Berlino, 16 gen – Tre giorni fa è morto per infarto – l’ultimo di una lunga serie – Udo Ulfkotte, la penna più affilata del giornalismo tedesco. Ulfkotte aveva 56 anni e un passato da giornalista nella Frankfurter Allgemeine Zeitung, il quotidiano più prestigioso in Germania, presso cui lavorò dal 1986 al 2003 in qualità di redattore politico ed esperto di affari internazionali e servizi di intelligence.
Ma Ulfkotte ha raggiunto la fama soprattutto nel 2014, allorché diede alle stampe Giornalisti comprati, che è divenuto in breve tempo un bestseller capace di scalare tutte le classifiche dei libri più venduti in Germania.
L’opera di Ulfkotte, come si può intuire dal titolo, ha suscitato a suo tempo uno scandalo di proporzioni colossali. L’autore, infatti, ammise candidamente di essere stato sovvenzionato da Cia e servizi segreti tedeschi per scrivere articoli filostatunitensi o filo-Ue. Ma – e di qui il dramma collettivo – Ulfkotte ha mostrato anche e soprattutto come la stragrande maggioranza dei media mainstream tedeschi ed europei siano corrotti e manipolati dall’intelligence americana e dai grandi gruppi finanziari. Il tutto riportando fonti e facendo nomi e cognomi.
Ulfkotte spiega in Giornalisti comprati che la corruzione non avviene solo tramite laute retribuzioni in denaro, ma prevalentemente grazie a sovvenzioni di articoli e libri compiacenti verso gli Stati Uniti, vittorie pilotate di premi letterari, inviti presso campus universitari americani e le fondazioni private più facoltose. Avanzamenti di carriera, entrata nei “giri giusti”, solleticazione del narcisismo dei giornalisti: con questi mezzi i servizi segreti occidentali “comprano” dunque la compiacenza dei media nei confronti dei rispettivi governi.
Del resto, le tesi di Ulfkotte non si discostano molto dalla teoria dello studioso ed esperto di media Uwe Krüger, formulata nella sua tesi di dottorato Meinungsmacht (Il potere dell’opinione), pubblicata nel 2013.
Krüger ha parlato in proposito di “giornalisti-alfa”, ossia gli opinion maker più autorevoli e ben inseriti nelle élites politiche-ideologiche dell’Occidente, i quali esercitano un’influenza decisiva sui colleghi più giovani, concorrendo così al livellamento dell’informazione in favore dei gruppi di potere dominanti. Lo stesso Krüger, inoltre, ha dato alle stampe nel 2016 Mainstream, uno studio che intende rispondere al quesito che agita le menti e gli incubi delle Botteri di turno: perché la gente non crede più ai media? Viste le premesse, non c’è molto di che stupirsene.
Ad ogni modo, come era preventivabile, Ulfkotte è stato presto fatto bersaglio delle critiche più spietate da parte dai suoi colleghi, che non perdono occasione per screditarlo agli occhi del grande pubblico: “populista di destra”, “cospirazionista”, “islamofobo”, “xenofobo” ed “estremista di destra” sono solo alcuni degli epiteti che la risentita stampa tedesca ha affibbiato a Ulfkotte
In questo non hanno certo aiutato il suo appoggio a Pegida e il fatto di aver pubblicato i suoi bestseller presso una casa editrice che si occupa, tra le altre cose, anche di esoterismo e ufologia. Ma sarà altresì facile comprendere come a Ulfkotte – dopo aver portato sul banco degli accusati un’intera classe mediatica – fossero rimaste ben poche alternative per diffondere le sue idee. Ma l’astio nei suoi confronti – che si è espresso più tramite argomenti ad personam che con fatti e documenti – una cosa la dimostra senz’altro: con la sua coraggiosa denuncia, Ulfkotte ha toccato i tasti giusti.
Valerio Benedetti
http://www.ilprimatonazionale.it/esteri/aveva-rivelato-la-collusione-tra-giornalisti-cia-e-lobby-muore-a-56-anni-udo-ulfkotte-55899/ù
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