martedì 11 novembre 2014

Campania: rifiuti tossici scoperti in un campo di pomodori DOP

Gli uomini del Corpo Forestale dello Stato hanno scoperto dei rifiuti tossici nel Parco Nazionale del Vesuvio. Le scorie erano state seppellite ad un metro di profondità, in un terreno agricolo su cui si coltivavano i pomodorini DOP. La Forestale è intervenuta solo dopo la denuncia di un prete di Ercolano, Marco Ricci, che era venuta a conoscenza dei fatti grazie alla confessione di un contadino della frazione di San Vito. L’uomo ha detto a don Ricci che sapeva dove erano stati sepolti numerosi fusti, in un campo coltivato vicino alla discarica. Proprio in questa zona si producono i pomodorini DOP “del piennolo”,
un ottimo vino rosso corposo e diversi tipi di frutta come albicocche, nocciole, limoni, pesche.

L’anziano contadino aveva raccontato al prete di Ercolano, riporta il Corriere del Mezzogiorno, di aver visto i camion “una notte di tanti anni fa, mentre arrancavano in salita con il loro carico di fusti lungo via della Barcaiola” e poi i fusti erano stati sepolti in un campo coltivato a pomodori (DOP). L’uomo, intimorito, è rimasto in silenzio per anni, fino a quando, pochi mesi fa, si è recato da don Ricci e ha rivelato la presenza di rifiuti tossici sotto i campi coltivati a pomodori. Il prete ha spiegato che “non era un malvivente, ma solo un uomo anziano che ha aperto il suo cuore e ha raccontato la verità“, aggiungendo che “per fortuna adesso c’è chi si fa avanti per denunciare. In canonica qualche settimana fa mi hanno lasciato una piantina del territorio con l’indicazione “scavate qua”.“. Così gli agenti della Guardia Forestale hanno iniziato a perlustrare la zona, dove stavano già effettuando ricerche da mesi ed erano stati già rinvenuti cinquanta fusti arrugginiti, amianto, pneumatici, bidoni e veleni. Alla fine, si legge sul Corriere, i forestali hanno setacciato un campo di pomodorini e lì hanno trovato dei fusti da cui “colava un liquido bituminoso, nerastro e puzzolente di catrame“. Roberto Frusso del Corriere del Mezzogiorno racconta che “i guanti di Teresa a contatto con la fanghiglia nera si sono corrosi quasi subito e nel giro di un’ora ha dovuto cambiarli tre volte. Nonostante le mascherine antinquinamento la puzza è divenuta insopportabile e gli occhi dei presenti hanno cominciano a bruciare”
Uno studio ha rilevato che nella frazione di San Vito, dove vive l’anziano contadino, due famiglie su tre annoverano un malato di cancro.

http://www.lafucina.it/2014/11/10/rifiuti-tossici/

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