lunedì 4 marzo 2013

Sulla figura misteriosa di Ramana Maharshi


di Fabio Duranti

Quello che sicuramente risalta della figura dello scarno Ramana, è la sua tranquillissima descrizione che sovente faceva del particolare processo a cui fu sottoposto prima della sua completa liberazione dalla ruota del samsara.
Questo indiano dall’aspetto sicuramente anche non piacevole, parlava di tale esperienza fondamentale per la sua anima , come di una vera e completa , assoluta e definitiva morte. Ciò deve farci molto riflettere. Possiamo avere molteplici esperienze mistiche, incredibili samadhi ed illuminazioni parziali, percezioni paradisiache dei livelli superiori dell’universo, ma la cosa fondamentale, l’unico necessario in ogni vero sistema di liberazione interiore è LA MORTE. Un detto antico, probabilmente proveniente dalla genuina tradizione alchemica occidentale, afferma che “ Chi muore mentre ancora vive, quando muore in realtà non muore”. Non è questa un’ulteriore conferma dell’esistenza della cosiddetta filosofia perenne?
Nel sistema profondamente iniziatico degli antichi catari, misconosciuti e mal compresi, si  parla di un triplice processo,  raffigurato con  dei segni tratti dalla natura. Un processo che inizia col simbolo del bruco che, morendo, si trasforma in crisalide che a sua volta, scomparendo, si trasforma in una farfalla alata colorata da dei bellissimi  riflessi d’oro di fenice.
Ecco il misterioso triplice  enigma che la sfinge pone ad ogni candidato all’alchimia trasformatrice interiore, enigma triplice come triplice è il processo alchemico classico. Ramana Maharshi è morto totalmente al suo pesante piombo interiore, TOTALMENTE!
Solo così ha incominciato veramente a vivere, dopo esser passato per la morte mistica, chiamata anche in altre tradizioni, la dolce morte… che molti riescano a seguir fino   in fondo la  disssoluzione assoluta dell’ego…. Totalmente, dolcemente… per divenir come Ramana, una farfalla dalle ali dorate che ancora  adesso spande il suo  nettare di beatitudine su tutti…

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