E' uno degli impegni della legge di bilancio su cui la maggioranza vuole impegnare il governo:
il «graduale azzeramento a partire dal 2019 del contributo del Fondo per il pluralismo, quota del dipartimento informazione editoria»
Si tratta del fondo previsto dalla riforma dell'editoria varata con la legge 198 del 2016 dal governo Renzi e resa operativa da un decreto legislativo del 2017
La riforma ha escluso dai contributi statali all'editoria le testate che sono semplicemente «organi di partiti, movimenti politici, sindacati e dei periodici specializzati a carattere tecnico, aziendale, professionale o scientifico»
Continuano invece a ricevere i contributi le imprese editrici cooperative e quelle che pubblicano quotidiani e periodici all'estero, le cooperative e gli enti no profit che editano testate e le pubblicazioni delle minoranze linguistiche
Il risultato di queste nuove norme si riflettono nei contributi erogati dallo Stato nel 2017 come si vede dalla tabella qui sotto
Tra le testate edite da imprese editrici cooperative quella che ha incassato maggiori fondi è il quotidiano dei vescovi Avvenire con 2.519.173,47 euro
Poi viene Libero Quotidiano con 2.218.601,31 e in terza posizione Italia Oggi con 2.037.216,81 euro
Il quotidiano comunista Il Manifesto si posiziona quarto con 1.288.749,9 euro ottenuti nel 2017
Ma nelle prime dieci testate per contributi figurano anche quotidiani regionali come Il Quotidiano del sud (già Corriere del Sud) con 1.185.822,63 euro e il Corriere di Romagna (889.837,80 euro nel 2017)
Tra i quotidiani distribuiti a livello nazionale c'è da segnalare Il Foglio che ha ricevuto 337.598 euro, meno in ogni caso de Le conquiste del lavoro, testata legata alla Cisl (384.712 euro)
Tra le cooperative che editano anche testate quella che incassa i contributi maggiori è invece Famiglia cristiana con 131.196 euro incassati nel 2017
La maggioranza spinge sull'acceleratore verso l'azzeramento del fondo per l'editoria, scatenando nuove polemiche dopo quelle nate dallo scontro tra Luigi Di Maio e La Repubblica. Quello che è stato da sempre un mantra del Movimento 5 Stelle, abolire i finanziamenti pubblici per i giornali, comincia a concretizzarsi in atti parlamentari
Una risoluzione di maggioranza al Def impegna, infatti, il governo a intervenire in vista della prossima legge di bilancio per "un graduale azzeramento a partire dal 2019 del contributo del Fondo per il pluralismo, quota del Dipartimento informazione editoria, assicurando il pluralismo dell'informazione e la libertà di espressione"
Il riferimento è alla parte del fondo che finanzia i giornali di cooperativa, quelli senza fini di lucro, delle associazioni dei consumatori, delle minoranze linguistiche e per i non vedenti. L'altra parte, non citata nella risoluzione, è di competenza del Ministero dello Sviluppo Economico e riguarda i finanziamenti per tv e radio locali
Il fondo, alimentato a seguito della riforma del 2016 con risorse stanziate ad hoc, con una parte del gettito del canone Rai e con un contributo di solidarietà dalla raccolta pubblicitaria di stampa e tv, ammontava lo scorso anno a circa 182 milioni, di cui 68 a disposizione del Mise e 114 del Dipartimento per l'editoria
Di questi quasi 28 milioni sono andati alla Convenzione con Rai International e circa 70 milioni a finanziare i contributi diretti all'editoria, tra anticipi e saldi
A usufruirne 54 testate:
quasi 6 milioni ad Avvenire, quasi 5 milioni a Italia Oggi,
3,7 milioni a Libero Quotidiano,
3 milioni a Il Manifesto,
2,2 milioni a Il Quotidiano del Sud
Tra i beneficiari anche La Discussione, Il Foglio, L'Opinione e Il Secolo d'Italia
Il sottosegretario all'Editoria, ha più volte fatto riferimento nelle ultime settimane alla volontà di rivedere il fondo, puntando il dito contro le distorsioni che favoriscono poche testate e mettendo nel mirino anche le agevolazioni telefoniche che ammonterebbero a circa 60 milioni di euro
La linea della maggioranza scatena le proteste dell'opposizione
"È un attacco in piena regola alla democrazia e alla libertà dell'informazione sancita dall'Art. 21 della Costituzione", afferma il senatore Pd Francesco Verducci
"A subire questa follia - sottolinea il collega di partito Michele Anzaldi - saranno le piccole pubblicazioni di quartiere"
"Le minacce all'editoria da parte del governo appaiono soltanto una ritorsione perché si teme che un'informazione libera dica la verità sulle bugie di Di Maio, di Toninelli e degli altri somari che stanno devastando l'economia italiana", aggiunge il senatore di Fi Maurizio Gasparri che è all'OTTAVO MANDATO PARLAMENTARE
https://www.lettera43.it/it/articoli/politica/2018/10/11/finanziamento-pubblico-giornali-fondi-giornali/224419/
https://www.huffingtonpost.it/2018/10/11/il-governo-spinge-sullazzeramento-del-fondo-per-leditoria_a_23558273/
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