martedì 5 dicembre 2017

I LAUREATI VIVONO più a lungo e meglio

Di fronte alla malattia siamo tutti uguali, recita il detto. Nulla di più falso



Per capire quanto incidano le diseguaglianze economiche e sociali sulla salute basta un dato su tutti: i maschi italiani laureati possono sperare di vivere 3 anni in più rispetto a chi non è andato oltre l’istruzione obbligatoria

E se salissimo su un bus della salute che dai quartieri alto borghesi della collina torinese ci portasse alla barriera operaia del nordovest scopriremmo di aver perso sei mesi di aspettativa di vita ogni chilometro percorso

Ancora, «esempi analoghi si osservano anche in altre aree metropolitane», perché ammalarsi, curarsi, fare prevenzione o non subire danni da stress lavorativo dipende più di quanto possa immaginarsi dalle condizioni sociali



A rilevarlo è il Rapporto “L’Italia per l’equità nella salute” promosso dal Ministero della salute e realizzato da una task force composta da Istituto superiore di sanità, Aifa, Agenzia per i servizi sanitari regionali e Inmp, l’Istituto per il contrasto delle malattie nella povertà 

Una fotografia delle diseguaglianze evidenti quando parliamo di patologie gravi, favorite da stili di vita insalubri, più diffusi tra i ceti meno abbienti e poco istruiti

L’Aids ad esempio tra le donne a basso tasso di istruzione miete vittime quasi sei volte tanto che tra i laureati

Il diabete circa quattro volte di più e nel tumore allo stomaco i casi sono doppi sia tra gli uomini che tra le donne

Tra le persone con reddito superiore alla media, la metà della popolazione inizia a dichiararsi non più in buona salute intorno ai 70 anni



Tra quelle a basso reddito ci si comincia a sentire acciaccati tra i 60 e i 64

Poi ci sono i fattori di rischio psicosociale
Nella provincia torinese la percentuale di persone esposte a stress lavorativo tra gli operai è doppia rispetto a quella riscontrata tra gli impiegati

E il passaggio da quella condizione al disturbo psichico vero e proprio è breve

Diseguali siamo anche davanti alle cure e agli accertamenti per prevenire le malattie
Le barriere economiche si fanno insormontabili per i pazienti a basso reddito quando parliamo di cure dentarie o di liste d’attesa troppo lunghe che dirottano nel privato

O ancora quando bisogna fare un accertamento prima che un grave problema di salute venga diagnosticato, esonerandoci così dai super-ticket

Fatto è che il 7,8% degli italiani, circa cinque milioni, ha rinunciato a curarsi

Le differenze comunque non finiscono qui
Gli italiani meno istruiti ricorrono più spesso alle visite generiche e all’ospedale, meno agli esami diagnostici e alle visite specialistiche, dove ticket e liste d’attesa fanno da ostacolo

Così tra i meno abbienti cresce anche il tasso di cure inappropriate

«E’ emerso un problema di deprivazione ma se riusciamo ad intervenire in modo selettivo su 6-7 milioni di persone sarà un cambio di rotta per il Paese», ha detto il Ministro della salute, Beatrice Lorenzin. Che intanto è pronta a presentare un nuovo piano taglia-liste d’attesa





http://www.lastampa.it/2017/12/01/italia/cronache/di-fronte-alla-malattia-non-siamo-tutti-uguali-la-speranza-di-vita-dei-laureati-di-anni-in-pi-k1p7WOQQFMDGsSFe31hfAK/pagina.html

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