martedì 25 giugno 2013

IL SUFISMO,BASE LUMINOSA DELLA CIVILTA’ ARABA


di Fabio Duranti

Ad un occidentale, cosa viene in mente se si parla del mondo arabo?
Naturalmente l’intolleranza, il fanatismo e il temuto integralismo. Cosa in fondo giustissima, dato che attualmente i paesi arabi sono fanaticamente propensi a credere di essere gli unici detentori della verità,  atteggiamento del tutto simile questo però,  anche   nei  cosiddetti popoli cristiani.. ma quanti europei  e americani hanno approfondito un pochino la meravigliosa cultura medioevale dell’islam?
Il sufismo,  sviluppatosi massimamente più o meno in tale epoca, rappresenta in realtà la spina  dorsale non solo del medio oriente, ma di tutta la civiltà araba. Figure quali Rumi o  Attar di Nishapur, rappresentano meravigliosamente quel patrimonio sapienziale tipico di ogni nazione ed epoca, denominato a volte come “filosofia perenne”. Brevemente citiamo un altro colosso della spiritualità dei sufi, Omar Khayyam che nelle sue famose quartine afferma con enfasi che "non teme più nessun inferno e non aspira  più a nessun posto in qualsivoglia paradiso perché l’unico scopo della sua vita è bere il vino abbracciato alla sua bella dai riccioli d’oro". In apparenza sembrerebbe solo un’affermazione , come dire , mondana, ma dietro questa similitudine, il saggio sufi indica ai contemporanei ed anche a noi posteri moderni, che il sufi pienamente realizzato, non fa altro che bere  totalmente dalla coppa del cuore desto, e  beve solamente  quel liquore energetico e  frizzante dello spirito infuocato , verace ed unico elisir  di lunga vita. Ciò è da lui fatto mentre è abbracciato alla sua anima risvegliata, una  dolce figura femminile dalla capigliatura  simbolicamente colorata con lo splendore dell’oro. Ubriaco in quanto “folle di Dio",  il sufi danza le sarabande dionisiache non temendo più nessun inferno, ma anche non aspirando neanche più alle gioie dei paradisi in cui vivono le leggendarie hurì, quegli esseri incredibilmente seducenti che fanno innamorare  ogni asceta viandante.
Siamo in grado, noi cercatori moderni del  senso  delle cose e  del sacro, di non aspirare più a nessun livello energetico paradisiaco possibile, dopo aver totalmente abbandonato l’inferno interiore del nostro egocentrismo? Spetta ad ognuno di noi porsi tale domanda, poiché la taverna interiore dove  Khayyam conobbe la bella dai riccioli d’oro e dove il suo cuore mesceva incessante effluvi divini di vino spirituale, non è così facile da  raggiungere, soprattutto se ancora fuggiamo l’introspezione interna e temiamo così di guardare in faccia l’inferno in noi stessi… o se ancora aspiriamo alle gioie  che il paradiso del nostro autocompiacimento ci possono donare. 




Gamal Spiritual Healer parte 1


Gamal Spiritual Healer parte 2

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