sabato 15 agosto 2015

Luther Burbank: la scienza e l'amore...

“Il segreto per una migliore coltivazione delle piante, oltre alle nozioni scientifiche, è l’amore” (…) “Spesso, mentre facevo degli esperimenti per creare una specie di cactus senza spine, parlavo alle piante per creare tra noi una vibrazione d’amore. Dicevo loro: - Non avete nulla da temere. Non vi occorrono spine di difesa: 
vi proteggerò io. - e a poco a poco l’utile pianta del deserto si trasformò in una varietà senza spine”.

Con queste parole inizia il capitolo 38 del libro “Autobiografia di uno yogi” di Paramahansa Yogananda che stavo leggendo e chi parla è Luther Burbank: dopo averle lette è stato impossibile non approfondirne la conoscenza.

Luther Burbank, nato a Lancaster, Massachusetts, il 7 Marzo 1849 e scomparso a Santa Rosa, California, l’
11 Aprile 1926, malgrado la sua formazione elementare è stato un botanico, un orticoltore ed è considerato
uno dei massimi pionieri della scienza agricola. Tredicesimo di quindici fratelli, sviluppò la sua passione nel
giardino di famiglia.
Alla scomparsa del padre, il giovane Luther investì, poco più che ventenne, la sua parte di eredità acquistando un terreno. Nel 1871 sviluppò la patata che l’avrebbe reso celebre nel mondo, la “Russet-Burbank Potato”. Nel 1875 vendette i diritti sulla “Russet-Burbank Potato” per 150 dollari e investì questa cifra per acquistare a Santa Rosa in California, un terreno di circa 15.000 mq. 
Qui costruì la sua casa e le sue prime serre dove in cinquantacinque anni selezionò varietà di tutte le piante, 
tra cui: 10 ciliegie, 6 castagne, 113 prugne, 16 more (tra cui una varietà bianca: la “Iceberg white 
blackberry”), 26 tipi di verdure, quasi 100 piante ornamentali e 35 cultivar di “cactus fruttiferi”, fino ad 
arrivare a quasi 800 piante. Tra le sue creazioni meritano particolare attenzione “la castagna del miracolo”, 
una pianta di castagno che entrò in produzione quando aveva solo 3 (tre!) anni e “il ciliegio sorprendente”, 
una pianta di ciliegie che aveva innestate ben 160 varietà di ciliegie! 

Se non bastasse, Luther Burbank è stato anche un prolifico autore: infatti tutti i metodi e i risultati ottenuti 
durante le sue sperimentazioni, sono stati riportati su libri.
Sarebbe interessante poter trovare “How the
cactus got its spines and how it lost them: a sidelight on the importance of environment” ( Come il
cactus ha ottenuto le spine e come le ha perse: un chiarimento sull’importanza dell’ambiente).

Il continuo ricercare nella natura lo condusse, è inevitabile, alla ricerca di qualcosa di più profondo, qualcosa
che avrebbe dovuto fargli capire i meccanismi più sottili che regolano la natura. Negli ultimi anni della sua
vita, malgrado la sua autodefinizione di ateo (specificò, poi, che era nel senso che non si riconosceva nelle “religioni” fatte dagli uomini), incontrò il Maestro indiano Paramahansa Yogananda. La conoscenza e il successivo praticare la via spirituale indicata dal Maestro Yogananda fu per Burbank illuminante, al punto che trovò le risposte che cercava e molto di più. Vi rimandiamo alla lettura integrale del capitolo del libro che abbiamo all’inizio citato per farvi capire cosa avvenne. Vi anticipiamo che il rispetto e l’interesse tra questi due grandi uomini di inizio secolo fu reciproco tanto che Yogananda chiamò Burbank “il Santo fra le rose”.
( Per inciso, l’ “Autobiografia di uno yogi” è considerato, a sessanta anni dalla sua pubblicazione, un classico della letteratura spirituale; i concetti e i metodi religiosi che il Maestro Yogananda ha divulgato sono oggi applicati nei campi più diversi, ad esempio nei sistemi educativi, nella psicologia, negli affari, nella medicina e danno alla vita di tutti i giorni un grande contributo a una più completa visione spirituale della vita, piante comprese!).

Oggi molti di noi, non sapendolo, apprezzano il lavoro di Luther Burbank: le succulente “prugne Santa
Rosa”, le patatine fritte di Mc Donald (usano solamente “Russet-Burbank Potato”), le more di rovo senza
spine, le pesche nettarine o le splendide “rose Burbank” sono solo degli esempi.
Luther Burbank riposa sotto un cedro del Libano nel giardino della sua casa a Santa Rosa, divenuta nel
1960 un parco commemorativo. Il Maestro Yogananda giurò che la sua anima risplendeva in ogni fiore che sbocciava.

A proposito del suo lavoro alla ricerca del cactus senza spine, Burbank scrisse che era stato: ”Il più elaborato, il più costoso, il più doloroso e difficile fisicamente parlando, e il più interessante degli esperimenti che ho mai fatto”. 
Leggendo il suo “The new agricultural-horticultural opuntias. Plant creations for arid region” del 1907,
( da cui sono tratte le illustrazioni di questo articolo) si capiscono le ragioni che lo spinsero a creare alcune varietà di Opuntia senza spine. Per prima cosa pensò che poteva costruire un eccellente foraggio per i bovini e poi, visto che era una pianta che cresceva spontaneamente in zone desertiche, pensò che questa sua creazione avrebbe portato ad uno sfruttamento “agricolo” del deserto.

Le piante di cactus senza spine che Luther Burbank vendeva erano le pale delle diverse varietà che aveva selezionato: “Santa Rosa", "Sonoma", "California", "Fresno", "Chico", “Monterey” e “Guayaquil”.

Spiegava come piantarle (non prima di averle fatte “appassire” bene in un luogo asciutto, caldo, ma non al 
sole diretto), coltivarle (metterle a dimora praticamente in qualunque tipo di terreno; addirittura dice che 
anche l’Alaska potrebbe andare bene, considerato che le sue piante sopportavano temperature di diverse 
decine di gradi sottozero) e chiedeva di riprodurle (spiegava che le sue piante, seppure giovani, emettevano 
un impressionante numero di nuove foglie; questo fu confermato da una relazione del Prof. M. E. Jaffa della 
Università Statale che dichiarò che una pianta della varietà “Santa Rosa” nata da seme, in tre anni, 
raggiunse le dimensioni di sei piedi per sette – circa 1,80x2,00 metri!). 

A margine delle note colturali vengono anche elencate le diverse qualità delle piante e dei frutti, tra cui: le
foglie più giovani potevano essere bollite e gustate in cucina in preparazioni sia dolci che salate, mentre
quelle più grandi, riscaldate dal sole, potevano sostituire la borsa dell’acqua calda! Ottime le marmellate, le
gelatine o gli sciroppi ottenuti dai frutti, giudicati più saporiti delle banane.

Sfogliando il catalogo delle “the best varieties”, piante che Luther Burbank aveva testato e selezionato
nella sua casa-fattoria-laboratorio, in Santa Rosa, spiccano le seguenti varietà:
“Skelley”, varietà importata dalla Sicilia nell’Ottobre del 1895 da Mr. E. R. Skelley; la pianta è parzialmente 
senza spine ma quello che colpisce è la descrizione che segue: “…cresce intensivamente sulla lava del 
Monte Etna dove non piove per mesi e i tronchi in molti casi sono larghi quanto il corpo di un uomo.” 
“Catania”, importata in America nel Luglio 1900 da Mr. W. T. Swingle da: “…un villaggio vicino Catania…” e 
segnalata per gli ottimi frutti.
“Corfù” importata anche questa da Mr. Skelley nel 1899 segnalata anche questa per i deliziosi frutti.
“Taormina” importata da Mr. Lathrop e Mr. Fairchild da Taormina nel Gennaio 1903, con grandi frutti rossi o
giallastri ma: “…armata principalmente con diaboliche spine.”

Ultima curiosità è quella che riguarda il ristorante dell’ Hotel Butler di Seattle che nel 1908, periodo in cui i cactus senza spine venivano commercializzati proponeva un menù molto particolare: zuppe, frittelle, sottaceti, paste dolci, bibite e sorbetti erano a base di Opuntia!

Concludendo, dopo aver fatto nostro il pensiero di Paramahansa Yogananda e la filosofia di Luther
Burbank, ci piace pensare, guardando la fotografia “p133” a pagina 112 dello stupendo libro “Copiapoa in
their environment” di R. Schultz e A. Kapitany, che la Copiapoa tenebrosa senza spine in primo piano
non debba la sua caratteristica a chissà quale combinazione cromosomica ma, forse ( leggi: sicuramente), a una sua precisa volontà…..

http://www.compagniadelgiardinaggio.it/phpBB3/viewtopic.php?t=4277

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