sabato 8 novembre 2014

Facebook, se l’azienda pretende la password al colloquio di lavoro..

Una pratica che sta prendendo piede: lo fa quasi il 2% di chi seleziona il personale. Un candidato su tre accetta e i reclutatori ammettono di scartare persone «a causa di foto pubblicate sui social». All'estero va anche peggio

di Luca Barbieri

«Il colloquio è andato bene. Ora però mi dia la sua password di Facebook che diamo una sbirciatina al suo profilo privato». La frase - che lascerebbe di stucco chiunque di noi in qualsiasi contesto - se la sentono fare l’1,1% per cento dei ragazzi italiani che sono alla ricerca di un posto di lavoro e riescono a ottenere un colloquio. Identica, l’1,2 per cento, la quota di selezionatori del personale che ammettono candidamente che sì, la password di Facebook la chiedono. Curiosità innocente? Mica tanto visto che uno su quattro tra i recruiter ammette di aver scartato candidati «a causa di informazioni o foto pubblicate sui social». Un ricatto e un abuso che
può costare l’assunzione.

Il dato emerge dalla ricerca «Il lavoro ai tempi del #SocialRecruiting» di Adecco, realizzata in collaborazione con l’università Cattolica di Milano, che in Italia ha coinvolto 7597 candidati e 269 recruiter, le persone che nelle aziende sono delegate all’assunzione del personale. Tra coloro che si sono visti richiedere la password uno su tre ha deciso di rivelarla. E ha fatto male, diciamolo subito: perché la privacy è un diritto. «La pratica di richiedere la password di un profilo altrui - avverte infatti la professoressa Ivana Pais della Cattolica, coordinatrice della ricerca presentata a Vicenza al festival «La salute delle relazioni» di Fondazione Zoé - è assolutamente illegale, oltre che deontologicamente scorretta. Ma deve far riflettere i ragazzi sull’enorme influenza che possono avere sul proprio futuro lavorativo i contenuti pubblicati sui social network».

Una bevuta tra amici a 18 anni o la privatissima festa di addio al celibato insomma possono riemergere come uno scheletro nell’armadio nel momento del fatidico colloquio. Nel resto del mondo, occorre dirlo, va pure peggio. La ricerca Adecco, che a livello internazionale ha coinvolto 1500 recruiter e 17 mila candidati, rivela infatti che all’estero la percentuale di candidati che si sono sentiti chiedere l’accesso a foto e post provati sale all’1,8% e al 6,3% quella dei recruiter che hanno richiesto la password di Facebook. Quindi, se state cercando lavoro all’estero la probabilità che vi venga richiesta la password del vostro profilo personale sale ancora.

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