Non esclude nulla, non una cooperazione con Grasso e nemmeno con la Lega. Sostiene Luigi Di Maio che, se il M5S «avrà l’incarico di formare il governo all’indomani del voto, valuterà le forze politiche che possano darci la disponibilità a realizzare il nostro programma»
Si presenta ottimista e aperto, il candidato premier pentastellato, salvo sottolineare che «non si tratta di patti, accordi o coalizioni», bensì «di vedere chi è disposto a votare con noi»
L’alternativa, se si dimostrerà la convinzione di vittoria col 35-40 per cento che il numero due della Camera ostenta, è fra un governo cinquestelle e nuove elezioni. Nel caso di intesa l’esecutivo sarà «à la carte», quasi un accordo a progetto. Ovviamente «senza alcun patto esclusivo»
Gira ancora di qualche grado il vento grillino
Le nuove regole per il voto del 2018 sono pensate per consolidare la struttura ed essere maggiormente comprensivi
Svanito ogni atomo di giustizialismo, si vuol dimostrare di non essere setta. Anzi..
Sventola alta la bandiera della trasparenza e dello streaming, sebbene la sensazione che il movimento sia ormai un partito a tutto tondo è forte
Di Maio, che stasera saluterà il 2017 con Virginia Raggi al Circo Massimo, non è ovviamente d’accordo.
«Siamo un movimento semplicemente perché non abbiamo una struttura - assicura -, perché non ci sono persone che decidono per le altre o dicono chi si deve candidare. Noi consentiamo di partecipare alla compilazione di liste e programmi. Per questo lanciamo l’appello alle migliori forze per cambiare il Paese insieme con noi. I partiti invece sono autoreferenziali».
Così rischiate di tirarvi a bordo di tutto. È già successo.
«Per questo abbiamo indicato alcune regole fondamentali. Non vogliamo politici professionisti, non si devono avere condanne, bisogna essere motivati dal progetto
Su questo saremo determinati. Massima partecipazione a chi è in buona fede e tutela del progetto
Voglio un gruppo compatto, che creda nei nostri valori. Le regole servono a questo
Per i collegi plurinominali ci sono le parlamentarie, per gli uninominali c’è l’autocandidatura. Non farei differenza fra esterni e interni»
Lei avrà il diritto di veto.
«Non è un veto. Sentito Grillo come garante, l’ultima parola serve a escludere i malintenzionati, chi vuole usare il Movimento come taxi».
Si sente un líder máximo?
«No. Mi sottoporrò alle parlamentarie come agli altri»
La regola dei due mandati la renderà fra cinque anni un giovane signore in cerca di un lavoro. Ha programmi?
«Spero di tornare ad occuparmi di start-up innovative nel campo della comunicazione e del web marketing. È un settore in rapida evoluzione. Credo di avere un po’ di know-how per riuscire...».
Se dentro o fuori il Movimento le chance sono le stesse, che ne è del vostro motto dell’«uno che vale uno»?
«È un concetto del quale si è abusato. Nel Movimento sono entrate persone che non erano da un decennio con noi
Sicuramente “uno vale uno” - perché ci si può candidare e votare - ma “uno non vale l’altro”
Con le parlamentarie superiamo le liste bloccate. Sfido gli altri a fare lo stesso. Bersani lo fece. E Renzi ora?».
E il «rischio voltagabbana»?
«Per loro c’è la multa da 100 mila euro».
In questa legislatura molti sono fuggiti perché non si sentivano liberi.
«Per andare con Verdini o Alfano. Gran bella libertà!».
Cosa vorrebbe da Mattarella nel discorso di fine anno?
«Il Presidente sa cosa deve dire al Paese, non ho intenzione di tirarlo per la giacchetta».
Rifiutate i contributi pubblici: dovrete andare sul mercato per finanziarvi.
«Siamo già sul mercato. La raccolta fondi è partita. La mia campagna è già a 250 mila euro. Chi ci crede, ci aiuterà».
Siete certi di poter assicurare la trasparenza?
«Pubblicheremo tutto. Ogni spesa sarà rendicontata. Non abbiamo una cassa, raccogliamo per le singole iniziative. Adesso sono le politiche».
Come mai in Italia Berlusconi piace ancora?
«Non è così vero. Ha un partito al 15 per cento ed è incandidabile. Nel centrodestra vedo una enorme bolla che esploderà il giorno dopo le elezioni, anche se ora sta cercando di farsi percepire più forte di noi da una parte degli italiani. Ma non vedo plebisciti».
C’è l’impressione che siate pronti a dialogare con Grasso, dopo il 4 marzo. Possibile?
«Se avremo l’incarico, valuteremo le forze politiche che possano darci la disponibilità a fare il governo, lo vedremo all’indomani del voto. Dipende dalla portata e dal peso specifico in Parlamento
Faremo un appello pubblico ai gruppi parlamentari
Attenderemo le risposte e faremo incontri. Vedremo se ci sono i presupposti per andare al Quirinale con una squadra definita. Senza inganni
Non si dice: “Vota Berlusconi” e poi trovi Tajani. Noi diciamo: “Vota Di Maio” e trovi Di Maio».
Escluderebbe a priori un patto con Matteo Salvini?
«Non so neanche quanto prenderà la Lo vedremo dopo il voto
Saranno i gruppi a dire cosa si può fare, non io
Se non avremo la maggioranza, vedremo chi è pronto a votare con noi».
In streaming?
«Certo. Ormai tutti lo fanno, abbiamo contagiato con la volontà di trasparenza»
Rischia di essere la campagna elettorale delle fake-news. Voi siete indicati tanto fra le vittime che fra i colpevoli.
«Confido nell’Osce. Dovrà controllare i meccanismi e le operazioni di voto. Spero che lo facciano. Fermerebbero un fenomeno che danneggia anche noi, anche se non si può dare colpa alle “bufale” se si perdono le elezioni. Certo sono un problema, ma non si vince perché la gente non ti vota».
Si chiude l’anno. Il momento migliore? E il peggiore?
«Il migliore è la vittoria al referendum, la seconda volta che abbiamo salvato la Costituzione dall’arroganza della politica
Il peggiore quando ho visto regalare 7,5 miliardi alle banche in seduta notturna: eravamo gli unici a opporsi»
Il vostro momento infelice?
«Abbiamo peccato di comunicazione. Ci portiamo dietro luoghi comuni nati quando ci siamo chiusi in Parlamento per tre mesi senza sapere nemmeno come fare le fotocopie. Ora lo “storytelling” la facciamo con più esperienza e regole più solide»
Le dispiace aver contributo ad affossare lo Ius soli?
«L’Italia ha dato migliaia di cittadinanze. Nell’ultimo giorno di legislatura il centrodestra e il centrosinistra hanno inscenato la pantomima sullo Ius soli. Non volevo partecipare alle deplorevoli strumentalizzazione politiche».
Tantissimi «italiani» ora non potranno essere italiani.
«Dobbiamo affrontare il problema con un pacchetto Ue e regole uguali per tutti
Senza fare spot come il Pd»
Le piace la flat tax di Silvio & Matteo?
«Non è costituzionale e noi abbiamo idee diverse. Le imprese vanno lasciate in pace fiscalmente. Avremo una misura choc per le tasse per ridurre il costo del lavoro, poi rimoduleremo l’Irpef»
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