mercoledì 20 luglio 2016

Cina boicotta Pokémon Go per il timore delle spie

Il governo teme che l’utilizzo dei sistemi gps metta a rischio informazioni sensibili come la dislocazione delle basi militari. Ma c’è chi si sta organizzando per giocare ugualmente

CECILIA ATTANASIO GHEZZI

In Cina Pokémon Go non è ancora arrivato. L’applicazione più scaricata dall’Apple Store è un suo clone, City Spirits Go, che è uscito quando ancora il gioco della Niantic era in versione beta, ovvero in fase di rodaggio. Sulla pagina ufficiale Facebook di Pokémon Go si legge che ormai il gioco è disponibile in tutti i paesi del mondo ad esclusione della Repubblica popolare cinese, le Coree, Taiwan, Cuba, l’Iran, il Myanmar e il Sudan.

L’applicazione che per la prima volta esplora la realtà aumentata è di fatto esclusa fino a data da destinarsi dal mercato di videogiochi più grande al mondo, un mercato che l’anno scorso è stato valutato 7,1 miliardi di dollari. Perché? Pokémon Go richiede di registrarsi tramite un account Google e gira sulle mappe fornite dallo stesso motore di ricerca e, come si sa, Google è bloccato in Cina dal 2010.


Secondo Reuters, il gioco che sta facendo impazzire il mondo viene visto con sospetto dal governo cinese che sarebbe preoccupato dal fatto che il sistema gps - quello che permette al software di localizzare i giocatori nello spazio reale e di far apparire i Pokémon nella realtà aumentata che li circonda - possa indirettamente fornire alla giapponese Nintendo e alla statunitense Google informazioni sensibili quali ad esempio la posizione delle basi militari sul territorio cinese. Come? Per esclusione si potrebbero individuare le aree a cui i giocatori non riescono ad accedere seppure popolate di Pokémon. Il portavoce del ministro degli affari esteri Lu Kang ha negato di essere a conoscenza di rischi legati alla sicurezza per il rilascio del gioco ma non ha dato ulteriori spiegazioni. Intanto i fan non si danno per vinti e cercano vie alternative.

Su Taobao, il negozio online del gigante dell’ecommerce Alibaba, si prestano a pagamento identità australiane e statunitensi per comprare l’applicazione per smartphone nei negozi virtuali di quelle nazioni dove il gioco è già disponibile al pubblico. Una rete virtuale privata (vpn) permette poi di scavalcare il muro censorio che circonda l’internet cinese per scaricare il gioco e crearsi il proprio personaggio (avatar).

Ma quando si inizia a giocare ricominciano i problemi. Non potendo evitare che i cittadini dei paesi in cui il gioco è vietato lo scarichino, la Nintendo ha bloccato i segnali gps provenienti dalla Cina così, chi gioca dall’ex impero di mezzo, avrà problemi a visualizzare la sua interfaccia di realtà aumentata. Quindi?

Ci sono siti pieni di consigli. Il più ascoltato al momento sembrerebbe quello di «andare all’estero», ma sempre virtualmente. Ci sono versioni hackerate di PokémonGo che permettono ai giocatori di fingere di essere a San Francisco così da giocare attivamente su quel territorio anche contravvenendo alle regole del gioco che prevedono la sospensione o la chiusura dell’account di «chiunque provi a falsificare la propria posizione». Comunque, mentre gli utenti cinesi cercano una via di accesso al gioco più popolare del momento, si sono accontentati. Il suo clone City Spirits Go è arrivato a un milione di utenti attivi al giorno a cui, a sentire l’azienda di produzione, se ne aggiungo tra i tre e i quattrocentomila ogni ventiquattro ore.


Nessun commento:

Posta un commento