Meravigliose e disperate, Roma e Palermo vivono l’ennesima profonda crisi dei rifiuti
Non più un’emergenza, ormai Piuttosto, un cancro capace di mettere ciclicamente in ginocchio le due città, lasciando inermi i loro sindaci, Virginia Raggi e Leoluca Orlando
Vengono approntati “piani straordinari”, si chiede aiuto alle altre regioni, si cercano colpevoli da sacrificare, ma alla fine la crisi dei rifiuti torna
Ancora, e ancora, e ancora..
Brucia Roma
E brucia Palermo, con 150 roghi di cassonetti e rifiuti ammonticchiati per strada da giorni, settimane
La Procura indaga e Leoluca Orlando accusa
Il sindaco eterno, eletto la prima volta nel 1985, va all’attacco in una città – Capitale italiana della cultura 2018 – che a più riprese, piena come è stata per tutto l’anno di turisti, ha dovuto fare i conti con la “munnizza” per le strade, soprattutto nelle periferie
Sotto le feste, la spazzatura ha invaso pure il centro
La crisi palermitana, come a Roma, affonda le sue radici nelle viscere del Comune
Prima le tredicesime, poi gli stipendi di dicembre in ritardo:
il Comune non ha soldi sufficienti per tutte le partecipate e ha penalizzato giusto la Rap, Risorse ambiente Palermo
«Un errore degli uffici finanziari», è stata la giustificazione ufficiale, che non ha convinto nemmeno l’amministratore dell’azienda, Giuseppe Norata
E intanto Orlando istituiva una commissione d’inchiesta e tuonava contro i dirigenti, «gli stessi della vecchia Amia», poi fallita e divenuta appunto Rap Attaccato anche il suo predecessore, Diego Cammarata Che gli ha replicato tra l’ironico e lo sbalordito: «Ditegli che non sono più sindaco dal 2011»
I 1850 operai, senza fare un’ora di sciopero o di assemblea, hanno messo in ginocchio Palermo, rifiutando gli straordinari nei giorni festivi, in cui ha lavorato la metà del personale, e di uscire con i compattatori, considerandoli guasti anche se avevano un solo fanale rotto
Tecnicamente non uno sciopero, ma gli effetti sono stati forse peggiori
In periferia sono stati dati alle fiamme i rifiuti accatastati, rimedio peggiore del male, per il rischio diossina
I pm indagano per inquinamento e per omissione di atti d’ufficio. Per capire cioè le cause di un disservizio che ha portato la capitale della cultura 2018 al crac ambientale
MONNEZZA ROMA
E pensare che aveva assicurato «un Natale tranquillo», l’assessore all’Ambiente di Roma Giuseppina Montanari, nonostante fosse appena andato a fuoco uno dei più importanti impianti di smaltimento della Capitale
I rifiuti, che non badano alle parole, hanno sommerso strade e promesse
Tanto da far tremare, per la prima volta, la poltrona dell’assessora “amica” di Beppe Grillo
È il fondatore del Movimento ad aver inviato Montanari a Roma, come lei stessa ricorda spesso a chi in Campidoglio le si oppone. Neanche con i consiglieri capitolini M5S c’è mai stata sintonia
«Montanari? Preferisco parlare della Lazio», punge da tempo Pietro Calabrese, consigliere tifosissimo della Roma
Ma la copertura politica di Grillo è pesante, rende «difficile, quasi impossibile un allontanamento, nonostante sia diffusamente mal sopportata», spiegano gli uomini più vicini a Raggi
Chi invece sembra indirizzato verso il patibolo è Lorenzo Bagnacani, presidente e amministratore delegato di Ama, la municipalizzata dei rifiuti. «Perché un segnale di cambiamento si dovrà dare», ragionano in Campidoglio, «soprattutto nelle periferie», un tempo fortino del Movimento 5 stelle e oggi nuovamente tornate a ribollire di rabbia
È lì che i cassonetti prendono fuoco nella notte, lì Raggi e Montanari vengono ormai contestate apertamente
E infatti di tempo per risolvere l’emergenza e invertire la rotta, Raggi ne ha concesso poco:
fino al 6 gennaio
Poi, se la situazione non sarà migliorata, «la testa di Bagnacani potrebbe cadere, ma speriamo nel miracolo di Natale»
https://www.lastampa.it/2018/12/30/italia/roma-e-palermo-soffocate-dai-rifiuti-WTSDlndp52GNv6RnYbp0rJ/pagina.html
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