domenica 13 gennaio 2019

Calci e sputi e colpi di testa: quando i calciatori sanno scrivere - Paolo Sollier


Paolo Sollier nasce a Chiomonte, in Val di Susa, il 13 gennaio 1948
I suoi si trasferiscono a Torino, dove Paolo per un breve periodo fa l'operaio turnista alla Fiat di Mirafiori


A Torino si trova bene
La città, per un ragazzo come lui che viene della provincia, è ricca di stimoli
È perciò con qualche apprensione che accetta il trasferimento per disputare il campionato di serie B in quel di Perugia, reduce da alcune stagioni nella Pro Vercelli in terza serie

Da Torino a Perugia ci va in Cinquecento, dieci ore di autostrada
Arrivato in città, i primi giorni si sente smarrito, come uno che sia stato sradicato dalle proprie origini

L’allenatore biancorosso è il leggendario Ilario Castagner, allora un giovane semisconosciuto, agli inizi di una folgorante carriera

Sollier sperimenta la noia della preparazione estiva, che però ha il pregio di rimettere in sesto il fisico intossicato da un mese di vacanza
Il parco giocatori del Perugia sembra un po’ l’armata Brancaleone: 
sono quasi tutti giovani provenienti dalla serie C

 Durante il lungo periodo di ritiro sono naturalmente le ragazze l’argomento principe nelle conversazioni tra calciatori

Sollier è un ribelle, uno che pensa con la propria testa e vive fuori dai consueti schemi
Si considera "un cane sciolto", definizione molto in voga negli anni Settanta negli ambienti della gioventù contestatrice di sinistra

 Ama il calcio giocato,
 ma non gli piace per niente l'ambiente che vi ruota attorno

 Secondo lui il calcio, come è comunemente inteso, favorisce l’individualismo più gretto e una filosofia di vita semplicistica del tipo “fai la tua strada, i tuoi soldi, i tuoi successi, la tua casa, la tua donna”

Presi soltanto dall'attività professionale, i calciatori, almeno per la maggior parte, ignorano i problemi sociali, mancano di spirito critico, prendono per vangelo le verità che propina la televisione, sono qualunquisti

Tra di loro mantengono rapporti talvolta anche piacevoli, ma quasi sempre superficiali

Sollier crede che il mondo del calcio vada profondamente riformato, che i presidenti dei club, mentre si lamentano costantemente per i soldi spesi, facciano in realtà i propri interessi, procurandosi pubblicità semigratuita per le proprie aziende e attività commerciali

Denuncia poi la mancanza in Italia di una vera cultura sportiva. Gli italiani sono sportivi da poltrona, al massimo da gradinata

 Mancano gli impianti, manca l'educazione allo sport
 Non esiste insomma una politica che incoraggi una vera pratica sportiva di massa

A Paolo non piace firmare autografi, non gli piacciono i club di tifosi, gli ultrà, tanta energia e creatività, -egli dice -, male incanalate

Si sente femminista, lo è sempre stato

 Non concepisce la discriminazione tra i sessi

“Lavo i piatti, preparo da mangiare, pulisco in terra, faccio la spesa, vivo da uomo di casa, mi sento il fianco domestico abbastanza al riparo dalle critiche”

Sollier diventa così, per tutto l'ambiente sportivo,
 "il calciatore rosso" oppure "l’intellettuale" o "il militante pallonaro"

Tra gli stessi compagni di squadra, è soprannominato "Mao", oppure "Ocimin"

 Quando scende in campo, barba e capelli lunghi, saluta il pubblico a pugno chiuso

Diventa un personaggio e se uno è un personaggio se ne può scrivere, creare sensazione
 Diventa famoso, più che per le sue qualità di calciatore, perché è politicizzato, perché il pugno chiuso non si era mai visto sui campi di calcio, fa spettacolo, colore

 Per la stampa è “il calciatore ultrarosso”, “il compagno centravanti”, “il pugno sinistro (chiuso) di Dio"

A Perugia Sollier non ingrana subito come calciatore e nemmeno come uomo
Sperimenta una iniziale angosciosa solitudine
Scrive poesie, compra libri

 Gli piace Garzia Marquez
Cassola gli pare invece uno scrittore insulso
Malgrado le sue simpatie vadano all’estrema sinistra, le Brigate rosse non lo entusiasmano

Neanche Castagner lo entusiasma molto: 
“un po’ timido, con quattro idee quadrate in testa neppure troppo complicate”,
 lavora prevalentemente sui muscoli dei giocatori,
 ma non sa lavorare sulla psicologia, specialmente di chi rimane escluso dalla prima squadra

Eppure il Perugia si ritrova inopinatamente, in quella stagione 1974-75, primo nella classifica di serie B

Si è creato magicamente un gruppo affiatato, il cosiddetto “collettivo” di Castagner 
Il tecnico di Vittorio Veneto si risentirà per le affermazioni su di lui contenute nel libro

I due nel tempo si riavvicineranno
 In fondo era stato proprio l'allenatore biancorosso che aveva fortemente voluto Sollier a Perugia, dopo averlo visto giocare con la maglia della Pro Vercelli

Sollier è un rivoluzionario anti-sistema, è contro il conformismo borghese, trova che il Partito Comunista, nella sua smania ecumenica, si sia eccessivamente ammorbidito tanto da diventare il comodo riparo di troppi opportunisti

Aderisce perciò ad Avanguardia Operaia, una delle formazioni più note dell’extrasinistra
 Legge e sostiene il giornale ufficiale della formazione politica, Il Quotidiano dei Lavoratori

Conoscendo le sue simpatie politiche, i dirigenti del Perugia gli promettono di sottoscrivere due abbonamenti al giornale per ogni gol segnato dal centrocampista/centravanti piemontese

Sul versante agonistico, Sollier è consapevole dei propri limiti tecnici e tattici
È un calciatore che punta tutto sulla corsa e sulla combattività

 Scrive:
Continuo a non saper fare gli stop, eppure nel complesso vado bene
Corro
Neutralizzo i piedi di gesso asfissiando chi mi corre dietro

Faccio qualche gol, aiuto la squadra, mi diverto anche
 Per uno che doveva morire in quarta serie è fin troppo

I ritiri, i due giorni in cui si prepara la partita della domenica sono feroci
Per scacciare il tedio i calciatori giocano a carte, guardano la televisione, organizzano scherzi scemi

Compagni con cui Sollier lega particolarmente sono Walter Sabatini (che diventerà "da grande" dirigente della Roma) e Giancarlo “Zumbo” Raffaeli

I rapporti con la stampa sono difficili
Alcuni giornalisti delle maggiori testate nazionali, sportive e non, lo giudicano male, pregiudizialmente, per le sue idee politiche e perché porta i capelli lunghi

Egli, dal canto suo, esprime la sua riprovazione verso il giornalismo sportivo, per la concezione del calcio che trasmette, ridotto, nella stragrande maggioranza dei casi, a campanilismo, pettegolezzo, oppio dei popoli che anestetizza le masse, impedendo alla gente di divenire cosciente dell'alienazione in cui vive, dei problemi sociali, dei propri veri bisogni

Nell'anno del suo esordio nel calcio professionistico, dopo un calo inaspettato, dovuto più che altro alla tensione di dover mantenere il primo posto, il Perugia recupera e conquista la promozione in serie A

Anche con l'apporto di Sollier e dei suoi sette gol su azione

Tra i rinforzi della campagna acquisti estiva arriva a Perugia Walter Novellino, giocatore di un talento calcistico superiore

 Sollier si deve così accontentare di accomodarsi in panchina
Nel prosieguo del campionato, tuttavia, il suo contributo alla squadra diventa prezioso

Gioca praticamente tutte le partite contro le grandi del campionato

Colleziona ventuno presenze e zero gol. O meglio, l'8 febbraio 1976 segna un bel gol a San Siro contro il Milan, "il gol della vita" lo chiama lui, ma gli viene ingiustamente annullato
 Con Sollier rientrato in squadra il Perugia, nella stagione 1975-76, si salva in serie A

 Lo scudetto è del Torino e i grifoni perugini si classificano all'ottavo posto

L’anno dopo, l'eretico centrocampista/centravanti viene ceduto al Rimini

La notizia viene resa nota dai giornali prima che sia comunicata al diretto interessato

 Sollier, cui dispiace essere ceduto, non la prende bene ed entra in aspra polemica con la società
Alla città di Perugia si era affezionato
 È un luogo, ricco di storia, ma ancora a misura d'uomo, in cui gli piaceva vivere

A Rimini Sollier rimane tre stagioni
Ma questa è una storia che va oltre i contenuti del libro
Molti sono i tecnici che si avvicendano sulla panchina dei romagnoli, tra i quali Osvaldo Bagnoli, "l'allenatore operaio", con cui il nostro entra in naturale sintonia e il Mago, Helenio Herrera

L’ex condottiero della Grande Inter, che tutto ha vinto ai massimi livelli, ha fama di avere una personalità forte, rigida e autoritaria

Ebbene, con lui Sollier riesce a intrattenere buoni rapporti
I due diventano persino amici

Terminata la carriera di calciatore, Sollier si dedica ad allenare, più che altro nel calcio semiprofessionistico o dilettantistico
 Non va oltre la C2

Gli scrittori lo chiamano a guidare la loro nazionale, l'Osvaldo Soriano Football Club. Sollier intanto prosegue con coerenza le altre sue attività predilette:
 scrive di calcio, ma non solo, su quotidiani e riviste, pubblica un altro libro (Spogliatoio, edizioni Kaos, 2008), fa politica sostenendo attivamente la lista Tsipras e il movimento no-Tav

Continua tuttavia a presentarsi in maniera semplice, come ha sempre fatto, sconfessando l'aura di personaggio che i media gli hanno cucito addosso

Il libro Calci e sputi e colpi di testa, non a caso periodicamente ristampato, restituisce il clima sociale e culturale degli anni Settanta:
 i viaggi, l’autostop, “il portare avanti un discorso”, gli scontri non solo ideologici, ma anche purtroppo fisici e violenti tra fazioni politiche avverse, l'autocoscienza, il personale che è politico, l’immaginazione al potere, la liberazione sessuale, la voglia di cambiamento, di uscire dal chiuso della famiglia e della coppia, il reinventarsi quotidianamente, la rivoluzione capillare in ogni ambito dell’esistenza come unica soluzione praticabile per liberarsi di un sistema marcio

Una sorta di piccolo documento storico a memoria delle future generazioni




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