sabato 8 novembre 2014

Gli scimpanzé resistono a Ebola.. epidemia anomala..

La biologa italiana Dalila Frasson, all’opera in Sierra Leone: «Epidemia anomala, le scimmie non vengono colpite. Ma noi non possiamo uscire per comprare loro il cibo»



di Alessandro Sala

Gli scimpanzè rischiano di morire di fame

Perché questa volta il virus Ebola colpisce gli umani ma non gli scimpanzé? Perché l’epidemia del 2000, quella partita dall’Uganda, sterminò intere colonie di scimpanzé selvatici con più di 400 esemplari morti e questa invece no? «Quella di quest’anno è un’epidemia anomala rispetto alle modalità con le quali si sta manifestando. Anche la localizzazione geografica è anomala. L’Africa dell’ovest non aveva mai conosciuto Ebola prima d’ora, nè per l’epidemia del ‘76 nè per quella del 2000 e non si capisce come sia potuta arrivare fin qui dal centro.Africa, focolaio delle prime due». Interrogativi che emergono dalle parole di Dalila Frasson, conservation manager del Tacugama Chimpanzee Sanctuary, in Sierra Leone, dove sono ospitati 87 scimpanzè. Trent’anni, veneziana, laureata in Biologia del comportamento animale all’università di Firenze, ha scelto di dedicare la sua vita professionale alla salvaguardia di una specie in pericolo di estinzione, gli scimpanzé appunto, sul modello di quello che fece Jane Goodall
a partire dagli anni Sessanta. Le due scienziate si sono incontrate nei giorni scorsi al Parco Natura Viva, dove Frasson è stata per quattro anni keeper della colonia di scimpanzé. Ora Dalila è tornata in Sierra Leone, consapevole del rischio Ebola. E in un’intervista a Elena Pennacchioni pubblicata sul sito del Parco, spiega il perché e cosa significhi fare ricerca sugli animali ai tempi della pandemia.

Lo scoppio di Ebola ha cambiato tutto e anche se oggi gli animali sembrano non subirne direttamente le conseguenze, il rischio che possano soccombere per gli effetti indiretti della malattia è elevato. «Non possiamo più uscire dal territorio del santuario - spiega Frasson -. Questo significa che non possiamo più fare attività di ricognizione nella foresta per disinnescare le trappole posizionate dai bracconieri o salvare animali colpiti. Non possiamo più svolgere il nostro lavoro con le popolazioni locali per favorire la convivenza fra i villaggi delle foreste e gli scimpanzé liberi». non solo: «Non possiamo più andare noi stessi al mercato di Freetown nè nei villaggi circostanti per comprare il cibo agli animali, non ospitiamo più visitatori né volontari né scimpanzè. E poi niente più visite guidate e niente più incarichi di ricerca sul campo da organizzazioni terze». Tutto ciò ha comportato una riduzione di oltre il 30% delle entrate. «Ebola non ha ancora colpito gli animali con la malattia - commenta la biologa veneziana - ma ne sta mettendo a rischio l’esistenza a causa delle difficoltà economiche».

Il centro ospita esemplari confiscati ai privati perché maltrattati o tenuti in condizioni inaccettabili. La detenzione delle scimmie come animali da compagnia è stata decretata illegale dal governo della Sierra Leone, che però poi è in difficoltà nel trovare collocazioni alternative per animali che dopo lunghi anni di cattività non sono in grado di tornare alla vita libera. «E poi c’è il bracconaggio - puntualizza Dalila Frasson -: si uccidono per la carne madre e padre di un nucleo di scimpanzé liberi, mentre il piccolo viene lasciato morire o prelevato e inserito nel traffico illegale di animali». Prima di Ebola il personale del Tacugama Sanctuary aveva buone possibilità di fare qualcosa, con attività di monitoraggio e posizionamento di camera trap che permettevano di tenere sotto controllo queste situazioni e salvare gli animali in difficoltà. E un ruolo fondamentale aveva l’opera di informazione e di sensibilizzazione nei villaggi. «Incontriamo persone analfabete, che spesso non sanno nemmeno che gli scimpanzè sono specie protetta. Le aiutiamo a creare delle recinzioni che proteggano la loro agricoltura di sussistenza dai danni che a volte provocano questi animali e più in generale, tentiamo di insegnare loro a rendere più efficiente la loro attività agricola e d’allevamento. Il santuario, in vent’ anni di attività, ha capito che per salvare gli animali, bisogna aiutare gli uomini». Ma ad aver bisogno di aiuto è lo stesso santuario: «E’ possibile fare una donazione o adottare uno dei nostri scimpanzé - conclude la studiosa -. Sul nostro sito si possono trovare tutte le informazioni». http://www.tacugama.com/how-you-can-help/adoption

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