venerdì 21 aprile 2017

Diritto d’autore: hanno lasciato la Siae migliaia di autori per affidarsi alla concorrenza

Forse un giorno gli artisti italiani potranno scegliere tranquillamente la società da cui farsi rappresentare per riscuotere il diritto d’autore dovuto per l’utilizzo delle loro opere in Internet, televisione, dal vivo ecc.
 Parimenti, gli utilizzatori (negozi, radio, televisioni ecc) potranno fruire della medesima discrezionalità nell’accedere al repertorio da trasmettere sulle loro reti. In entrambi i casi, la scelta verrà effettuata tenendo conto dell’efficienza dell’intermediario in termini di costi, trasparenza, rapidità. In futuro in Italia sarà così, forse..

Nel frattempo, però, la situazione italiana è più che mai grigia e confusa. L’unica società legalmente autorizzata ad operare in Italia nell’intermediazione del diritto d’autore è la SIAE, sulla base di una riserva di legge che risale al 1941, cioè ai grammofoni
Man mano sono però apparsi nuovi intermediari, incoraggiati dal fatto che tale attività risulta liberalizzata ovunque in Europa. Infatti, pur restando l’operatore storico (PRS nel Regno Unito, Gema in Germania ecc) il perno del settore, non vi è ragione per vietare l’ingresso a nuovi operatori innovativi, soprattutto ora che il mercato si è spostato verso tecnologie più avanzate. Pertanto, in Italia alcune migliaia di autori (alcuni famosi come Fedez e Gigi d’Alessio) hanno lasciato la SIAE per affidarsi alla concorrenza, e così hanno fatto molti utilizzatori
 Ne sono scaturiti contenziosi legali e contestazioni, culminati con le segnalazioni all’Antitrust che hanno indotto quest’ultima ad aprire un procedimento verso SIAE per abuso di posizione dominante. La stessa autorità Antitrust, peraltro, già nel 2016 aveva segnalato al governo italiano la necessità di superare la riserva legale ed aprire il mercato alla concorrenza.  

Ma il governo italiano ha ignorato tale segnalazione. Per di più, avrebbe potuto approfittare di un’occasione irripetibile per riordinare il settore ed adeguarlo ai tempi. Si doveva recepire una direttiva europea, la 26/2014 che sancisce una forte armonizzazione del settore. Tale direttiva riconosce la libertà degli autori di rivolgersi all’intermediario da loro scelto, ma non entra nel merito dei regimi giuridici nazionali, dando per presupposta la liberalizzazione scaturente dalle norme europee sulla libera circolazione dei servizi ed in particolare dalla famosa direttiva Bolkestein, la 123/2006
 Il meccanismo ha funzionato dappertutto in Europa ma non in Italia dove il governo - nel marzo scorso - ha ribadito il monopolio legale della SIAE alimentando così il corto-circuito tra regole nazionali ed europee

Ma, soprattutto, creando una situazione di forte incertezza giuridica nel settore, visto che molti artisti ed operatori davano la liberalizzazione per scontata ed ora non sanno più come regolarsi con un monopolio legale che ritorna ghignante. 

A questo punto, come nelle tragedie che si rispettano, si aspetta l’intervento risolutore esterno, e cioè il deus ex machina che corra in soccorso degli umani incapaci di uscire dall’impasse. Si tratta della Commissione Europea, guardiana delle regole europee, che già in passato è intervenuta in Italia per risolvere conflitti irrisolvibili per inerzia politica o protezionismo corporativo. La Commissione Europea è sempre stata strenua sostenitrice della liberalizzazione dei servizi, fino a rischiare l’impopolarità, basti pensare agli interventi su libere professioni e concessioni balneari. Sarebbe curioso se ora si fermasse davanti alla SIAE e ci ripensasse


http://www.lastampa.it/2017/04/13/economia/diritto-dautore-in-italia-cortocircuito-tra-regole-nazionali-ed-europee-RkRX1Ma5ccTAsov9x4F3UJ/pagina.html

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