venerdì 14 agosto 2015

I vigili di Torino hanno ucciso Andrea Soldi: IL TSO DEVE CAMBIARE

Un audio dei soccorritori del 45enne morto mercoledì dopo essere stato caricato a forza su un’ambulanza e portato in ospedale per un ricovero forzato: «Intervento invasivo»

di Elisa Sola

«È stato un intervento invasivo… lo hanno fatto soffocare». È racchiusa in cinque telefonate acquisite dai Nas la conversazione che potrebbe dare la svolta all’inchiesta sulla morte di Andrea Soldi, il 45enne schizofrenico morto il 5 agosto pochi minuti dopo essere stato prelevato dai vigili in piazza Umbria a Torino per un Tso. A parlare è l’autista dell’ambulanza che ha trasportato Andrea all’ospedale Maria Vittoria. Un ragazzo della Croce rossa di Beinasco. Quel giorno c’era lui alla guida della 291, il veicolo in “seconda partenza” avvisata dal 118 dopo le 14 per un intervento urgente. È un testimone importante perché ha visto tutto. E ha provato a reagire, suo malgrado, invano. Dopo che Andrea è stato fermato e ammanettato, l’uomo ha chiamato la centrale per riferire cosa aveva visto. E la sua preoccupazione. Quando ha telefonato, era agitato per due motivi. Perché aveva appena assistito a un intervento da parte degli agenti non del tutto ordinario, piuttosto “violento”. E perché sarebbe stato costretto a fare qualcosa che non dovrebbe fare e che non rientrava nel protocollo di soccorso: portare un paziente in crisi respiratoria a pancia in giù e con le manette. Un paziente lasciato solo.

«È stato invasivo...» dice il ragazzo alla centralista del 118, la dottoressa con cui era già in contatto dall’inizio dell’operazione. Il riferimento è alla manovra di contenimento con cui i tre vigili hanno immobilizzato Andrea Soldi, prelevandolo dalla panchina su cui era seduto e ammanettandolo. «Lo hanno preso al collo... lo hanno fatto un po’ soffocare» sottolinea il testimone, che a un certo punto rivela: «Mi hanno detto di caricarlo, ma siccome aveva le manette ed era a pancia in giù non volevo farlo e ho detto di no. Ma loro me l’hanno ordinato e io l’ho lasciato così, a pancia in giù». Andrea, già in stato di difficoltà respiratoria e probabilmente cardiaca, non avrebbe potuto essere sistemato prono sulla barella, per di più ammanettato, perché questa posizione avrebbe contribuito a impedirgli di respirare. E questo l’autista lo sapeva bene. Alla polizia giudiziaria del procuratore Raffaele Guariniello, che lo ha sentito, il volontario della Croce rossa ha dichiarato: «Ero scandalizzato perché mi hanno costretto a caricare una persona contro le nostre procedure operative… io ho tentato di fermali dicendo loro: ma cosa state facendo? Ma loro mi hanno costretto a fare una cosa che non volevo…». Così Andrea Soldi ha trascorso gli ultimi minuti della sua esistenza. In affanno, rosso in volto, schiacciato dal suo stesso peso - 120 chili - su una barella, senza la possibilità di girarsi o anche solo di muoversi. Senza nessun medico a bordo in grado di rianimarlo. «Se lo avessero messo di fianco», ha spiegato il soccorritore agli inquirenti, sarebbe stato ancora possibile mettergli la mascherina dell’ossigeno per farlo respirare.


«Il mondo è dei prepotenti»
Ma c’è un altro particolare rilevante riferito dal teste. Quando la barella è entrata in ospedale, i vigili hanno chiesto all’autista del 118 una copia del verbale che aveva redatto a bordo dell’ambulanza. Un foglio in cui veniva descritta l’operazione effettuata. «Ho detto loro che non potevo dargliela io e subito, che dovevano rispettare le procedure» confida l’autista alla centralista del 118 durante l’ultimo colloquio intercorso tra i due. «Ma uno degli agenti – aggiunge – col cellulare ha fotografo il foglio lo stesso». «Il mondo è dei prepotenti», risponde la dottoressa della centrale, che pochi istanti dopo avvisa il volontario della sorte subita da Andrea: «Ormai è morto». «Urca!» esclama il ragazzo, che agli inquirenti spiegherà come la richiesta dei vigili di ottenere subito il suo verbale fosse, a suo modo di vedere, un gesto aggressivo dettato dalla necessità di “volersi parare”, di cercare elementi per cautelarsi. Come se avessero intuito di avere esagerato. «Vediamo adesso se la famiglia si muoverà», conclude la centralista dal 118 prima di congedarsi, riferendosi a una ipotetica azione legale dei parenti di Andrea nei confronti dei vigili e dello psichiatra che ordinò il Tso.


Testimoni increduli
Nelle prossime ore i Nas sentiranno altre due testimoni: le due ragazze volontarie che erano a bordo del mezzo della Croce rossa insieme all’autista. Sono decine i verbali che i Nas hanno scritto negli ultimi cinque giorni, anche a mano, con carta e penna, direttamente in piazza Umbria, dopo aver sentito chi, per l’ultima volta, aveva visto Andrea Soldi vivo. Non ha urlato Andrea, quando i vigili lo hanno accerchiato e stretto. Ha emesso un unico gemito, soffocato, dopo essere stato stretto al collo e avere perso i sensi. Prima di precipitare a terra, a faccia in giù. «Era appena venuto da me a comprare una bottiglietta d’acqua – precisa la barista del locale che Andrea frequentava di giorno - lui beveva solo acqua. Non alcol. Poi è andato alla panchina. Era tranquillo. Abbiamo visto i vigili arrivare e abbiamo pensato tutti: ma non ce l’avranno mica con Andrea?». «Ma lui era buono. Io lo facevo giocare coi miei figli». «Chiedeva sempre sigarette – aggiunge un secondo teste sentito dai Nas direttamente nel locale – ed era educato. Quando aveva i soldi per comprarne un pacchetto, le restituiva a tutti». Mentre i vigili trattenevano Andrea dalle braccia e lo stringevano da dietro la schiena all’altezza del collo e del petto, un carabiniere in pensione di 76 anni si era affacciato dalla finestra. Aveva gridato: «Smettetela! Così lo ammazzate». «Vuoi venire tu a fare il nostro lavoro?» è stata la risposta che uno degli agenti gli ha dato.

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