domenica 28 dicembre 2014

Le tecniche di sopravvivenza degli ENTI INUTILI

I casi delle società salvate in extremis da emendamenti in Parlamento. Sono ancora salvi quelli che Cottarelli aveva suggerito di chiudere subito

Ma resistono anche i 1.612 enti che l’ex ministro della Semplificazione Roberto Calderoli era arrivato a qualificare come «dannosi», promettendo di spazzarli via. E invece lui al governo non c’è più mentre loro sono vivi e vegeti. Nessuno ha più sollevato il problema con la necessaria decisione
. Vivi i difensori civici. Altrettanto i Tribunali delle acque, i Bacini imbriferi montani, gli Ato, come pure i 600 «enti strumentali» delle Regioni che nel frattempo sono pure aumentati di numero. Vivissimi i 138 enti parco regionali nonché la pletora dei consorzi di bonifica fra i quali se ne trovò uno, nelle colline livornesi, che aveva 16 dipendenti e 33 fra consiglieri e revisori.
Per non parlare degli altri enti che si salvarono per il rotto della cuffia durante l’ultimo governo di Silvio Berlusconi grazie a un cavillo concesso loro: rifare in fretta in fretta lo statuto. Salvo l’Istituto agronomico per l’Oltremare. Salva la Cassa conguaglio per il Gpl (Gas di petrolio liquefatto). Salva la Fondazione Marconi. Salva l’Unione italiana Tiro a segno, del cui presidente Ernfried Obrist la Gazzetta dello sport pubblicò cinque anni fa la foto mentre posava accanto ad alcuni tiratori che indossavano la divisa storica delle SS, scatenando l’indignazione delle associazioni dei partigiani.
E salve, soprattutto, le società che Carlo Cottarelli aveva suggerito di chiudere subito. Un caso per tutti? Continua a esistere Arcus, creata dieci anni fa dall’ex ministro dei Beni culturali Giuliano Urbani. Il governo Monti l’aveva chiusa, poi durante la discussione di un decreto del governo di Enrico Letta un emendamento della forzista Elena Centemero l’ha resuscitata, con l’assenso di destra e sinistra. Da allora, l’ex ambasciatore Ludovico Ortona la amministra indisturbato.
Sopravvive pure l’Istituto per lo sviluppo agroalimentare, anch’esso decretato inutile da Monti e poi rianimato in Parlamento. Al pari dell’Istituto per il commercio estero, che poi se l’è cavata con la trasformazione in Agenzia. Anche se con un regalino incorporato: l’obbligo di ingoiare il personale di Buonitalia, società del ministero dell’Agricoltura finita (caso unico) in liquidazione. Sempre meglio, però, del funerale.
Un rischio corso pure dall’Ente nazionale per il Microcredito fondato da Mario Baccini che ne è presidente dalla fondazione, avvenuta nove anni fa quando era ministro. Monti aveva chiuso anche questo, ma il solito emendamento gli ha risparmiato la sepoltura. Per la felicità dell’onorevole Baccini, protagonista di un autentico capolavoro. Perché ha evitato non solo la soppressione della sua creatura, ma pure che le fossero tagliati i fondi pubblici: 1,8 milioni. Ciò grazie a un successivo emendamento alla legge di Stabilità di Monti. Autore, Mario Baccini.

informazione completa qui

Nessun commento:

Posta un commento