martedì 4 marzo 2014

Facebook: Cameron e Tyler Winklevoss ovvero i canottisti gemelli sconfitti da Zuckerberg

La storia di Facebook è sicuramente una delle storie di business più belle di sempre. Libri, riviste, trattati e addirittura un film candidato all’Oscar (The Social Network) hanno raccontato l’incredibile ascesa di Mark Zuckerberg e della sua rivoluzionaria idea di socializzazione.
 Ma siamo sicuri che Facebook possa essere definita una “sua” idea?
 Oggi vi raccontiamo la storia, o meglio, la sconfitta, di Cameron e Tyler Winklevoss: due gemelli nati nel 1981 e compagni di Zuckerberg ad
Harward.

Figli di un professore esperto in contabilità pensionistica, Cameron e Tyler Winklevos sono cresciuti sempre in ambienti esclusivi, hanno frequentato scuole private d’elite e risultano assidui frequentatori di feste di ogni genere.
I fratelli Winkilevoss sono anche due latin lover, in grado di attrarre una quantità smisurata di ragazze, grazie ai soldi e alla loro fama di campioni sportivi: praticanti il canottaggio a due, i gemelli americani hanno partecipato ai giochi Panamericani, ottenendo un’oro, e alle Olimpiadi di Pechino 2008, giungendo al sesto posto.

Insomma, due ragazzi perfetti, sportivi, aristocratici ma anche…abbastanza tonti da farsi soffiare sotto il naso un’idea da miliardi di dollari.

I fatti: nel 2004 i due gemelli concepiscono l’idea di un social network a livello universitario che permetta a tutti gli studenti di Harward di rimanere in contatto tra loro. Il progetto, chiamato Harward Connection, viene affidato a Mark Zuckerberg, un ragazzo disagiato, tipico nerd ed esperto di computer, con l’obiettivo di far decollare il servizio in poche settimane.
Ma i Winklevoss, accecati dalla loro perfezione, sono troppo distratti per accorgersi che Zuckerberg, nonostante continue rassicurazioni, ha messo Harward Connection su un binario morto e che, partendo proprio dalla loro idea, ha creato Facebook.

Il resto lo sconosciamo tutti: grazie all’aiuto del fondatore di Napster, Zuckerberg trova i finanziamenti giusti per lanciare il suo social network a livello mondiale, diventando il più giovane miliardario della storia.

Ma i gemelli Winklevoss?
Riescono a capire costa sta succedendo già mentre Facebook è in fase di sviluppo e potrebbero ancora correre ai ripari, ma il loro senso dell’onore li frena: non se la sentono di andare alla polizia a denunciare un compagno di studi e cercano di ottenere lo stesso risultato all’interno della struttura accademica: raccontando tutto quello che è accaduto al rettore, amico del padre, che però li mette alla porta.

La causa vera e propria comincia solo molti anni dopo Harward, quando Facebook è già una realtà ben affermata: Zuckerberg accetta di indennizzare i suoi ex-soci affermando, di fatto, di aver utilizzato la loro idea, pur convinto che senza la sua tenacia e il suo spirito imprenditoriale, la visione dei Winkilevoss non avrebbe avuto seguito.
L’indennizzo è stato di 20 milioni di dollari in contanti e un milione e 200 mila azioni di Facebook.
Proprio queste azioni rappresentano il centro della nuova causa intentata contro Zuckerberg, nella quale sostengono di essere stati truffati una seconda volta.

I titoli Facebook non sono quotati in borsa, ma è possibile comunque scambiarli privatamente a prezzi sempre crescenti che, nel 2008, hanno portato il valore delle azioni dei fratelli Winklevoss a 180 milioni di dollari, pari a circa 36 dollari ad azione.
Successivamente, però, i Winklevoss scoprirono che nel 2008, in un documento interno, Facebook attribuiva a ogni azione della società un valore di soli 8,88 dollari.



È su questa base che è stato presentato il ricorso, ma Alex Kozinski, il giudice che presiede la Corte d’Appello della California, ha dato loro torto sostenendo che ogni controversia, a un certo punto, deve essere chiusa. La motivazione è che il calcolo del pacchetto spettante ai fratelli è stato fatto su una valutazione che, se non è quella originaria di Facebook, è, comunque, per loro molto favorevole. Ai valori attuali (schizzati in alto quando una transazione guidata dalla Goldman Sachs ha portato la capitalizzazione teorica della società oltre la soglia di 50 miliardi di dollari), i due ex studenti di Harvard avrebbero ottenuto un numero di azioni molto inferiore.
Una nuova sconfitta per i due atleti che, comunque, escono da questa storia con 200 milioni di dollari (non proprio briciole) e l’implicita ammissione da parte di Zuckerberg di aver utilizzato una loro idea.

Di sicuro la loro immagine è uscita da tutta questa storia abbastanza appannata: i ragazzi perfetti, senza macchia e senza paura, ricchi e atletici sono stati sconfitti per due volte da un ragazzetto etichettato come “sfigato” e che oggi è il più giovane miliardario del mondo, capo del sito più visitato di sempre e periodicamente consultato dal Presidente Obama circa il futuro delle nuove tecnologie.
A loro non rimane altro che concentrarsi sugli allenamenti in vista delle Olimpiadi di Londra 2012 dove, ormai trentenni, avranno l’ultima occasione per poter dare lustro alla loro immagine pubblica e, anche se loro non lo ammetteranno mai, alla loro dignità.

http://www.businessinside.org/cameron-e-tyler-winklevoss-i-gemelli-perfetti-scon%EF%AC%81tti-da-zuckerberg/

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