martedì 19 maggio 2015

Inchiesta Mafia Capitale: la RAI spia i giornalisti, sospeso giornalista TG1 Leonardo Metalli

Mafia capitale, Salvatore Buzzi, Massimo Carminati, i presunti affari, rapporti e intrecci fra alta imprenditoria romana, classe politica ed ex esponenti della Banda della Magliana. "Mai come oggi, è sempre più vivo lo spettro dello storico clan criminale che tanto ha "sporcato" con il sangue la città di Roma, dall'inizio degli anni 70' fino oltre la metà degli anni 80'".

Investigatori e magistratura vanno avanti con la mega inchiesta che ha riempito le pagine dei giornali e aumentato lo share dei tg, fra la fine del 2014 e i primi mesi del 2015. Nel frattempo le indagini avrebbero fatto venire alla luce un inquietante particolare: alcuni bar della RAI, la nostra TV di Stato, sarebbero gestiti da uomini coinvolti in Mafia Capitale e, sempre secondo i magistrati capitolini, vicini a Massimo Carminati. "Fatto oggetto di discussione e non esente da critiche". Un post, pubblicato su un gruppo Facebook (chiuso) dove vi sono iscritti, in particolare, giornalisti del servizio pubblico, ha scatenato un nuovo e non meno discutibile caso. "Contenuto critico e polemico, stupore, sconcerto e un quesito di rigore incalzano; l'autore è Leonardo Metalli". Il giornalista e redattore del TG1 non ha nascosto il suo stupore per il profondo silenzio, in merito a quest'inquietate vicenda, calante dentro gli uffici di Viale Mazzini, segreteria generale in primis. "Chiaro riferimento al Direttore Generale dell'azienda, Luigi Gubitosi".

I vertici RAI, venuti a conoscenza del post, hanno ritenuto opportuno rispondere con il "pugno di ferro", sospendendo per due giorni dal servizio il collega Metalli. Sospensione anche del suo stipendio. "Forti reazioni e polemiche di sorta non sono mancate": la prima a farsi sentire nel merito, è stata l'Associazione Stampa Romana che non ha fatto subito mancare appoggio e solidarietà allo stesso Leonardo Metalli. “La sospensione dal servizio e dallo stipendio per due giorni comminata dalla Rai al collega Leonardo Metalli rischia di segnare un punto di non ritorno per la libertà di espressione dei giornalisti, collegata in questo caso all'uso dei social network. L'azienda di servizio pubblico ha inflitto la sanzione perché in un post scritto su un gruppo chiuso Facebook composto da giornalisti Rai Metalli
era scandalizzato dal silenzio del direttore generale Gubitosi sul fatto che i bar aziendali fossero finiti in mani a uomini vicini a Carminati, coinvolti nell'inchiesta Mafia Capitale. Invece di fornire spiegazioni, l'azienda ha scelto la linea dura nei confronti del collega. Metalli era già stato sanzionato in una precedente occasione perché aveva espresso, in una mailing list interna, critiche al progetto di accentramento su Rainews dell'informazione web aziendale. Si comprime così il diritto di espressione e di critica dei giornalisti. E si assiste a un effetto paradossale: le aziende, magari, spingono per una presenza sui social network dei giornalisti per il traffico mediale che possono generare, salvo poi usarli e controllarli in una logica da Grande Fratello per addomesticare le voci non allineate e per difendere la propria "immagine", anche quando si tratta di un'azienda pubblica, cioè di tutti i cittadini, come la Rai. Una logica inaccettabile per l'Associazione Stampa Romana che chiede a FNSI di attivarsi per difendere l'art. 21 di fronte agli editori in ogni sua articolazione ed espressione”.

Comitato di redazione del TG1 e Usigrai, insieme sostengono: "è inaccettabile il nuovo corso inaugurato dall'azienda di avviare procedimenti disciplinari per motivi assolutamente inconsistenti. Lo ribadiamo noi con forza oggi che l'azienda ha comminato una sospensione dal servizio e dallo stipendio per due giorni al collega Leonardo Metalli. Un provvedimento che riteniamo assolutamente sproporzionato rispetto al merito della questione: un post scritto su un gruppo chiuso su Facebook in cui il collega chiedeva di avere risposte sulla vicenda dei bar interni alla Rai, coinvolti nell'inchiesta Mafia Capitale. Avevano sperato che la vicenda venisse ricondotta entro le sue reali dimensioni. Così non è stato. Riteniamo debba essere possibile per qualunque collega esprimere liberamente la propria opinione, fermo restando il dovere di correttezza e fedeltà che ogni dipendente deve alla propria azienda. Cdr del Tg1 e Usigrai, considerando che si tratta di una importante battaglia sui principi di democrazia, chiedono di far sì che la richiesta di chiarimenti di Leonardo Metalli diventi una richiesta di tutti i giornalisti Rai".

Art. 21; libertà di espressione e pensiero con al suo interno due altrettanto "sacrosanti" diritti, la critica e l'opinione. Una norma "figliol prodiga" di una carta costituzionale, da principio rigida e modificabile solo con legge di revisione costituzionale, rivelatasi nei fatti terribilmente "flessibile". Un altro spiacevole caso, quello della collega Marina Morpurgo, presto a giudizio con l'accusa di diffamazione, non a mezzo stampa, per aver giudicato uno spot pubblicitario, è il triste epilogo di una libertà, dei giornalisti soprattutto, a metà strada fra uno stato di perenne pericolo e una deriva distante solo un paio di centimetri. "Il rapporto editori-giornalisti? Editoria pubblica o privata poco importa": la "Dea difficoltà" sembra voler rivestire, ogni santo giorno, il bruttissimo ruolo di padrona assoluta. "Possiamo solo sperare di continuare a svegliarci tranquillamente la mattina senza dover parlare, ispirandoci al glorioso Franz Schubert, di "Canto del Cigno" dell'informazione italiana".

http://www.chinicsnews.it/notizie-di-attualita/1184-mafia-capitale-post-critico-su-facebook-sospeso-due-giorni-giornalista-tg1-leonardo-metalli.html

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