Nel mondo moderno demitizzato e ormai disarmonico nel quale viviamo, è rimasto ben poco spazio alla “religione del conoscere”, intesa come elevazione della coscienza individuale. L’uomo egoista e distruttore, che non fa più riferimento ad un ordine naturale, dedito solo ad ottenere potere e beni materiali, ha finito col perdere la propria identità e si è sempre più allontanato dal sovrannaturale. Nonostante la folle mania di possesso e di devastazione dei primitivi uomini cattolici ed occidentali, non si è riusciti a sopprimere totalmente i popoli dediti al culto della Natura.
Questi ultimi sono riusciti a sopravvivere anche se si trovano oggi in un periodo di crisi e di decadenza, e riuscire a resistere allo tsunami decivilizzatore dei padroni del mondo è un’impresa davvero molto ardua. Il culto della conoscenza del quale parliamo è lo Sciamanesimo. Tale rito nasce fin dalla notte dei tempi, è una pratica ed un’ideologia presente in tutto il mondo, è un archetipo collettivo, impresso nel nostro DNA. Lo sciamano non ha limiti, sfugge a tutte le leggi di quest’universo e viaggia in piena e profonda consapevolezza nelle dimensioni sottili. Sembrerà strano accostare due mondi apparentemente così diversi: quello dei Popoli di Natura (dell’emisfero destro del cervello, intuitivi ed emozionali) e quello della musica classica, in questo caso di Richard Wagner. In verità, la volontà di allargare le percezioni della realtà, di andare oltre l’apparenza ingannevole, di riunire tutte le proprie conoscenze, è propria tanto dello sciamano, quanto del compositore lipsiense. Entrambi si servono dell’arte suprema che affascina e conquista gli animi di tutto il mondo, da sempre: la Musica. Se, come afferma Joseph Campbell, lo sciamanesimo è l’origine di tutte le religioni della Terra, risalente addirittura a 600 mila anni fa, Der Ring des Nibelungen appare come l’opera cardine dell’intera civiltà occidentale. Perché Wagner si propose un’operazione culturale di sì vasta portata? La risposta è nell’etimologia della parola sciamanesimo e nella sua visione del mondo. Nella prima, infatti, è insito il concetto di costruzione dell’Homo Sapiens Sapiens (Figli di Enki Samael, Il Drago di Saggezza). Nella seconda ritroviamo la ricerca di unità nell’organismo cosmico. Dopo tale premessa, la naturale conseguenza consiste nel fatto che il compositore tedesco è un vero e proprio sciamano sia nel suo modo di pensare, sia nella sua concezione storica e nella sua arte. Per quanto attiene al primo aspetto, il musicista ha sempre manifestato la volontà di scardinare la falsa realtà nella quale siamo immersi. Dall’eroe Tristano al Dio Wotan, un unico intento li anima: la ricerca della fine, intesa come superamento della Matrix. In effetti, questa non è nient’altro che la proiezione olografica in miriadi di oggetti, tutti derivanti da un’unica formula originaria: il suono. Ecco perché Tristano si lascia morire, Wotan aspira al “crepuscolo” e Brünnhilde si trasfigura sul Fuoco sacro di Siegfried, giacché solo nel travalicamento della fisicità corporea possiamo riconquistare l’unità perduta: siamo neuroni di un unico cervello. Era quindi necessario per Wagner recuperare l’unione delle arti, quando musica, scena, danza, canto e parola costituivano un tutt’uno. Il musicista tedesco non solo ritrova metafore, simboli e rituali sciamanici esistiti sin dalla notte dei tempi, ma addirittura è tutta la sua metodologia compositiva una vera e propria operazione sciamanica. Ma per fare questo, il nostro autore doveva separarsi completamente dal malcostume operistico ottocentesco, laddove esisteva la musica da una parte e il librettista dall’altro, e così via, lo scenografo, l’architetto... Come ebbe ad osservare Oswald Spengler nel famoso libro Il tramonto dell’Occidente, la nostra fine è vicina, poiché abbiamo diviso l’uomo dall’uomo e dall’animale, l’uomo dall’universo e dalla natura e le varie arti tra loro in infiniti frammenti impazziti che non hanno più alcun senso. In particolare nell’opera L’Anello del Nibelungo sono presenti molteplici punti di contatto tra la Tetralogia wagneriana e la civiltà sciamanica. Tra questi citiamo: la tripartizione dell’universo in Terra di Mezzo, Mondo Superiore e Submondo; le iniziazioni (quella di Wotan, appeso all’Yggdrasil per Nove Notti, di Brünnhilde addormentata all’interno del cerchio di fuoco, e di Siegfried che uccide il Drago e attraversa le fiamme che custodiscono la Walkiria). Inoltre, ricordiamo gli animali totemici (il Cavallo ad otto Gambe, i Corvi, il Lupo), i simboli sacri (Arcobaleno, Fuoco, Montagna, Albero Cosmico). La musica dello sciamano – dunque – dà vita a dimensioni lontane, nascoste, risveglia le coscienze, è forza vibrante in grado di riarmonizzare l’Universo, è la via della Rigenerazione.
Il libro Sciamenesimo e Rigenerazione e' disponibile su Macrolibrarsi e Il Giardino dei Libri
Questi ultimi sono riusciti a sopravvivere anche se si trovano oggi in un periodo di crisi e di decadenza, e riuscire a resistere allo tsunami decivilizzatore dei padroni del mondo è un’impresa davvero molto ardua. Il culto della conoscenza del quale parliamo è lo Sciamanesimo. Tale rito nasce fin dalla notte dei tempi, è una pratica ed un’ideologia presente in tutto il mondo, è un archetipo collettivo, impresso nel nostro DNA. Lo sciamano non ha limiti, sfugge a tutte le leggi di quest’universo e viaggia in piena e profonda consapevolezza nelle dimensioni sottili. Sembrerà strano accostare due mondi apparentemente così diversi: quello dei Popoli di Natura (dell’emisfero destro del cervello, intuitivi ed emozionali) e quello della musica classica, in questo caso di Richard Wagner. In verità, la volontà di allargare le percezioni della realtà, di andare oltre l’apparenza ingannevole, di riunire tutte le proprie conoscenze, è propria tanto dello sciamano, quanto del compositore lipsiense. Entrambi si servono dell’arte suprema che affascina e conquista gli animi di tutto il mondo, da sempre: la Musica. Se, come afferma Joseph Campbell, lo sciamanesimo è l’origine di tutte le religioni della Terra, risalente addirittura a 600 mila anni fa, Der Ring des Nibelungen appare come l’opera cardine dell’intera civiltà occidentale. Perché Wagner si propose un’operazione culturale di sì vasta portata? La risposta è nell’etimologia della parola sciamanesimo e nella sua visione del mondo. Nella prima, infatti, è insito il concetto di costruzione dell’Homo Sapiens Sapiens (Figli di Enki Samael, Il Drago di Saggezza). Nella seconda ritroviamo la ricerca di unità nell’organismo cosmico. Dopo tale premessa, la naturale conseguenza consiste nel fatto che il compositore tedesco è un vero e proprio sciamano sia nel suo modo di pensare, sia nella sua concezione storica e nella sua arte. Per quanto attiene al primo aspetto, il musicista ha sempre manifestato la volontà di scardinare la falsa realtà nella quale siamo immersi. Dall’eroe Tristano al Dio Wotan, un unico intento li anima: la ricerca della fine, intesa come superamento della Matrix. In effetti, questa non è nient’altro che la proiezione olografica in miriadi di oggetti, tutti derivanti da un’unica formula originaria: il suono. Ecco perché Tristano si lascia morire, Wotan aspira al “crepuscolo” e Brünnhilde si trasfigura sul Fuoco sacro di Siegfried, giacché solo nel travalicamento della fisicità corporea possiamo riconquistare l’unità perduta: siamo neuroni di un unico cervello. Era quindi necessario per Wagner recuperare l’unione delle arti, quando musica, scena, danza, canto e parola costituivano un tutt’uno. Il musicista tedesco non solo ritrova metafore, simboli e rituali sciamanici esistiti sin dalla notte dei tempi, ma addirittura è tutta la sua metodologia compositiva una vera e propria operazione sciamanica. Ma per fare questo, il nostro autore doveva separarsi completamente dal malcostume operistico ottocentesco, laddove esisteva la musica da una parte e il librettista dall’altro, e così via, lo scenografo, l’architetto... Come ebbe ad osservare Oswald Spengler nel famoso libro Il tramonto dell’Occidente, la nostra fine è vicina, poiché abbiamo diviso l’uomo dall’uomo e dall’animale, l’uomo dall’universo e dalla natura e le varie arti tra loro in infiniti frammenti impazziti che non hanno più alcun senso. In particolare nell’opera L’Anello del Nibelungo sono presenti molteplici punti di contatto tra la Tetralogia wagneriana e la civiltà sciamanica. Tra questi citiamo: la tripartizione dell’universo in Terra di Mezzo, Mondo Superiore e Submondo; le iniziazioni (quella di Wotan, appeso all’Yggdrasil per Nove Notti, di Brünnhilde addormentata all’interno del cerchio di fuoco, e di Siegfried che uccide il Drago e attraversa le fiamme che custodiscono la Walkiria). Inoltre, ricordiamo gli animali totemici (il Cavallo ad otto Gambe, i Corvi, il Lupo), i simboli sacri (Arcobaleno, Fuoco, Montagna, Albero Cosmico). La musica dello sciamano – dunque – dà vita a dimensioni lontane, nascoste, risveglia le coscienze, è forza vibrante in grado di riarmonizzare l’Universo, è la via della Rigenerazione.
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