martedì 21 agosto 2018

BENETTON: i Mapuche in ARGENTINA e le operaie del BANGLADESH: Oliviero Toscani che dice?


“Nudi come San Francesco, che si spogliò degli abiti e delle ricchezze del demonio, e nudi come tutte le creature del suo Cantico delle Creature”
La comunicazione Benetton per l’autunno inverno 2018 inizia con un’immagine che riassume i valori del marchio, ispirata al messaggio di San Francesco di Assisi, e che ancora una volta è stata affidata a Oliviero Toscani


Dopo la tragedia di Genova, la nostra redazione non si è accodata agli accusatori dell’ultima ora, considerando che non sono ancora chiare le cause del crollo del Ponte Morandi

Ha preferito ricordare in queste giornate drammatiche che la multinazionale a conduzione familiare segue nel Terzo Mondo una politica che sembra contrastare con il messaggio di fratellanza universale che grazie a Oliviero Toscani caratterizza il marchio Benetton e che nella campagna di quest’anno disvela un tocco di confuso misticismo…

Quanto accade in Argentina ai danni dei Mapuche e quel che è accaduto a Dacca con gli irrisori indennizzi ai lavoratori-schiavi morti nel crollo del Rana Plaza insomma non c’entra nulla con le immagini di questi ragazzi “‘Nudi come’ come San Francesco, che si spogliò degli abiti e delle ricchezze del demonio, e nudi come tutte le creature del suo Cantico delle Creature:

 ‘Laudato si’ mi Signore, per sora nostra matre terra’ e per queste nuove creature della Città Futura che neppure Giotto seppe pre-vedere e disegnare'”

E invece forse non è così: c’entra qualcosa questo groviglio di corpi un po’ angelicati con lo sfruttamento dei poveri depredati dai Benetton nel Terzo Mondo, perché leggendo il testo che accompagna foto e video della campagna si ha una strana sensazione:

 i corpi di quei ragazzi sono come sezionati dall’autore, che fa sfoggio quasi di una sorta di pornografia non erotica ma intellettuale:

 “Nudi come”, la nuova campagna Benetton firmata da Oliviero Toscani è proposta infatti come un messaggio di pace fondato non sull’uguaglianza tra tutte le persone al di là delle razze, ma sul catalogo delle specifiche doti fisiche di ogni etnia:

 “Non più la guerra delle razze ma il miracolo etnico con la ricchezza delle sue reminiscenze pacificate

 Forse qui la pelle scura è anche quella dei beduini del monte Sinai, e ci sono tracce d’Asia persino nelle sopracciglia; e magari negli occhi di blu-chiaro c’è il freddo della Svizzera mentre nel blu-nero c’è il caldo della Grecia madre d’Europa, e forse nel naso scuro e sottile c’è l’Etiopia somala; vedo ricordi imperiali nei capelli di seta e accenni tribali nel riccio indomabile, un tocco d’Italia profumata nelle ciglia lunghe. C’è persino il ritmo cubano nell’immagine…”.

Nemmeno i 5 Stelle nei loro programmi fantasmagorici riescono a causare tanto straniamento. Osserva a proposito di questa campagna il sito cattolico Aleteia: “Diversità e identità insieme, in una pace bugiarda che confonde per annullare. Suggestioni imperiali, fruscii di seta, azzurri gelidi del nord, madonne e cristi, croci e simboli pagani: l’euforica barbarie del mondo nuovo dipinto da questo spot  si vede bene e fa orrore. Non si saprebbe che fare, dove andare, per cosa battersi, chi amare in questo mondo in arrivo. Ci sarebbe forse solo il tempo di mangiare e vomitare e poi finire in un gorgo, che scarica non si sa dove. Non c’è inizio, nessuno sviluppo, se non simile a quello di cellule tumorali che proliferano a caso e soffocano, e non c’è fine, solo interruzione, forse”.

Noi che non siamo così profondi ci limiteremo a ricordare che altri corpi, quelli dei Mapuche e quelli delle operaie del Bangladesh, sono stati calpestati da una multinazionale che spesso ha dalla sua le leggi, certo non la morale. Vedremo cosa emergerà dall’inchiesta sul crollo del Ponte Morandi. Certo quel che abbiamo visto in Argentina e Bangladesh non era un bello spettacolo. Quanto a questi ragazzi dei diversi colori, sono quelli delle precedenti campagne cresciuti forse un po’ male, ma non per colpa loro. Frequentare certe persone non fa bene a nessuno, come testimonia con grande sofferenza la figlia di Oliviero Toscani che in una lettera al Corriere della Sera scrive: “mio padre non l’ho più visto dall’età dei miei quindici anni, quando sono andata via dalla nostra casa a Casale Marittimo per i continui maltrattamenti psichici e per i ricatti che costantemente manifestava con violenza e aggressività, sia contro di me, sia contro mia madre, Agneta, la sua prima moglie con cui ha avuto due figlie. Sin dalla separazione dei miei genitori l’ho sempre sentito imprecare contro di noi, bestemmiando, fino ad arrivare al limite inaudito di imprecare contro la nostra vita stessa (noi ancora bambine, ahimè). Oggi Oliviero è un estraneo con un grosso debito umano e morale. I miei figli lo conoscono a malapena”.

Che tipo sia il fotografo delle campagne Benetton ce lo rivela anche il suo astio verso la fede: “gli dei li hanno inventati gli uomini e di conseguenza, per imporsi, sono violenti. E questo è il vero motivo di disuguaglianza”. “Bisogna realizzare – spiega – l’integrazione e lo sviluppo per scagionare i giovani dalla prigione della religione. Perché, spesso, la religione è l’unico bene che si possiede. E io ne sono consapevole”. Toscani domanda all’intervistatore: “Ha mai visto una banlieue? Ti senti abbandonato, discriminato, senza speranza. Se fossi nato in una periferia parigina e se non fossi figlio di una famiglia laica, forse sarei morto giovane o sarei marcito in galera”. E su Papa Francesco dice: “mi ricorda mio nonno, decenni e decenni fa. Pronuncia una serie di banalità e tutti ci sorprendiamo. Arringa le folle e spiega che prega per la pace. Mi stupirei se fosse impegnato a pregare per la guerra”.

Brutte pagine united colors of Benetton





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