Il Canada mantiene da anni questa politica di apertura ma Trudeau l'ha accentuata anche mediaticamente:
"A coloro che scappano da persecuzione, terrore e guerra, i canadesi vi accoglieranno, a prescindere dalla vostra fede La diversità è la nostra forza. #WelcometoCanada", aveva twittato Trudeau
Rahaf Mohammed Alqunun
Anche Rafah scappa, dall'Arabia Saudita, nel timore di essere uccisa dalla sua famiglia dopo aver abiurato l'Islam, denunciato abusi fisici e psicologici, e rivendicato una libertà che nel suo Paese è negata alle donne
L'Alto commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati (Unhcr) le ha riconosciuto ora tale status e il Canada le ha concesso l'asilo
Un'offerta che avevano fatto altri sette Paesi, tra cui l'Australia
Il lieto fine arriva dopo un'odissea di una settimana durante la quale la ragazza ha usato molto efficacemente i social media per raccontare in diretta quello che le stava succedendo, amplificando così il suo caso a livello internazionale
Condizioni femminili in Arabia Saudita
La giovane ha inoltre riacceso i riflettori sulle condizioni femminili in Arabia Saudita, dove le donne devono ottenere un permesso da un tutore maschile per viaggiare all'estero, sposarsi, talvolta anche per lavorare, e sull'ambiguità della Thailandia, che non ha mai ratificato la Convenzione Onu del 1951 sui rifugiati e dove dal 2014 è al governo una giunta militare spesso disponibile ad accontentare le richieste di regimi autoritari
Un milione di migranti nei prossimi tre anni
La notizia di Rafah è stata preceduta dall'annuncio che il parlamento di Ottawa ha intenzione di aggiungere oltre un milione di nuovi residenti permanenti nei prossimi tre anni: 350'000 quest'anno, altri 360'000 nel 2020 e ulteriori 370'000 nel 2021
"È grazie in gran parte ai nuovi arrivati che abbiamo accolto in tutta la nostra storia che il Canada si è trasformato nel Paese forte e vivace di cui tutti godiamo oggi",
ha spiegato Ahmed Hussen, ministro canadese per l'immigrazione, i rifugiati e la cittadinanza
Hussen, lui stesso un immigrato dalla Somalia,
ha detto che l'afflusso contribuirà a compensare l'invecchiamento della popolazione canadese e il calo del tasso di natalità, aumentando nel contempo la forza lavoro del Paese
Il ministro ha promesso anche uno stanziamento di 5,6 milioni di dollari per sostenere iniziative di reinsediamento globale dei rifugiati
Una brutta storia con una giovane donna al centro
L’intervento dell’Onu e l’ospitalità di un Paese cui lei chiede rifugio
Uno scontro tra monarchie
La potenza di 146mila follower su Twitter e – perché no – un diamante blu
Si potrebbe sintetizzare così il dramma – con momentaneo lieto fine – di Rahaf Mohammed Mutlaq Al Qunun, una giovane saudita in fuga dalla sua famiglia
Bloccata dai doganieri tailandesi al suo arrivo a Bangkok, si è barricata in aeroporto in una camera d’albergo per passeggeri in transito fino a che la Casa reale thai non ha dato il benestare perché ne uscisse per poter salire su un volo che l’ha portata in Canada dove ora gode dello status di rifugiata
LA VICENDA è durata una settimana e ha occupato i media tailandesi, perché da una parte, disegna i rapporti non sempre facili fra gli Stati, dall’altra dimostra la forza dei social che questa volta hanno lavorato a fin di bene
Tutto comincia il 5 gennaio quando Rahaf atterra a Bangkok su un volo proveniente dal Kuwait
È in transito per l’Australia, per cui ha un visto regolare, ma quando arriva al controllo passaporti le autorità tailandesi le viene sequestrato perché non sarebbe a posto con le norme che regolano l’immigrazione
Una balla
Il fatto è – ma questo salta fuori dopo – che si è mossa l’ambasciata saudita di Bangkok dove il padre di Rahaf sta per approdare invocando la legge saudita che prevede che una donna, anche se ora può guidare un’auto, non può far quello che vuole senza il permesso del padre o del fratello
C’È DI PIÙ:
I RAPPORTI tra i due Paesi sono tesi sin dagli anni 90 quando un cameriere thai sfilò al principe saud Faisal bin Fahd un bel po’ di gioielli tra cui il famigerato «Diamante blu», mai riapparso nemmeno quando la polizia di Bangkok restituì il maltolto
Da allora questa storia si è tinta di giallo con numerosi casi di omicidio irrisolti ai danni di sauditi che investigavano sulla sparizione
Tensione persistente che ha visto ridursi drasticamente il flusso di lavoratori thai in Arabia saudita e persino richiamare entrambi gli ambasciatori
IL CASO DI RHAF è dunque nelle mani di Abdalelah Mohammed Alsheaiby, incaricato d’affari dell’ambasciata, che subito si muove
Forse per non irritare Riad, la polizia di frontiera sta al gioco ma non ha fatto i conti con Rahaf
Quando bussa alla porta della sua stanza, la ragazza si barrica in camera e comincia a spedire foto, video e messaggi con motivazioni e particolari della sua situazione
Soprattutto via Twitter
Dice che se finisce nelle mani del babbo saran dolori
Che rischia non solo il rimpatrio ma pene severissime – forse persino la morte – perché ha abiurato e in Arabia saudita questo è un reato gravissimo
Infine è scappata di casa trasgredendo le regole ferree dell’ultramaschile regno saudita
Essersi tagliata i capelli le è già costato un sequestro in casa di sei mesi…
Gli utenti di Twitter e Fb fanno la loro parte:
rilanciano, commentano, condividono, si iscrivono al suo canale
E il tam tam si fa assordante
Troppo per il Paese del sorriso dove le donne sono esseri liberi e nessuno si sogna di lanciare occhiatine a chi appartiene alla comunità Lgbtq
Il regno delle orchidee ospita tre milioni e mezzo di turisti l’anno che partono col costume da bagno in valigia
Vai a vedere che sti cavolo di sauditi ci rovinano il sorriso?
LA THAILANDIA fa marcia indietro mentre intervengono associazioni di peso come Human Rights Watch
Interviene l’Unhcr:
qui c’è una donna da proteggere
La ragazza deve andar libera dove vuole
Ma dove?
Il Canada accetta l’invito e Bangkok, anche se il regno non ha mai firmato la Convenzione sui rifugiati, allarga il sorriso
Tutto si risolve nel giro di poche concitate ore
Con lo smacco della real casa Saud, la soddisfazione della real casa thai e, soprattutto, della povera Rahaf
Un aereo della Korean Air la aspetta in tarda serata venerdì per portarla finalmente ieri tra i freddi ma ospitali e magnanimi lombi di un’altra monarchia, benché parlamentare, che omaggia e rispetta Elisabetta II del Regno Unito
Quello stesso regno che fece grande i Saud e ottenne una seppur indiretta influenza sulla Thailandia pur senza averla mai resa una sua colonia
E' arrivata all'aeroporto di Toronto, proveniente dalla Thailandia, la giovane saudita Rahaf Mohammed al-Qunun, fuggita dalla famiglia in Arabia Saudita, dicendo di temere per la sua vita dopo aver abbandonato l'Islam
I media locali hanno diffuso le immagini della 18enne Rahaf con un cappellino blu dell'Unhcr in testa e una felpa grigia con la scritta 'Canada'
La ragazza è stata accolta in aeroporto dal ministro degli Esteri Chrystia Freeland dopo la decisione di Ottawa di concedere l'asilo alla giovane al centro di un caso internazionale
"Al-Qunun - ha detto il ministro - è una nuova canadese coraggiosa"
La giovane ha vissuto una settimana alquanto difficile e complicata ma ha mostrato una forza d'animo eccezionale dal momento in cui ha deciso di fuggire dalla sua famiglia in Arabia Saudita ed abiurare la religione islamica
Il tutto è nato, secondo il raccolto di Rahal, dal fatto che il padre la voleva obbligare ad un matrimonio contro la sua volontà
La giovane ha rifiutato, ha abbandonato l'Islam e ha corso il rischio di essere imprigionata (in Arabia Saudita l'abiura della religione islamica è un reato punibile con la pena capitale) e poi uccisa dai parenti per aver oltraggiato l'onore della famiglia
E' stata minacciata di morte in modo esplicito dal padre ed ha raccontato anche di aver patito abusi fisici e psicologici
A questo punto temendo fortemente per la sua vita la giovane saudita, sabato scorso, è fuggita dalla casa paterna e si è imbarcata su un aereo della Kuwait Airways, con scalo intermedio di transito in Thailandia, per terminare il suo viaggio in Australia
La questione si è complicata perché l'Ambasciata saudita ha allertato i funzionari della compagnia aerea i quali hanno bloccato Rahal nell'aeroporto di Bangkok
La volevano rimettere su un aereo per rimandarla in Arabia Saudita, su richiesta delle autorità di Riad, e le hanno sequestrato il passaporto
La ragazza, senza perdersi d'animo, è riuscita a barricarsi all'interno dell'hotel dell'Area Transiti dello scalo di Bangkok ed ha cominciato a chieder aiuto tramite Twitter
Da qui è partita la mobilitazione e la solidarietà internazionale tramite social
Rahal è stata messa sotto protezione dell'agenzia dell'Onu per i rifugiati, l'Uhncr anche per l'intervento dell'Ufficio immigrazione della Thailandia il cui direttore, Surachate Hakpark, ha caldeggiato fortemente ed attivamente la soluzione positiva del caso
Le autorità di Bangkok hanno concesso a Rahal un ingresso temporaneo
Alla fine la coraggiosa ragazza è stata imbarcata su un volo della Korean Air via Seoul con destinazione Canada
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