giovedì 13 agosto 2015

“The Wolf of Wall Street”, la storia di Jordan Belfort

Come andò davvero la storia (pazzesca) del broker Jordan Belfort, raccontata nel film di Martin Scorsese con Leonardo DiCaprio candidato a 5 premi Oscar

The Wolf of Wall Street di Martin Scorsese è il film che racconta la storia pazzesca ed esagerata di Jordan Belfort, che negli anni Novanta si inventò il modo di fare un sacco di soldi grazie alla vendita delle “penny stocks”, azioni di poco valore di piccole società, con sistemi fraudolenti. Il film, che ha come protagonista Leonardo DiCaprio, è stato candidato a cinque premi Oscar e ha ricevuto critiche molto positive, nonostante sia stato al centro di numerose polemiche per alcune scene ritenute immorali, l’uso costante di droghe e l’utilizzo di alcuni animali, tra cui uno scimpanzé.

The Wolf of Wall Street racconta la storia di Jordan Belfort, o meglio: è proprio Jordan Belfort a raccontare la sua storia durante tutto il film. Grazie a questo espediente, Scorsese ha potuto prendersi diverse licenze e trascurare in alcuni passaggi la realtà: fin dalle prime scene allo spettatore viene chiaramente fatto capire che sullo schermo vedrà la storia di Belfort vista da Belfort, e che quindi dovrà fare una tara alle cose che sente e che vede. In questo modo Scorsese ha anche risolto il problema di dovere basare tutto il film sul libro scritto da Belfort (quello vero), l’unica fonte completa e di parte sulla sua storia.
Dal prossimo paragrafo iniziano gli SPOILER, se non avete visto il film e vi interessa farlo vi conviene tornare qua a leggere quando sarete usciti dal cinema. Non ci muoviamo, promesso.

Belfort, che oggi ha 51 anni, racconta nel suo libro che iniziò come venditore e successivamente ottenne un posto presso la società di investimenti L. F. Rotschild
. Il film segue fedelmente il racconto e mostra con efficacia com’era l’ambiente frenetico e molto competitivo dei venditori, soffermandosi sull’incontro di Belfort con il trader Mark Hanna, interpretato nel film da Matthew McConaughey. I due vanno a pranzo assieme in una delle prime e più belle scene del film: Hanna spiega con disinvoltura a Belfort che la chiave del successo per fare il broker è sniffare cocaina e masturbarsi almeno un paio di volte al giorno. La conversazione tra i due è praticamente uguale a un paio di dialoghi contenuti nel libro. Lo stesso Hanna ha confermato che all’epoca le cose andarono più o meno così.
Non c’entra invece nulla la cosa di battersi il petto e mormorare versi che nel film McConaughey/Hanna fa a tavola. DiCaprio e Scorsese hanno notato che McConaughey lo faceva come una sorta di esercizio per caricarsi prima di recitare, hanno trovato la cosa adatta al personaggio che doveva interpretare e gli hanno chiesto di farla davanti alla cinepresa.

Grazie alla sua capacità di essere molto persuasivo nei confronti dei clienti per fare comprare loro le azioni, Belfort alla L. F. Rotschild sembra essere avviato verso una buona carriera. Il 19 ottobre 1987 deve però fare i conti con il lunedì nero: le principali borse di tutto il mondo subiscono un improvviso e rapido crollo, Wall Street perde il 22,61 per cento. Belfort perde il suo posto di lavoro ed è costretto a trovarsi un nuovo impiego. Proprio come nel film, si fa assumere alla Investors Center, una piccola società che vende penny stock: azioni molto economiche, di solito con un valore al di sotto del dollaro, ma che oscilla molto e quindi ad alto rischio. Belfort se la cava bene, applica i sistemi che usava alla L. F. Rotschild e inizia a guadagnare molti soldi. Nel film il racconto dei suoi successi iniziali è molto enfatizzato, ma comunque aderente a quello che accadde davvero.

Una delle scene più viste del film, anche perché presente in uno dei trailer che sono circolati di più, è quella in cui Belfort incontra per la prima volta Donnie Azoff (interpretato da Jonah Hill). Il suo futuro socio in affari gli si presenta al ristorante dicendogli di avere notato la sua Jaguar parcheggiata all’esterno, gli chiede quanto guadagni in un mese e quando Belfort gli risponde con una cifra esorbitante non gli crede: se glielo può dimostrare sul momento, spiega, si licenzierà e diventerà suo dipendente. Belfort tira fuori una busta paga da 72mila dollari e Azoff mantiene la promessa. È una scena ben costruita e che riesce a far capire la spregiudicatezza di entrambi i personaggi, ma non è mai successa nella realtà.
Danny Porush (il nome nel film è stato cambiato in Donnie Azoff) si mise in contatto con Belfort grazie alla propria moglie, che aveva incontrato quest’ultimo in un viaggio in autobus verso New York. Scoprirono di essere vicini di casa e la moglie di Porush confidò che suo marito stava avendo problemi con la sua attività. Poco tempo dopo Porush si vide con Belfort e decisero di mettersi insieme in affari, con il primo che si diede da fare per conseguire la licenza per fare il broker.
Nel film Azoff/Porush dice di essere sposato con la propria cugina di primo grado. Andò così anche nella realtà: Porush sposò Nancy “perché era un bel bocconcino”, insieme ebbero tre figli e divorziarono dopo 12 anni di matrimonio: lui aveva trovato un’altra.

Il nome che Belfort e Porush scelgono nel film per la loro nuova società, Strattom Oakmont, è lo stesso che fu usato nella realtà. Decisero di chiamarla così perché aveva un nome altisonante e che le conferiva un certo prestigio. In uno dei vari momenti in cui si rivolge direttamente agli spettatori del film, Belfort taglia corto sulle pratiche della società, facendo intendere comunque che si muovevano su un confine molto labile tra ciò che è legale e ciò che non lo è.
I meccanismi adottati dalla Stratton Oakmont per fare soldi erano di diverso tipo, ma con alla base un’idea comune. In pratica Belfort e altri suoi soci compravano azioni di una società, rivendendole poi in massa a una serie di investitori poco informati o male informati da loro. In questo modo il valore delle azioni aumentava repentinamente garantendo un buon ricavo per la Stratton Oakmont grazie alle commissioni sulle vendite azionarie. Dopo poco tempo le azioni si sgonfiavano, con una inevitabile perdita per gli investitori convinti da Belfort e i suoi a comprare.
Grazie a questo sistema Stratton Oakmont si espanse rapidamente, assumendo centinaia di nuovi impiegati. Nel momento di massimo successo aveva circa mille dipendenti, quasi tutti impegnati sul fronte delle vendite. Il film racconta efficacemente la crescita della società da un capannone a una sede più consona, con un grande open space.

In diverse scene del film Belfort sale su un piccolo palco montato nella sede della società e, microfono alla mano, tiene discorsi decisamente sopra le righe per celebrare e motivare i suoi dipendenti. Anche nella realtà il broker teneva spesso discorsi motivazionali, ma erano molto più autocelebrativi rispetto al film. Finiti gli interventi di Belfort, si tenevano spesso feste sfrenate per i risultati economici ottenuti dalla Stratton Oakmont. Scorsese rende bene quei momenti, con musica, alcolici, droghe e trovate che sono state al centro delle accuse di scarsa moralità del film nelle ultime settimane.
Una delle scene di festa più discusse è quella in cui una impiegata accetta di farsi tagliare a zero i capelli davanti agli altri colleghi, ricevendo in cambio diecimila dollari per rifarsi il seno. L’episodio è raccontato nel libro di Belfort ed è stato confermato da Porush, dicendo che fu probabilmente la cosa peggiore che fecero durante le feste.
All’inizio del film Belfort e un collega lanciano verso un bersaglio un nano, con casco e occhiali da pilota, per giocare a tiro a segno. In realtà, stando a come l’hanno sempre raccontata Belfort e il suo socio Porush, questa particolare disciplina sportiva non fu mai sperimentata. La società assunse comunque alcuni nani per almeno una festa e in effetti in una riunione fu discussa la possibilità di usarli come proiettili umani, ma non si passò mai ai fatti. Il dibattito in teorie e tecniche del lancio del malcapitato nano è presente nel film ed è tra le scene più surreali e divertenti. Porush ha comunque spiegato che con le persone affette da nanismo la Stratton Oakmont fu sempre “molto amichevole”.

Belfort nel film passeggia per l’ufficio insieme con uno scimpanzé, che tra le altre cose sa andare sui pattini a rotelle. La sua presenza nel film è stata duramente criticata da diversi gruppi di animalisti, che hanno invitato a boicottare la sua visione al cinema dicendo che lo scimpanzé ha “sofferto un danno psicologico irreversibile obbligandolo a recitare”. Nella realtà, stando al racconto di Porush, non furono mai tenuti animali di quel tipo in ufficio.
Tra le scrivanie c’era comunque un pesciolino che fece una brutta fine. Nel film Azoff/Porush sgrida duramente un impiegato che sta dando da mangiare al suo pesce rosso proprio nel giorno di una importante operazione di borsa, che coinvolge tutto l’ufficio. Il socio di Belfort, interpretato da Jonah Hill, affonda la mano nella bolla d’acqua, tira fuori il pesce rosso e lo ingoia vivo, licenziando pochi istanti dopo l’impiegato ritenuto poco disciplinato. La scena sembra una esagerazione buona per un film, ma andò praticamente allo stesso modo anche nella realtà. Porush ha raccontato che un giorno disse a uno dei broker della società “o ti impegni di più o mi mangio il tuo pesce rosso, e così feci”.

Belfort nel film passeggia per l’ufficio insieme con uno scimpanzé, che tra le altre cose sa andare sui pattini a rotelle. La sua presenza nel film è stata duramente criticata da diversi gruppi di animalisti, che hanno invitato a boicottare la sua visione al cinema dicendo che lo scimpanzé ha “sofferto un danno psicologico irreversibile obbligandolo a recitare”. Nella realtà, stando al racconto di Porush, non furono mai tenuti animali di quel tipo in ufficio.
Tra le scrivanie c’era comunque un pesciolino che fece una brutta fine. Nel film Azoff/Porush sgrida duramente un impiegato che sta dando da mangiare al suo pesce rosso proprio nel giorno di una importante operazione di borsa, che coinvolge tutto l’ufficio. Il socio di Belfort, interpretato da Jonah Hill, affonda la mano nella bolla d’acqua, tira fuori il pesce rosso e lo ingoia vivo, licenziando pochi istanti dopo l’impiegato ritenuto poco disciplinato. La scena sembra una esagerazione buona per un film, ma andò praticamente allo stesso modo anche nella realtà. Porush ha raccontato che un giorno disse a uno dei broker della società “o ti impegni di più o mi mangio il tuo pesce rosso, e così feci”.

http://www.ilpost.it/2014/02/14/wolf-of-wall-street/

l'articolo prosegue qui

Nessun commento:

Posta un commento