sabato 16 febbraio 2019

PM sul pestaggio Cucchi: colonnello dei carabinieri manipolò le prove

Si allunga l’elenco degli indagati nel processo per la morte di Stefano Cucchi
 Agli imputati (cinque carabinieri, tre dei quali accusati di omicidio preterintenzionale) si aggiunge anche il colonnello Lorenzo Sabatino, oggi comandante provinciale dei carabinieri a Messina
 Come riporta “La Repubblica” a lui è contestato il reato di favoreggiamento per l’attività di occultamento e manipolazione delle prove condotta nel novembre 2015 dal Reparto Operativo dell’Arma di Roma, di cui era allora comandante
Al colonnello Sabatino, che in quel novembre del 2015 aveva ricevuto l’incarico di raccogliere e trasmettere alla Procura tutti gli atti interni all’Arma su Cucchi, il pm Musarò contesta infatti di non aver segnalato, tra i documenti trasmessi, che erano state “manomesse” due delle evidenze chiave, in grado di ricostruire cosa fosse accaduto la notte del 16 ottobre 2009, quella dell’arresto e del pestaggio di Stefano Cucchi

Le prove manomesse
Il giovane geometra romano fu arrestato per droga nell’ottobre 2009 e morì una settimana dopo in ospedale

 Sulla circostanza che il nome di Cucchi risultò “sbianchettato” e “coperto” nell’apposito registro del fotosegnalamento conservato nella caserma dell’Arma dove quella notte fu portato dopo l’arresto, è stato sentito in aula il maggiore dei carabinieri Pantaleone Grimaldi

 L’ufficiale ebbe un contatto con questa storia nel novembre 2015, all’epoca della riapertura delle indagini
 A contattarlo fu il Comandante del Reparto operativo di Roma, colonnello Lorenzo Sabatino:
 gli disse che di lì a poco in caserma si sarebbe presentato il capitano Tiziano Testarmata, all’epoca al nucleo investigativo dei carabinieri provinciali, per acquisire una serie di documenti. Tra gli atti da prelevare - e di cui avrebbe preteso di avere solo una copia conforme mentre successivamente fu acquisita anche la copia originale su richiesta della procura - c’era il registro dei fotosegnalamenti

La testimonianza
«Il capitano mi fece presente che c’era qualcosa che non quadrava - ha detto Grimaldi in aula - Su un rigo, un nome era stato sbianchettato e sopra era stato scritto un altro nome

 Mi resi conto immediatamente dell’anomalia, in quel caso mi sembrò qualcosa in più di un’irregolarità
Meritava un maggiore approfondimento;
 quell’atto andava sequestrato e acquisito

Guardando in controluce mi resi conto che cancellato si poteva leggere il nome di Cucchi

 Ascoltando le mie obiezioni, il capitano Testarmata si mostrò molto perplesso, non sapeva cosa fare e mi rispose che avrebbe chiesto direttive, quindi uscì dalla stanza per fare una telefonata

Non so a chi chiese direttive,
 so che poco dopo tornò dicendo che la direttiva restava quella di fare una copia conforme, senza prendere l’originale»

 Quel fascicolo fu successivamente acquisito in originale su ordine della procura

Le prossime tappe
Altri testimoni sono stati sentiti in aula
 Tra questi una serie di persone che hanno avuto contatti con Cucchi nella palestra che frequentava: 
tutti hanno detto che all’epoca precedente il suo arresto, il giovane si allenava regolarmente, ma era una persona esile, molto magra

 E poi, Massimiliano Di Carlo, un agente della penitenziaria che vide il giovane nelle celle del tribunale prima del suo accompagnamento in aula per l’udienza di convalida dell’arresto

«Aveva il volto tumefatto con delle macchie scure di colore marrone sul viso - ha detto testimoniando per la prima volta al processo - All’epoca commentai con un collega, dicendo “guarda com’è conciata questa persona”»

Il 27 febbraio si ritornerà in aula. Tra i testimoni citati ci sarà il generale Vittorio Tomasone, all’epoca comandante provinciale dei carabinieri di Roma e che, secondo alcuni testimoni ordinò verifiche interne su quanto accaduto in caserma nella notte tra il 15 e il 16 ottobre 2009, quando Cucchi fu arrestato




Nessun commento:

Posta un commento