Il primo cittadino vuole ricandidarsi comunque, e se il M5S non ci sta è pronto a una lista civica, molto ben vista dal Pd a Parma
L’addio tra Federico Pizzarotti e il M5S è un prospettiva sempre più concreta. Funziona un po’ come in quelle relazioni burrascose che non riescono a trovare un equilibrio: tornare ai litigi, dopo un labile periodo di serenità, è il segnale che le cose proprio non vanno. E se poi ci si mette di mezzo un terzo, che magari si chiama Pd, allora la crisi è pronta a esplodere.
Lui, loro, gli altri. Eppure fino alla fine dell’estate sembrava che Luigi Di Maio avesse trovato la chiave per far tornare nel gruppo dei “ragazzi meravigliosi” il sindaco della città più importante governata dai Cinquestelle. Il vicepresidente della Camera, che nel Movimento è anche responsabile degli enti territoriali, aveva ottenuto che Casaleggio smettesse di minacciare ogni due settimane Pizzarotti di espulsione per alto tradimento dell’ideale movimentista a causa di quell’inceneritore mai spento, mentre l’altro aveva preso a tenere un profilo basso, lontano dai regolari esercizi di critica ai vertici praticati per molto tempo.
Poi le interviste accigliate del sindaco di Parma sono tornate sui giornali, infastidendo Di Maio tanto da spingerlo a rimproverarlo nell’incontro riservato avuto a Imola, mentre all’autodromo si svolgeva il raduno del M5S. La tensione è salita ulteriormente quando Pizzarotti è sceso a Roma per presentare un emendamento alla legge di Stabilità che chiedeva fondi al Governo per il festival Verdi. «È contrario alle regole del Movimento che vietano i provvedimenti localistici e poi l’ha presentato con la senatrice Mussini, una ex-Cinquestelle», hanno tuonato dal Movimento.
Ma a far tracimare la rabbia dei vertici M5S è il sospetto, per la verità fondato, che Pizzarotti stia costruendo per sé un’alternativa politica che gli consenta di restare sindaco per altri cinque anni dopo la scadenza del mandato, nel 2017. La situazione di Parma è molto particolare; a destra e a sinistra del sindaco non si sono ancora formate delle alternative chiare. Il centrosinistra, che negli ultimi anni in città ha perso quattro elezioni su quattro, si sarebbe così rivolto al sindaco in carica per capire quali siano i margini di interlocuzione. Lui avrebbe risposto spiegando di volerle tentare tutte per restare il candidato del Movimento ma di avere già in testa l’idea di una corsa da indipendente con una lista civica. Prospettiva che, non escludendo apparentamenti, è molto appetibile per i dem e lascia loro sperare in un ritorno in giunta. Di più: il 28 novembre Pizzarotti sarà a Milano per un’iniziativa della scuola di politica dei FutureDem, associazione di giovani del Pd.
Troppo anche per Di Maio che pure aveva scommesso sul recupero di Pizzarotti alla causa. Ieri nel M5S è girata l’ipotesi di scomunicare il sindaco a mezzo post, come ai tempi delle espulsioni dopo processi sommari che i Cinquestelle sembravano essersi messi alle spalle. Poi s’è deciso di lasciar perdere, ma solo per non ritrovarsi tra le mani il cerino della rottura.
Ora il rapporto è congelato, in attesa che da una delle due parti arrivi un segnale. La strada perché Pizzarotti resti è affidata a quel che resta del rapporto con Di Maio e a quanto questi possa accogliere le richieste del sindaco di Parma, che poi sono sempre le stesse da mesi: un riconoscimento del buon lavoro fatto in comune, l’espulsione di quei consiglieri che accusano Pizzarotti di non essere “abbastanza Cinquestelle” votandogli spesso contro in consiglio comunale e un coordinamento continuativo tra i parlamentari e i sindaci. Il tempo dirà se si tratta di un ultimatum o se ci sono la volontà e lo spazio per l’attività nella quale Luigi Di Maio è più bravo di tutti i suoi colleghi di gruppo: la mediazione.
http://www.lastampa.it/2015/11/21/italia/politica/pizzarottidi-maio-allo-scontro-il-sindaco-ora-medita-laddio-BS3Ep3YF534KlRI7hC3DaI/pagina.html
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