mercoledì 1 luglio 2015

Caso Loquenzi: deputati M5S ratificano la volontà di Casaleggio

di JACOPO IACOBONI

Alla fine, a tarda sera, i deputati del Movimento cinque stelle hanno chinato amaramente la testa e ratificato passivi la volontà di Casaleggio. Sono riusciti - magra consolazione - a non votare, perché il voto li avrebbe definitivamente squassati, ma squassati lo sono già: il direttorio è imbarazzatissimo e sculacciato dal cofondatore del Movimento e in definitiva Gianroberto Casaleggio si riprende il pallone e azzera il voto di sfiducia che gli era arrivato contro la scorsa settimana. Ma la storia, com’è evidente, avrà un mucchio di strascichi e non finisce così. Questa è solo una puntata, per quanto sintomatica e rivelatrice.

Ilaria Loquenzi, la contestatissima - e molto poco amata - responsabile della comunicazione del Movimento alla Camera resta al suo posto, ma lo scontro che s’è consumato è stato durissimo: tra parlamentari e Casaleggio, tra parlamentari e direttorio, e all’interno degli stessi parlamentari. Ieri sera, in un’assemblea che non finiva mai e che è stata ovviamente molto aspra, si sono create (almeno) due grandi fazioni: da una parte il direttorio e diversi parlamentari che spingevano perché si rivotasse, pur sapendo che questo avrebbe definitivamente spaccato in due il gruppo, ma il loro guadagno era farsi belli con Milano e acquisire peso agli occhi di Casaleggio. Dall’altra chi mercoledì aveva votato no, stanco delle imposizioni di Casaleggio, ma anche tantissimi astenuti, o gente che non ne voleva assolutamente sapere di prender parte a quella contesa, mortale per l’affiatamento e le speranze di compattezza del gruppo. Nel primo voto, ricordiamolo, gli assenti erano stati una trentina: tanti
.

Il dato è che Casaleggio ha imposto una volontà, e ribadito che il Movimento lo comanda lui, come un manager che dirige un’azienda. Ma uno scontro consumato in questa maniera è destinato a lasciare una traccia pesantissima anche sugli sviluppi futuri. «Guardate che a Milano si ricorderanno di chi ha votato contro Casaleggio», Di Battista catechizzava così i contrari, quasi uno a uno. I quali l’hanno vissuta ovviamente come una minaccia di non esser ricandidati da Milano. In un partito normale fa parte del cinismo della politica che il capo minacci di non ricandidare i parlamentari che gli vanno contro, ma nel Movimento?

È chiaro che alla fine di questa clamorosa frattura tra parlamentari e Casaleggio quello che viene sancito è la metamorfosi, forse definitiva, del Movimento cinque stelle, la sua trasformazione da movimento in partito. Resta sul campo anche l’ambizione di leadership di Luigi Di Maio, che forse ha pensato di poter gestire il malcontento antiCasaleggio, ma si ritrova bastonato dal manager milanese, e dimidiato nell’autorevolezza - coi suoi deputati - in vista delle prossime tappe di questa guerra.


http://www.lastampa.it/2015/06/30/italia/politica/il-ms-squassato-china-la-testa-e-ratifica-la-volont-di-casaleggio-geUhxZcvxkAfPBNzY3pcXI/pagina.html

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