domenica 13 aprile 2014

Camerun: l'olio di palma e la dodicesima fatica di Ercole

L'olio di palma è una delle merci emergenti dell'ultimo decennio. E' il più economico olio commestibile, e la materia prima più appetibile per la produzione di biocarburanti. L'olio di palma è una pianta di origine africana, e ora, dopo l'enorme espansione delle piantagioni industriali nel Sud-est asiatico, la palma da olio sta tornando in Africa, sotto forma di piantagioni industriali.

Come sempre in presenza di un boom produttivo, attorno alla palma da olio si cristallizzano speranze di rapido sviluppo economico, e polemiche sugli impatti ambientali e sociali. Nel caso della palma da olio, questi impatti sono già stati sperimentati in Indonesia e Malesia, dove la rapida espansione delle piantagioni portato alla massiccia deforestazione, a enormi emissioni di gas serra, alla perdita di biodiversità, a conflitti con la popolazione locale, alla creazione di immense piantagioni con pessime condizioni lavorative.

Uno dei primi casi di conflitto sulla terra per le piantagioni di palma da olio in Africa è stato denunciato dall'associazione ambientalista del Camerun Centre pour l'Environnement et le Développement (CED). Il suo rapporto "la tredicesima fatica di Ercole" sottolinea i gravi impatti sociali e ambientali del progetto.

"Ercole" è la traduzione di Herakles, in questo caso, però, non si tratta del dio greco, ma di un'impresa di investimento di New York che sta progettando di costruire una piantagione di 60.000 ettari nel bel mezzo di uno dei paesaggi più ricchi di biodiversità dell'Africa. Con un contratto di concessione di 99 anni, governo del Camerun ha assegnato all'impresa un'area adiacente a diversi importanti parchi naturali, con l'autorizzazione ad abbattere foreste
e piccoli impianti agroforestali.
Diversi gruppi ambientalisti guidati da SAVE Wildlife Conservation Fund avvertono che la piantagione distruggerà la foresta pluviale e minaccia le condizioni di vita della popolazione locale.

In una lettera firmata da membri di più di 80 associazioni, gli ambientalisti avvertono che il progetto minaccia l'integrità di foreste pluviali incontaminate, e aree forestali e di alto valore di conservazione (HCVF). Il sito della piantagione si trova vicino a quattro aree protette, tra cui il noto Korup National Park, che ospita oltre 600 specie di alberi, circa 200 rettili e anfibi, circa 1.000 farfalle, 400 specie di uccelli e 160 specie di mammiferi, e si tratta di una delle aree al mondo più ricche di primati. Nel Korup vivono infatti quattordici specie di primati, tra cui il Cercopiteco dalle orecchie rosse (Cercopithecus erythrotis), indicato come a rischio di estinzione dalla Lista Rossa dell'IUCN, il drillo (Mandrillus leucophaeus), a rischio di estinzione, e il colobo rosso di Preuss (Piliocolobus preussi), specie in pericolo critico, oltre allo lo scimpanzé nigeriano, una delle sottospecie di scimpanzé più minacciate a mondo. più in pericolo di sottospecie di scimpanzè del mondo. In queste foreste vivono anche elefanti, leopardi, maiali selvatici, porcospini africani.

Gli ambientalisti avvertono che le piantagioni di olio di palma disturberanno i percorsi della fauna selvatica tra il Korup National Park (a nord), Rumpi Hills Forest Reserve (a sud), Bakossi National Park e Banyang Mbo Wildlife Sanctuary (a est), isolandone lepopolazioni e impedendone la dispersione. Questo è particolarmente grave per gli elefanti di foresta, che secondo gli scienziati è una specie distinta da quella più nota dell'elefante africano, e che migrano su vaste aree di territorio: una piantagione grande quanto la metà del Korup National Park, diventa una una barriera insormontabile per gli elefanti. Nel sud est asiatico, le piantagioni di palma da olio sono circondate da canali, fossati e recinzioni elettriche, che si sono rivelate letali per gli elefanti e altri animali.

Una valutazione indipendente da parte dell'High Conservation Value Resource Network Technical Panel ha dimostrato che la valutazione sull'alto valore di conservazione (HCV) fatta dalla  filiale camerunese della Herakles, la SG sostenibile Oli Camerun (SGSOC), fosse profondamente errata. Lo standard di certificazione dell'olio di palma RSPO si trova ora a gestire due denunce formali presentate dal WWF e da SAVE.

In seguito a una recente spedizione sul campo, Greenpeace ha riferito che le popolazioni dell'area temono di perdere la loro terra e i loro mezzi di sussistenza, a causa del progetto della SGSOC. Molti contadini della zona sono piccoli contadini, che coltivano cacao, taro e mais, spesso in sistemi agro-forestali. La SGSOC non ha presentato le mappe che indicano i confini della concessione di olio di palma, lasciando abitanti del villaggio all'oscuro su quali terreni perderanno.

Durante una visita del Governatore della Regione South West al villaggio di Fabe Toko il 6 giugno scorso, la popolazione locale indossava magliette con lo slogan "fuori la SGSOC - nessuna piantagione sulle nostre terre", e hanno innalzato uno striscione che recitava: "Signor Governatore, Benvenuto al Comune di Toko. Noi diciamo no all'azienda agricola SGSOC / Herakles". Gli abitanti di Fabe anche messo i tradizionali simboli juju, come foglie di palma, all'ingresso alla piantagione, per impedire ai lavoratori SGSOC di entrare. Queste proteste sono state stroncate con gravi intimidazioni e arresti. I manifestanti sono stati convocati alla stazione di polizia e numerosi abitanti del villaggio di Mundemba sono stati arrestati e per diversi giorni.

Nonostante le promesse, l'azienda non porterà sviluppo e benessere. Secondo Greenpeace, la Herakles Farms  è riuscito a negoziare un contratto estremamente favorevole. Per esempio, l'azienda ha ricevuto importanti agevolazioni fiscali e gli affitti del suolo sono incredibilmente bassi (un dollaro l'ettaro) e fra affitti e tasse non contribuirà granché alle entrate dello Stato, mentre si è assicurata 99 di esenzione dalle tasse di importazione e esportazione. Inoltre non è neppure chiaro se le leggi che regolano le condizioni di lavoro in Camerun saranno applicabili ai dipendenti della piantagione.
Herakles Farms tenta di nascondere queste informazioni, sottolineando la propria collaborazione e con le comunità locali, e il suo sostegno alla crescita economica.

Ci sono anche preoccupazioni circa la data di progetto già prima di proprietà Eracle. La concessione è stata inizialmente controllata da Sithe Global, che è di proprietà del Blackstone Group LP, uno, gigante di New York-based private equity e società di gestione patrimoniale. Ma Sithe globale ha venduto le partecipazioni denominate SG sostenibile Oli Coopératif (SGSO) Farms Eracle nel 2009. Anche se gli attivisti hanno reso un bersaglio, Blackstone non ha avuto alcuna connessione con il progetto poiché la vendita.

http://www.salvaleforeste.it/home18/2-news/diritti-ambientali/3285-camerun-l-olio-di-palma-e-la-dodicesima-fatica-di-ercole?+utm_source=dlvr.it&utm_medium=twitter

Nessun commento:

Posta un commento