscrizioni saranno sostituite da una "Collettività di Corsica" amministrata dal Parlamento e dall’esecutivo locali

Un pulviscolo di piccole patrie - Accanto alle nazioni storiche, decine di minuscoli movimenti locali lottano fianco a fianco come membri dell’Alleanza: i bretoni in Francia, i veneti nel nord Italia, gli slesiani in Polonia e tanti altri ancora

Un vero e proprio puzzle di identità, culture e tradizioni che potrebbe frantumare l’Europa, fino a renderla irriconoscibile

L’autonomia è un diritto? - Il concetto di "autodeterminazione" è stato definito dalla Corte internazionale di giustizia con vari pareri consultivi

Nei fatti, però, l’organo giudiziario delle Nazioni Unite non ha mai riconosciuto tale principio come un diritto assoluto dei popoli. Si tratta, piuttosto, dell’esigenza di rispettare l’identità culturale e linguistica delle popolazioni, da attuarsi compatibilmente con il mantenimento dell’integrità territoriale degli Stati.

Un punto di equilibrio - Interpellata in merito alla secessione del Québec, nel 1998 la Corte suprema canadese ha ristretto a tre soli casi la sussistenza del diritto all’emancipazione. Questo spetterebbe solo ai popoli soggetti a dominio coloniale, a quelli il cui territorio è stato occupato da un Paese straniero e ai gruppi minoritari privati dell'accesso al potere di governo. Nessuna delle minoranze etniche europee potrebbe, quindi, emanciparsi dai rispettivi Stati. Un orientamento giurisprudenziale che ha alimentato, e ancora alimenta, le posizioni unioniste dei governi nazionali


Europa dell’Est e oltre

Strascichi del referendum in Scozia non sono da escludere anche fuori dall’Unione europea

In Serbia è ancora aperta la ferita del Kosovo, indipendente dal 2008, ma non riconosciuto da tutti i paesi dell’Unione europea (e tra questi c’è la Spagna)

Mentre il caso ucraino apre nuovi inquietanti scenari. «Se ci sarà il riconoscimento dell’indipendenza della Scozia, questo vorrà dire che la Crimea deve essere problema e senza alcun dubbio», sostiene per esempio Serghiei Axionov, presidente ad interim della penisola sul Mar Nero annessa dalla Russia dopo un referendum plebiscitario

E c’è anche chi teme la Polonia possa rivendicare di nuovo Leopoli e la Galizia, in caso di smantellamento dell’Ucraina

Sono agguerriti pure i separatisti della Transnistria, la regione della Moldavia che ha dichiarato unilateralmente la sua indipendenza dopo una guerra lampo agli inizi degli anni Novanta, senza che nessun paese al mondo abbia mai riconosciuto il suo status


I separatisti del Quebec

E oltre oceano guardano con attenzione alle sorti scozzesi i separatisti del Quebec,
Anche il Quebec studia i separatisti delle Highlands
che ha inviato in Scozia una delegazione per studiare la campagna dei separatisti

Un viaggio che fecero, all’incontrario, proprio i rappresentanti dell’indipendentismo nord americano

Negli anni Settanta il leader indipendentista René Lévesque era andato in Scozia per spiegare la questione canadese, che culminò con due referendum: nel 1980 e nel 1995, in entrambi i casi ci fu un successo dei no, anche se di poco nell’ultimo caso (49,4% contro 50,6%)






https://www.fanpage.it/non-solo-la-catalogna-ecco-quali-sono-tutti-i-fronti-caldi-dell-indipendentismo-in-europa/


http://www.tgcom24.mediaset.it/mondo/indipendentismo-non-solo-catalogna-come-sara-l-europa-del-futuro-_3098415-201702a.shtml


http://www.corriere.it/esteri/14_settembre_11/oltre-scozia-patchwork-indipendentisti-europei-d1c8e8ac-39bf-11e4-99d9-a50cd0173d5f.shtml

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