Un conto alla rovescia inquietante è partito nella regione arabo-asiatica del golfo, alimentando una grave crisi internazionale che nel contesto globale attuale nessuno sembra in grado di disinnescare in tempo
Per capire la situazione è necessario fare un passo indietro: nel 2015 l’Iran ha firmato, dopo un lungo negoziato, un accordo internazionale con cui si impegnava a mettere fine al proprio programma nucleare militare
In cambio, la comunità internazionale ha cancellato le sanzioni delle Nazioni Unite nei confronti di Teheran
È stato il grande successo diplomatico dell’amministrazione di Barack Obama e dell’Europa, molto impegnata nella trattativa
Durante la sua campagna elettorale, Donald Trump ha criticato il testo dell’accordo definendolo “il peggiore della storia” e promettendo di cancellarlo una volta eletto
All’inizio del 2018 il presidente francese Emmanuel Macron ha tentato invano di dissuadere Trump sottolineando che, secondo l’Agenzia internazionale per l’energia atomica, l’Iran aveva rispettato i termini dell’accordo, a prescindere dalle giustificabili riserve nei confronti del regime iraniano e del suo comportamento nella regione
La crisi attuale
Non solo Trump ha mantenuto la parola [rinnegando l’anno scorso l’adesione degli Stati Uniti all’accordo], ma ha imposto nuove sanzioni contro l’Iran, stavolta unilaterali, accompagnandole con un embargo sulle esportazioni petrolifere di Teheran
Questo è il contesto della crisi attuale
In settimana l’Iran ha annunciato che il 27 giugno violerà l’accordo internazionale sul nucleare accumulando una quantità di uranio arricchito superiore a quella prevista dal testo
È una decisione ponderata che rischia di innescare una reazione a catena
Da qualche giorno assistiamo a un’escalation
Dopo l’attacco contro due petroliere nel mar d’Oman, di cui gli Stati Uniti hanno incolpato l’Iran, Washington ha deciso di inviare un migliaio di soldati in più nella regione
È un gesto puramente simbolico, considerando che per attaccare l’Iraq la Casa Bianca aveva inviato 300mila uomini
La risposta iraniana è l’annuncio sul nucleare che provoca già reazioni dure a Washington, in pieno clima pre-elettorale
E così, passo dopo passo, nonostante Iran e Stati Uniti dichiarino di non volere la guerra, ci avviciniamo a una situazione in cui tutto sarà possibile, compreso uno scontro frontale che nessuno vorrebbe vedere
L’Iran è asfissiato dall’embargo statunitense, e la sua decisione è principalmente un segnale inviato agli europei
Questi ultimi – francesi, tedeschi e britannici, oltre alla Commissione europea – hanno fatto di tutto nell’ultimo anno per salvare la struttura dell’accordo nonostante le bordate di Trump
Ma non sono stati capaci di offrire a Teheran l’ossigeno economico di cui ha bisogno per sopravvivere
Annunciando la morte programmata dell’accordo sul nucleare, i leader iraniani mettono gli europei davanti alle loro responsabilità
Ma intendiamoci, gli europei non hanno i mezzi per opporsi alla strategia di Washington
La crisi, insomma, è destinata ad aggravarsi
Il conto alla rovescia può essere interrotto in qualsiasi momento, ma Teheran ha bisogno di una buona ragione per rinunciare ai suoi propositi
Restano pochi giorni per impedire che si superi una nuova soglia in questa marcia verso il conflitto
(Traduzione di Andrea Sparacino)
https://www.internazionale.it/opinione/pierre-haski/2019/06/19/tensione-iran-stati-uniti
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