lunedì 9 ottobre 2017
Piccolo ripasso di STORIA DEI RAPPORTI ISPANO-CATALANI negli ultimi 100 anni
1917-1923: la Catalogna vede riconosciuta la cosiddetta Mancomunitat, ossia il coordinamento amministrativo e giuridico-politico delle quattro “province” che la compongono; la lingua catalana gode di un proprio spazio e di un riconoscimento sostanziale;
1923-1930: dittatura di Primo de Rivera, antesignano del franchismo, che si impone con il consenso della monarchia spagnola; la Catalogna perde buona parte della propria autonomia, con contorno di penalizzazione dell’uso del catalano;
1930-1934: con l’instaurazione della Repubblica spagnola, la Catalogna riacquisisce la propria autonomia e viene formalmente riconosciuta come Generalitat (una sorta di Regione-Repubblica federata);
1934-1936: l’ascesa al potere delle destre di stampo pre-franchista porta la Generalitat de Catalunya a proclamarsi repubblica indipendente: finisce però subito, per assenza di supporto popolare; la Catalogna perde la sua autonomia e viene commissariata dal governo spagnolo;
1936-1939: la Generalitat riconquista la propria autonomia, con il ritorno della sinistra al governo di Spagna; nel frattempo però scoppia la guerra civile; il franchismo è alle porte, nel 1938 inizia l’occupazione della Catalogna, che si compie nel 1939; finisce l’autonomia;
1939-1975: dittatura franchista: la Catalogna è privata di qualsiasi autonomia, annullato il suo statuto, proibito il catalano;
1975-1979: morto il dittatore spagnolo Franco, si svolge la cosiddetta “transizione democratica spagnola”; viene ripristinata la Generalitat de Catalunya, che nel 1979 approva il proprio Statuto d’Autonomia, votato anche dal Congresso di Madrid;
1979-2005: sviluppo dell’autonomismo catalano, incentrato sia su aspetti economici che culturali (uno dei momenti più importanti è rappresentato dalle Olimpiadi di Barcellona del 1992); l’indipendentismo è una componente importante ma non determinante della società catalana;
2005-2006: approvazione del nuovo Statuto della Catalogna, con voto del Parlamento di Barcellona, voto del Congresso spagnolo e referendum popolare in Catalogna (si badi bene: lo statuto viene approvato dagli elettori, ma la revisione operata dal Congresso spagnolo elimina già alcune delle richieste avanzate dai catalani, che tuttavia, pur di malumore, le accettano)
2006-2010: vigenza dello Statuto; l’indipendentismo resta minoranza, anche se nel frattempo qualcuno “lavora” per farlo crescere: è il Signor Mariano Rajoy, all’epoca ancora capo dell’opposizione di destra a Madrid, che smuove mari e monti pur di portare lo Statuto al Tribunale Costituzionale spagnolo, per farlo cassare;
2010: sentenza storica del Tribunale Costituzionale, che decapita il nuovo Statuto catalano, riportandolo di fatto a quello del 1979; prima grande manifestazione moltitudinaria per l’indipendenza;
2010-2017: indipendentistizzazione massiccia e inarrestabile del quadro politico catalano, con l’emergere di nuovi soggetti volti alla costruzione di un percorso per arrivare alla secessione (in primis, l’ANC); nel frattempo la Spagna respinge tutti i tentativi di dialogo proposti dalla Generalitat, sia di tipo indipendentista (referendum accordato, alla scozzese), sia di contenuto autonomista (patto fiscale Madrid-Barcellona);
Martedi 10 ottobre 2017: con questi continui schiaffi spagnoli alla Catalogna, come si può pensare di doversi fermare?
di Roberto Callegari #DiarioCatalano
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