mercoledì 24 giugno 2015

Bella ciao in tutto il mondo

Bella ciao è un canto popolare antifascista italiano, nato nell'Appennino Emiliano prima della Liberazione, diventato poi celeberrimo dopo la Resistenza perché fu idealmente associato al movimento partigiano italiano.

Bella ciao è una canzone folklorica cantata dai simpatizzanti del movimento partigiano italiano durante e dopo la seconda guerra mondiale, che combattevano contro le truppe fasciste e naziste. La circolazione di Bella ciao, durante la Resistenza è documentata e sembra circoscritta soprattutto in Emilia, fra l'Appennino Bolognese e l'Appennino Modenese, dove si dice che fu scritta da anonimi partigiani.[senza fonte]
Il ricercatore bolognese Gianfranco Ginestri ha dichiarato all'Archivio Storico-Musicale del Canzoniere delle Lame di Bologna (con sede nella Biblioteca Comunale delle Lame, in Via Marco Polo 21-13) che il suo amico cantautore politico Ivan della Mea, poco tempo prima di morire, gli disse che aveva scoperto che Bella Ciao probabilmente era nata sull’Appennino Bolognese, dopo la disfatta della Repubblica partigiana di Montefiorino (Modena), quando i partigiani del Comandante Armando si trasferirono verso est, mescolandosi in altre formazioni partigiane locali, tra i paesini di Castelluccio Modenese e Castelluccio Bolognese, entrambi vicini a Gaggio Montano e Corno alle Scale, dove operavano i partigiani di Giustizia e Libertà (col futuro avvocato bolognese Checco Francesco Berti Arnoaldi Veli e col futuro famoso giornalista Enzo Biagi
). A Bologna è nata una leggenda metropolitana la quale dice che Enzo Biagi sia stato l’autore delle "dolci parole" di Bella Ciao Partigiana (sull’aria di un canto popolare padano suggeritogli da un anonimo medico partigiano modenese proveniente dalla Repubblica Partigiana di Montefiorino), le quali non sono affatto "dure parole" comuniste: infatti Enzo Biagi non era “comunista”. Ma il suo amico Checco Berti non ha mai confermato questa suddetta leggenda metropolitana.[senza fonte] Al funerale di Enzo Biagi, a Pianaccio Bolognese, quando il feretro uscì dalla chiesa, il coro maschile La Rocca (di Gaggio Montano) cantò Bella Ciao davanti alla bara, prima che fosse portata al minuscolo cimitero locale. (Esiste la prova in un video presso la redazione bolognese di "TV Sette" con sede in Via Arcoveggio 49 a Bologna).
Dopo la Liberazione la versione partigiana di Bella Ciao venne poi cantata e tradotta e diffusa in tutto il mondo grazie alle numerose delegazioni partecipanti al Primo festival mondiale della gioventù democratica che si tenne a Praga nell’estate 1947, dove andarono giovani partigiani emiliani che parteciparono alla rassegna canora “Canzoni Mondiali per la Gioventù e per la Pace”, dove inventarono il tipico ritmico battimano.
Anche gli storici della canzone italiana Antonio Virgilio Savona e Michele Straniero hanno affermato che "Bella Ciao fu poco cantata durante la guerra partigiana, e venne diffusa nell'immediato dopoguerra. La sua popolarità ebbe inizio nell'estate 1947, a Praga, al Primo Festival Mondiale della Gioventù, dove fu eseguita, e tradotta in tutte le lingue del mondo, con tipico battimani, da un gruppo di giovani partigiani italiani.[1][2] . E ancora oggi è cantata in tutto il mondo.
La musica, di autore sconosciuto, è stata fatta risalire, in anni passati, alla melodia di un canto delle mondine padane. Si trattava in realtà di un falso storico, come definitivamente dimostrato da Cesare Bermani[3]: la Bella ciao delle mondine era stata composta dopo la guerra dal mondino Vasco Scansani di Gualtieri, mentre la Bella ciao partigiana riprendeva nella parte testuale la struttura del canto Fior di tomba, mentre sia musicalmente che nella struttura dell'iterazione (il "ciao" ripetuto) derivava da un canto infantile diffuso in tutto il nord, La me nòna l'è vecchierella (già rilevato da Roberto Leydi). Un'altra possibile influenza può essere stata quella di una ballata francese del Cinquecento, che seppur mutata leggermente ad ogni passaggio geografico, sarebbe stata assorbita dapprima nella tradizione piemontese con il titolo di La daré d'côla môntagna, poi in quella trentina con il titolo di Il fiore di Teresina, poi in quella veneta con il titolo Stamattina mi sono alzata, successivamente nei canti delle mondariso e infine in quelli dei partigiani.[4]
Una possibile e precedente derivazione è stata individuata da Fausto Giovannardi a seguito del ritrovamento di una melodia yiddish (canzone "Koilen") registrata da un fisarmonicista Kletzmer di origini ucraine, Mishka Tziganoff nel 1919 a New York[5][6][7].
« Alla mattina appena alzata, o bella ciao, bella ciao
Bella ciao ciao ciao, alla mattina appena alzata,
devo andare a lavorar..!

A lavorare laggiù in risaia, o bella ciao, bella ciao
Bella ciao ciao ciao! A lavorare laggiù in risaia
Sotto il sol che picchia giù! »
(Testo della Bella ciao delle mondine[8])
In questo contesto si nota come l'espressione "bella ciao" indichi la giovinezza che si perde e sfiorisce nel lavoro[8].
« Stamattina mi sono alzata,
stamattina mi sono alzata,
sono alzata - iolì
sono alzata - iolà
sono alzata prima del sol... »
(Testo che ha probabilmente influito nella genesi del canto: "Fior di tomba"[6])

Diffusione
La fortuna di questo canto che lo ha fatto identificare come canto simbolo della Resistenza italiana e dell'antifascismo unitario come elemento fondante della Repubblica italiana consiste nel fatto che il testo lo connota esclusivamente come canto contro "l'invasore", senza riferimenti - per stare alla ormai classica tripartizione di Claudio Pavone - alla Resistenza come "guerra di classe" o come "guerra civile" (come invece è nel canto più cantato dai partigiani, quella Fischia il vento dove invece sono presenti i riferimenti al "sol dell'avvenire" e alla "rossa bandiera").
La popolarità internazionale di Bella ciao si diffuse alla fine degli anni quaranta e negli anni cinquanta, in occasione dei numerosi "Festival mondiali della gioventù democratica" che si tennero in varie città fra cui Praga, Berlino e Vienna, dove essa fu cantata, con successo, dai delegati italiani, e quindi tradotta in tutte le lingue del mondo dagli altri delegati stranieri. Questo canto raggiunse una grandissima diffusione di massa negli anni sessanta, soprattutto durante le manifestazioni operaie e studentesche del Sessantotto.
Le prime incisioni di questa versione partigiana si devono a Sandra Mantovani e Fausto Amodei in Italia, e al cantautore francese di origine toscana Yves Montand. La prima volta che venne eseguita in televisione si fa risalire alla trasmissione televisiva Canzoniere minimo (1963) dove venne eseguita da Gaber, Maria Monti e Margot, che la cantarono, senza l’ultima strofa che dice: “questo è il fiore di un partigiano - morto per la libertà”[9]. La registrazione in un 45 giri della canzone avvenne, da parte di Gaber, solo nel 1965.[10]
Nel 2002 la canzone è stata cantata dal giornalista Michele Santoro in apertura di un'edizione straordinaria del programma televisivo Sciuscià, da lui condotto, in polemica con l'Editto bulgaro.[11]
I Modena City Ramblers, particolarmente legati alla Resistenza, hanno reinterpretato il brano quattro volte, la prima delle quali è presente già nel loro primo album Riportando tutto a casa. Lo hanno poi cantato in versione "combat folk" durante il Concerto del Primo Maggio tenutosi a Piazza San Giovanni a Roma nel 2004 (ripetuta poi negli anni successivi). La versione del 1994 è stata usata per chiudere la campagna elettorale di SYRIZA nel 2015.
È stata rifatta più volte dal gruppo ska Banda Bassotti, (che spesso cantano la Resistenza nei loro testi), con ritmo più veloce.
Tra le innumerevoli esecuzioni spicca anche quella del musicista bosniaco Goran Bregović, che la include regolarmente nei propri concerti, e che ha dato al canto popolare un tono decisamente balcanico.
Bella ciao è stata al centro di diverse polemiche durante i preparativi del Festival di Sanremo 2011 poiché Gianni Morandi, il conduttore di questa edizione del festival, annunciò che avrebbe eseguito la canzone nella serata dedicata ai 150 anni dell'Unità d'Italia. L'iniziativa venne bloccata dall'opposizione del Consiglio d'Amministrazione della RAI.[12]
Durante le proteste dell'ottobre 2011, il movimento "Occupy Wall Street", gli "indignados" a stelle e strisce, ha intonato Bella Ciao.[13]
Il candidato socialista Francois Hollande ha scelto il canto popolare dei partigiani dell'Emilia-Romagna per concludere un suo discorso in occasione delle elezioni presidenziali 2012, tra gli applausi della folla.[14]
Durante le manifestazioni contro il premier turco Erdoğan avvenute nella Piazza Taksim di Istanbul e in tante altre città turche nel 2013, alcuni manifestanti hanno intonato il motivo della canzone.[15][16]
La canzone Bella ciao era molto cara a Don Andrea Gallo morto il 22 maggio 2013. Durante i funerali il 25 maggio l'arcivescovo di Genova, cardinale Angelo Bagnasco, ha dovuto interrompere la sua omelia ai funerali di don Gallo. Infatti, mentre in chiesa lui ricordava "l'attenzione agli ultimi" di don Gallo, dall'esterno si è levato il canto di Bella ciao, intonato poi anche dai presenti in chiesa che hanno applaudito.
Bella Ciao, in italiano, è stata anche cantata a Parigi dall'attore comico francese Christophe Aleveque durante le commemorazioni funebri delle vittime della strage avvenuta nel settimanale satirico francese Charlie Hebdo: nel corso di una cerimonia pubblica di sostegno del giornale (trasmessa in diretta l'11 gennaio 2015 dalla France 2)[17], e durante il funerale del fumettista Bernard Verlhac, detto "Tignous" (trasmesso in diretta da "BFMTV").

Altre versioni
Oggi è molto diffusa tra i movimenti di Resistenza in tutto il mondo, dove è stata portata da militanti italiani. Ad esempio è cantata da molte comunità zapatiste in Chiapas, naturalmente eseguita in lingua spagnola. A Cuba è cantata nei campeggi dei Pionieri, mettendo la parola "guerrillero" al posto della parola "partigiano". È conosciuta e tradotta anche in cinese.
Nella sua storia recente (dal 1968 in poi), questa canzone è stata spesso considerata alla stregua di un inno ufficiale dei movimenti comunisti o anarchici. Una versione sessantottina aggiungeva una strofa finale che recitava: "Era rossa la sua bandiera... come il sangue che versò". (Ma di cosiddetti finali ne sono stati inventati una infinità). Per questo motivo ancora oggi ispira autori italiani e stranieri, ed è utilizzata in numerose occasioni, anche non direttamente collegate alla Resistenza.

Testo della canzone

Bella ciao — versione solo strumentale
ottenuta con Linux Multimedia Studio
Il seguente testo è quello più diffuso, con alcune varianti tra parentesi:
« Una mattina mi son svegliato,
o bella, ciao! bella, ciao! bella, ciao, ciao, ciao!
Una mattina mi son svegliato
e ho trovato l'invasor.

O partigiano, portami via,
o bella, ciao! bella, ciao! bella, ciao, ciao, ciao!
O partigiano, portami via,
ché mi sento di morir.

E se io muoio da partigiano,
o bella, ciao! bella, ciao! bella, ciao, ciao, ciao!
E se io muoio da partigiano,
tu mi devi seppellir.

Mi seppellirai [Mi porterai / E seppellire] lassù in [sulla] montagna,
o bella, ciao! bella, ciao! bella, ciao, ciao, ciao!
E seppellire [Mi seppellirai / Mi porterai] lassù in [sulla] montagna
[sotto l'ombra] all'ombra di un bel fior.

E [Tutte] le genti che passeranno
o bella, ciao! bella, ciao! bella, ciao, ciao, ciao!
E [Tutte] le genti che passeranno
Ti diranno «Che bel fior!»

«È questo il fiore del partigiano»,
o bella, ciao! bella, ciao! bella, ciao, ciao, ciao!
«È questo il fiore del partigiano
morto per la libertà!» »

Incisioni
Alcune tra le numerose incisioni, italiane ed estere, del brano:
1963 - Sandra Mantovani e Fausto Amodei (versione dei partigiani) per l'EP Canti della Resistenza italiana 2 (registrazione presente nelle prime stampe del disco, quindi sostituita dall'incisione collettiva, indicata qui di seguito, degli artisti del Nuovo Canzoniere Italiano)
1965 - Giovanna Daffini (versione delle mondine) e altri vari artisti del Nuovo Canzoniere Italiano (versione dei partigiani) in Le canzoni di Bella Ciao (album riassuntivo dello spettacolo Bella Ciao di Roberto Leydi e Filippo Crivelli)
1965 - Milva in Bella ciao (sia la versione delle mondine sia quella partigiana) e in Canti della libertà
1967 - Giorgio Gaber
1971 - Anna Identici in Alla mia gente (versione mondine e versione partigiana corale)
1974 - Duo di Piadena in Il vento fischia ancora
1975 - Claudio Villa
1978 - Maria Farantouri in Protests - songs from around the world
1988 - Officine Schwartz in Colonna Sonora Di Remanium & Dentaurum
1993 - Heiter bis Wolkig in Musikka Lustikka
1993 - Banda Bassotti e Gang in Bella ciao
1994 - Modena City Ramblers in Riportando tutto a casa
1995 - Thomas Fersen in Les Ronds de Carotte
1997 - Lény Escudero in Chante la Liberté
1998 - Boikot in Ruta del Che - No Callar versione in spagnolo eseguita in medley con ¡No pasarán!
1999 - Modena City Ramblers in Raccolti versione acustica dal vivo
2001 - Anita Lane in Sex O' Clock versione cantata in inglese
2002 - Coro dell'Armata Rossa in The Best of the Red Army Choir: the Definitive Collection cantata in italiano
2003 - Pippo Pollina in Racconti Brevi
2003 - Egin in Il Colore delle Idee
2003 - Giovanna Marini (versione delle mondine) in Il fischio del vapore
2004 - Ska-P in Vals Del Obrero contenuta in Incontrolable
2005 - Chumbawamba in A Singsong and a Scrap, versione cantata in inglese
2005 - Modena City Ramblers e Goran Bregović in Appunti partigiani, versione live registrata il 31 dicembre 1999 a Modena.
2005 - Yo Yo Mundi in Resistenza
2006 - Banda Osiris in Oggi, un giorno del '44
2006 - Talco in Combat Circus
2007 - Les Ramoneurs de Menhirs in Dãns an Diaoul
2007 - RedSka in Mi son sbagliato nel confondermi, versione live
2008 - Modena City Ramblers in Bella ciao - Italian Combat Folk for the Masses sia nella versione delle mondine, che nella versione partigiana
2013 - RedSka in Bella Ciao, nuova versione in studio
2014 - Pastellesse Sound Group in Tra sacro e profano, versione in studio riarrangiata con botti, tini e falci

TESTO IN 30 LINGUE: http://www.antiwarsongs.org/canzone.php?id=722&lang=it

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