Il coraggio, uno, se non ce l’ha, mica se lo può dare. E così Roberto Fico - uno dei più sinceri militanti storici del Movimento - ha scelto (dopo lungo tentennare) di stare fuori
A qualcuno che gli è vicino ha detto «lasciamo solo l’Highlander, ne resterà solo uno, lui»
Un’espressione amara, che sta a dire: se la cantino e se la suonino, a questo punto
Il dilemma esistenziale di Fico è sempre stato questo, in tutti questi anni: concepito nel laboratorio di Gianroberto Casaleggio - era uno di quelli più di casa a Milano fin dalle origini, parliamo del 2005 - è stato però, anche, un militante reale, che nel Movimento ha creduto, e ha condotto battaglie vere: per l’ambiente, nella terra dei fuochi, contro la camorra
Tanto attivista lui quanto in giacca e cravatta Di Maio, il giovane ragazzo spazzola (a Napoli, nel meetup, lo chiamavano così quando andava a mettersi, tutte le settimane, sotto l’ala di Fico)
Di Maio che - partito da fondatore di un meetup minore (Fico nel 2005 fondò quello di Napoli, Di Maio nel 2007 quello di Pomigliano), ha finito per relegarlo al ruolo di antagonista: nel senso di «antagonista di Di Maio», ma anche di «militante antagonista»
È così che Fico s’è trovato infine a coprire anche lui una casella, che faceva comodo alla Casaleggio, un mero, prestabilito e immutabile ruolo in un casting: il puro, quello un po’ di sinistra, vicino agli immigrati, ai movimenti di base, ai lavoratori
Ha accettato, lo volesse o meno, di coprire il Movimento in una fettina di mercato. È diventato ingranaggio, di una «politica fatta solo per i media», quella che ha sempre denunciato in Di Maio e le sue copertine su Vanity Fair
In questo modo anche la sua disillusione - che ormai è totale, dicono lavori da giorni a un post finale, e mediti persino di disertare Rimini - non è mai diventata sfida vera per cambiare il corso delle cose, semmai un’illusione ottica, che copriva l’impossibilità di mutare i meccanismi-Casaleggio
Il che smorza certe aspettative o i ritratti che lo accreditano «capo» di quelli che potrebbero davvero contendere il Movimento a Di Maio. È vero, guidò la rivolta dei parlamentari - arrivarono a essere una settantina, contro Di Maio
Molti, il caso più emblematico è Laura Castelli, sono poi passati con Di Maio. Fico no, Fico è stato coerente; ma inerte
Fino a ieri mattina ha chiesto che cambiasse la regola (raggelante, per chi credeva nel Movimento in buonafede) che fa coincidere il candidato premier e il «capo politico»
Cosa che Grillo non gli ha concesso (anche perché Grillo vuole togliersi dalle grane processuali ed economiche che la figura di «capo» e «garante» gli crea)
A quel punto la scelta di Fico era: mi candido, ma così legittimo qualcosa in cui non mi riconosco più, oppure non mi candido e taccio, perché «questo non è più il mio Movimento», ma in questo modo comunico il senso di una resa forse definitiva? L’alternativa di un perdente
Ha scelto la seconda, alla fine; ma senza alcuna grandezza tragica. Probabilmente farà la sua guerriglia, ma nulla potendo, in realtà
Una guerriglia su tutto e su niente: se Di Maio ha condiviso in pieno (anzi, anticipato) la linea-Minniti sui migranti, Fico ha «condiviso in pieno le parole di Gino Strada» contro Minniti
Se alla Casaleggio la Lega non è mai parsa ostile, anzi, a Fico sì, «noi non siamo questa roba»
Tutto giusto, tutto sensato, ma mai la forza di trasformarlo in lotta politica
Non per carrierismo, Fico non è un arrivista, sebbene anche lui prima della politica fosse a reddito zero, e dire addio dev’essere umanamente difficile
Forse più per carattere, umani limiti che infine qui crudelmente s’appalesano.
Sulle regole ad hoc ha fatto parlare Luigi Gallo, un milite ignoto (che guarda caso l’altro giorno era con lui, a Villaricca, Napoli, proprio a fare una di quelle battaglie che sanno di un Movimento che non c’è più)
Su altre cose, in queste ore, ragiona cupo: «È stato più difficile di quanto pensassimo sottrarsi ai palazzi e alle consuetudini dei loro dintorni»
Oppure: «Tolte le carriere e tolti i soldi – quelli veri – dalla politica, le debolezze umane sono le nostre possibili trappole, e ognuno di noi è chiamato a farci i conti personalmente»
Già, ognuno con le sue
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